La «ragazza di campagna» ci parla dei quattro anni trascorsi lontano di Remo Lugli

La «ragazza di campagna» ci parla dei quattro anni trascorsi lontano Sereno colloquio nella enne dtl VogHem La «ragazza di campagna» ci parla dei quattro anni trascorsi lontano Angela Bertelegni, semplice e graziosa, si è finalmente decisa a confidarsi : « Ho studiato da sola su tanti libri ed ho imparato a dipingere» - Come guadagnava il denaro per vivere? - «Fulvio Parri ed io ci amiamo. E' lui che mi ha sostenuta finanziariamente. Lo aspetterò anche se so che n (Dal nostro inviato speciale) Voghera, 29 agosto. Abbiamo parlato con la ventenne Angela Bertelegni, la ragazza di Schizzala di Borgo Priolo che è stata rilasciata ieri in libertà provvisoria. Era stata arrestata sabato notte, al suo arrivo a Milano, sotto l'imputazione di falsa o reticente testimonianza perché non voleva ammettere di essere stata indotta alla fuga, quattro anni fa, da Fulvio Parri, di 40 anni, anche lui arrestato in questi giorni per plagio, cioè perché sottopose lei al proprio potere. Dal momento del suo ritorno Angela non aveva voluto parlare con nessuno dei quattro anni trascorsi lontano dalla famiglia: si era chiusa in un mutismo assoluto, prima con i genitori che erano ad attenderla alla questura di Milano, poi con il dott. Caracciolo capo della Mobile milanese che l'aveva rintracciata, e infine con il magistrato. I giornalisti non li voleva nemmeno vedere e ieri, dopo che è tornata nel cascinale dei genitori, ha fatto sbarrare le porte. Il padre. Emilio Bertelegni, 52 anni, contadino, cacciatore, alto e robusto, sapeva fare buona guardia per mantenerla tranquilla. Anche oggi alle 13, quando siamo arrivati nel cortile della cascina, erano sbarrate porte e finestre. Fuori c'era Carlo, il fratello di Angela: « Il babbo è a dormire — ci ha detto —, la mamma e Angela sono in casa, ma non vogliono ricevere nessuno ». Abbiamo insistito facendo presente che sua sorella non aveva nulla da guadagnare a mantenere un mistero così impenetrabile sul sud passato: il buio avrebbe potuto far nascere sospetti, ingenerare equivoci. Il mestiere che esercitiamo esige caparbietà, quindi la nostra insistenza si è protratta a lungo. Ogni tanto Carlo Bertelegni entrava, andava a riportare il nostro punto di vista e a rinnovare la richiesta, poi tornava fuori a dire di no. Infine, alle 14, il consenso: può entrare soltanto il giornalista, il fotografo no. Eccoci, dunque, nel salotto di questa casa di campagna, di fronte alla misteriosa Angela Bertelegni, ventenne (i 21 li compie in dicembre), bella, bruna, occhi grandi, priva di trucco, semplice e graziosa. La prima impressione è che sia una ragazza per bene e il colloquio rafforza tale sensazione. La. condizione fondamentale è quella di non fare domande sui famosi 4 anni, dal 23 febbraio '64, il giorno della fuga, a sabato scorso. D'accordo, non parliamone. Ma come si fa a cancellare di colpo, a scavalcare la quinta parte dì una vita? Proviamo, ma senza volere si scivola sempre in discorsi che implicano una parola su questo passato. Parliamo della pittura, visto che nell'ufficio della «Mobile», a Milano, subito dopo l'incontro con i genitori, Angela disse alla madre: « Sai, dipingo, ho anche un quadro nella valigia». Un argomento appassionante per la ragazza: « Ho incominciato a dipingere nel marzo '65, prima con un carboncino, poi con l'acquarello e infine a olio. I primi soggetti erano i paesaggi, quindi sono passata al ritratto, poi all'astrattismo e, infine, al surrealismo, che manifesta immagini figurative. E' evidente che sono ancora in fase di evoluzione: tre o quattro anni in pittura sono ben poco e poi io sono ancora giovane ». Continua a parlare e ad esprimere giudizi assennati sull'arte (« Il figurativo è scaduto, non ha più ragione d'essere ora che lo si può fare premendo il pulsante di una macchina fotografica, il surrealismo invece consente espressioni psicologiche e sociologiche, permette in altre parole di parlare un proprio linguaggio»). Le sue parole sono sempre appropriate, l'italiano è puro, pronunciato con un accento marchigiano. Le chiediamo come ha fatto a imparare tante cose: « Ho studiato, da sola, su tanti libri, incominciando dai classici, ho letto volumi sulla storia dell'arte e sulla storia del- l'umanità, e romanzi, ho svol-1 to centinaia di temi. Studiavo e dipingevo, sempre ». « I libri costano, anche i colori e le tele. Come guadagnava il denaro per queste cose e per vivere? >• t Già — risponde Angela - non si può proprio fare a meno di toccare certi argomenti. Lei sa di Fulvio Parri, vero? Bene, è sempre stato lui a sostenermi finanziariamente. Ora lei ha già capito tutto. Io lo amo, lui mi ama, io sono disposta ad aspettarlo anche se dovesse stare in prigione quindici anni. Lo so che non possiamo sposarci: lui sbagliò, si separò dalla moglie poco dopo il viaggio di nozze. I nostri rapporti sono di attesa reciproca, ci amiamo e ci basta questo ». Una pausa, e poi: « Vede dove portano questi discorsi? A dire cose che nemmeno i miei conoscono. Non mi chieda che cosa farò adesso, se starò qui, se me ne andrò. Non potrei rispondere. Io comunque lasciai questa casa non perché non volessi bene ai miei, ma perché non mi piaceva la vita della contadina (a proposito, non tornate a mettere nel titolo "la contadinella", è cosi retorico); volevo modificare la mia vita, seguire un concetto più intellettuale ». La vena delle confidenze è abbastanza generosa. Angela si sofferma col discorso sui quattro anni, che ha trascorso a Porto S. Giorgio, sotto falso nome per non essere riconosciuta. Poi torna a parlare della sua pittura, ci mostra il quadro che aveva portato in valìgia. S'intitola « Sensitività del pudore » Raffigura una mano che esce da un fondale nebuloso e sullo sfondo è dipinta una bocca di donna di colore azzurro-viola. « Il pudore è voluto dice se non ci fosse il pudore non esisterebbe nemmeno l'erotismo ». Il suo surrealismo spesso concentra l'attenzione su particolari ingigantiti: «Un dipinto intitolato "Fame nel mondo" raffigura una mano che raccoglie su un terreno rossastro qualcosa, un avanzo, e nell'angolo alto di sinistra un occhio guarda con indifferenza. L'espressione sociologica mi piace e la sfrutto parecchio nei miei quadri». E' ora dì parlare della fo¬ tografia: « Bene, — dice Angela —, facciamo pure entrare il fotografo, ma che non usi il flash: le foto vengono così piatte e spiritate con il lampo ». Il fotografo entra, ma un minuto dopo, entra in salotto anche il padre di Angela che nel frattempo s'è alzato. Si mette a urie? e a bestemmiare, non vuole che si facciano fotografie in casa sua. Angela guarda lui e noi con occhi sbarrati dallo stupore e scuote la testa. Remo Lugli La ventenne Angela Bertelegni, accanto al padre, dopo il ritorno alla cascina nella campagna presso Voghera

Persone citate: Angela Bertelegni, Carlo Bertelegni, Emilio Bertelegni, Fulvio Parri

Luoghi citati: Borgo Priolo, Milano, Voghera