«491» di Vilgot Sjòman

«491» di Vilgot Sjòman SULLO SCHERMO «491» di Vilgot Sjòman XI polemico regista svedese racconta la storia di sei ragazzi traviati, vittime di educatoti più sciagurati di loro - « Trafficanti del piacere » : guerra di spie - « Tutti cadranno in trappola » : movimentato giallo politico •.(Romano) — Vilgot Sjò-. man, il regista del film svedese QuaUrocentonòvanta più uno (in originale « 491 »), fa da alcuni anni parlare di sé come autore di opere tra le più « scandalose » del cinema scandinavo. Di esse si occuparono a varie, riprese le cronache da Stoccolma,' a.proposito non solo di « 491 », ma anche di « Klànningen », « Syskonbadd 1782 » e, soprattutto, di « Jag ar nyfiken-gul », che è il discusso e proibitissimo, nella versione integrale. Io sono curioso giallo. Dopo lunga attesa, dal 1964 a- oggi, la nostra censura, con l'obbligo di « alleggerimenti '»; a scene e battute, ha ora concesso il nulla .osta a « 491 », bianco e nero derivato da. un romanzo di Lars Goarling e da questo sceneggiato. Il film,, senza falsi pudori e-con l'accanito proposito d'ignorare i. falsi ottimismi, fa opera di denuncia contro certe istituzioni assistenziali di giovani traviati. Esso mostra senza infingimenti, attraverso' un i caso-limite polemicamente- di-, latato, le carenze d'un singo-' lare sistema pedagogico che mira a trarre .dai normali riformatori i barabba più .incalliti per raccoglierli in « gruppi » sistemati ih case | private. La vicenda si fissa su sei ragazzi tra i 14 e 18 anni, che vengono ospitati in piena e ribelle libertà nell'alloggio dell'assistente sociale, incaricato, dalla direzione del carcere giovanile, di sorvegliarli e soprattutto di capirli: cosi da istradarli, con l'aiuto della terapia più idonea, sulla difficile via del loro progressivo recupero. Ma gli adulti che dovrebbero correggere i sei giovani sciagurati sono, in effetto, più sciagurati ancora. L'assistente è un abulico smidollato e tentennante, schiavo di una perpetua paura, debole con se stesso prima ancora cìie con i ragazzi a lui affidati, 1^ quali lo ricattano e terrorizzano di1 continuo. Il vecchio direttore, dal quale costui dipendè, è addirittura un mellifluo repugnante individuo che coltiva, sotto un'ipocrita vernice d'irreprensibilità, amicizie particolari. L'esperimento di rieducazione « non collettiva » fallisce: e si pensa che sia una conclusione deliberatamente fallimentare, cosi prospettata allo scoro d'agganciarvi un generico, pretestuoso e pessimistico j'accuse ^Jla società in genere e a quella scandinava ini particolare. Sotto il profilo, cinematografico, il film rivela nel suo regista una personalità discontinua: a tratti asciutta e vigorosa, in altri momenti con inclinazioni al melo. Non sempre egli mostra di saper selezionare e concentrare la materia propostagli dalla sceneggiatura, e d'altra parte l'aggressivo furore polemico gli impedisce di graduare con il dovuto rigore gli effetti. Se nella prima metà di « 491 » si eccede in discorsi pedagogici, e in esemplificazioni ad hoc (che forse hanno stancato coloro che s'aspettavano un'opera soltanto scabrosa), nella seconda si lascia via libera all'esercitazione romanzesca. Qui il film s'appoggia su episodi di crudo verismo da bassifondi, che il censore (specie nelle insistite scene con la prostituta) ha fatto bene ad attenuare. Anche così edulcorato, «491» è sempre dì un'aspra efficacia sottolineata da interpreti tutti aderentissimi. La risentita esposizione del male che Sjòman dà — e che all'epilogo si concreta nella tragica fine d'uno dei ragazzi — è di quelle che lasciano il segno nello spettatore. * * (Metropol) — Che cosa non hanno ancora fatto gli agenti segreti per mascherarsi e portare vittoriosamente a termine la loro opera? Il film anglo-americano Trafficanti del piacere ci offre l'originale travestimento di uno degli emuli di 007: finge di possedere ricco materiale pornografico per entrare in contatto con un amatore del genere, il duro Hammerhead, implicato in un ben più grave scambio di documenti segreti. E' la solita altalena di colpi di scena, stavolta a colori, sulla balneare cornice del Portogallo. Donne ingenue ma coraggiose, tenutarie di ambigui club dal cuore d'oro, attori falliti capaci per denaro di sostituirsi a chiunque, sempliciotti travolti nel gran gioco dello spionaggio internazionale: tutti hanno il loro gran momento, finché il protagonista risolve la situazione balzando fuori da una bara dove l'avevano rinchiuso con la sua ragazza. Non si muore di noia e non si giunge ai mediocri livelli di consimili pellicole italiane, ma la regìa di David Miller non è certo brillante. * ★ (Corso) — Il movimentato giallo dal profetico titolo Tutti cadranno in trappola prende l'avvìo dall'uccisione di alcuni marinai profughi da un paese comunista. Siamo in California, dove contemporaneamente è scoppiato uno scandalo di banconote false. I due casi sembrano collegati ed è logico che la questione venga affidata ad un agente dell'FBI. Si spaccia per killer ma al momento buono saprà puntare la carabina sui cattivi anziché sui buoni. Non avrà nemmeno tempo di concedersi una parentesi sentimentale, perché il giorno dopo lo attende un altro impegno « impossibile ». Protagonista Jack Lord, vagamente pensoso; la biondina di turno è Shirley Knight; regista Joseph Leytes, vice

Persone citate: David Miller, Jack Lord, Joseph Leytes, Lars Goarling, Shirley Knight

Luoghi citati: California, Portogallo, Stoccolma