I comunisti italiani confermano il dissenso dall'azione sovietica di Michele Tito

I comunisti italiani confermano il dissenso dall'azione sovietica '* Ogni JPaejsre Mia diritto ail'iaatìinsMtliBxaxa „ I comunisti italiani confermano il dissenso dall'azione sovietica Un comunicato della direzione dd pei chiede che le truppe russe e degli altri quattro Paesi siano ritirate dalla Cecoslovacchia ed anche che sia liberato Dubcek - Il documento; tuttavia, difende «il patrimonio storico delle conquiste so» vietiche » - Inoltre polemizza « con le forze reazionarie che tenterebbero di usare dì Praga per speculare sul socialismo » (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 agosto. La direzione comunista ha confermato e fatto propria la posizione assunta l'altro ieri dall'ufficio politico del partito sulla questione cecoslovacca. Si temeva un ritorno a una maggior prudenza, sull'esempio di ciò che alcuni, attribuiscono al partito comunista francese. Il documento approvato testimonia invece del contrario e contiene passaggi che suonano di polemica implicita -con. le possibili esitazioni di altri partiti e con le argomentazioni tlella Pravda. Nella sua parte più importante, il lungo documento dice: «La direzione approva pienamente il comunicato dell'ufficio politico e le dichiarazioni del compagno Lungo sugli avvenimenti cecoslovaccUl e ribadisce il suo grave dissenso e la sua riprovazione per l'intervento militare dell'Urss e degli altri quattro paesi del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, non potendosi in nessun caso ammettere violazioni dell'indi-, pendenza di oani Stato. La direzione del pei ritiene indispensabile ed urgente che i partiti comunisti ed i governi dei cinque paesi intervenuti accolgano le richieste avanzate dal governo e dal partito comunista cecoslovacchi affinché si proceda al ritiro delle truppe. Si consenta agli organismi legali, democraticamente-filetti; dello Stato e del partito di riprendere to' loro attività, si assicuri al compagno Dubcek e agli altri dirigenti cecoslovacchi la possibilità di svolgere liberamente la loro opera ». Il documento prosegue: « Solo in tal caso si può giungere rapidamente ad una soluzione politica, che eviti Ulteriori drammatici aggravamenti della situazione in- Cecoslovacchia e più. gravi lacerazioni del movimento comunista e democratico internazionale ». Il pei — dice sempre il documento — assume queste posizioni ritenendo suo dovere favorire «nuoci rapporti tra le forze comuniste rivoluzionarie, fondati sui principi del pieno rispetto dell'indipendenza di ogni paese e dell'autonomia di ogni partito e della ricerca di vie diverse per la conquista e la costruzione del socialismo ». Nella sua seconda parte il documento polemizza con le « forze reazionarie » che tenterebbero di usare della Cecoslovacchia per speculare contro il socialismo, difende il « patrimonio storico » delle conquiste sovietiche, deplora il rinvio della firma del trattato di non proliferazione, invoca il superamento dei blocchi e afferma che in questo momento è indispensabile il massimo sforzo di avvicinamento e di intesa tra tutte le forze di sinistra, «anche attraverso una comune ricerca sui grandi problemi del rinnovamento dell'unità del movimento operaio italiano e internazionale, e dello sviluppo della lotta democratica e socialista in Italia e nell'Occidente europeo ». E' questo il tema che certamente dominerà il Comitato Centrale, anticipato a martedì. Per quel che si può sapere, il dibattito di oggi è stato diviso in due tempi: dapprima Longo e gli altri esponenti comunisti che credevano di disporre dì qualche infor inazione sugli avvenimenti hanno riferito alla direzione ed era visibile lo sforzo d trovare una spiegazione ac cettabile a ciò che è accadu to: come i sovietici abbiano commesso un così grave er rore rimane anche per i co munisti italiani un mistero Poi, vi è stata la discussione vera e propria, che si è svi luppata mentre giungevano lt notizie del viaggio di Svobn da a Mosca e di possibili trat tative tra cèchi e sovietici Sorgeva un problema tattico e di opportunità, quello del rischio di trovarsi troppo esposti nel caso di una soluzione di compromesso accettata dai cecoslovacchi. Da qualche parte isolata era giunto anche l'avvertimento a tener conto della necessità di non far apparire indeboliti i legamf con lUnione Sovietica e a non ignorare che i comunisti francesi insistono adesso sui pericoli di «controrivoluzione » emersi in Cecoslovacchia. Un partito comunista, veniva detto, non può non badare ai Jegami e alle stesse servitù imposte daU'internazionalfsmo socialista. E' invece prevalsa, a quel che pare, la necessità di affermare il principio dell'indipendenza, dell'autonomia degli Stati e del partiti. In questo senso, 11 documento è più duro nei confronti dell'Unione Sovietica di quanto la lettera delle parole non faccia apparire. Va riconosciuto che 11 pel affronta, su questa linea, anche dei rischi. Specialmente affermando che la crisi può essere risolta soltanto con il ritiro delle truppe dalla Cecoslovacchia e il ritorno al potere di Dubcek. Ve in questa presa di posizione un aspetto negativo: i comunisti italiani hanno probabilmente perduto la speranza di poter in qualche modo influire sui sovietici e sugli avvenimenti; la loro autorità, una volta grandissima, è molto ridotta. Sentendosi privati di capacità di manovra efficace nel mondo comunista, preferiscono forse assumere la posizione più avanzata nella difesa dei principi che furono formulati nel memoriale di Yalta. Senza dubbio il pei cerca una caratterizzazione nuova, in Italia e nei rapporti con gli altri partiti comunisti. V'è la convinzione che al Cremlino esista un forte dissidio e che l'invasione della Cecoslovacchia sia un episodio determinato dall'intransigenza della Germania Orientale. Sulla base di questa convinzione i comunisti italiani •>ono certi di poter mantenere ancora i loro legami col sistema comunista «nell'uguaglianza e nell'autonomia ». In tal caso, la presa di posizione odierna segnerebbe soltanto una tappa in un lungo cammino. Ma se le certezze e le previsioni della direzione risultassero illusorie, la < via » del pei diverrebbe difIcilissima. Intanto diventa putissimo il problema della democrazia interna del partito. Michele Tito

Persone citate: Dubcek, Longo