L'impavida sfida agli invasori

L'impavida sfida agli invasori L'impavida sfida agli invasori Praga, 22 agosto. La Cecoslovacchia non si piega. L'intero paese è occupato dai carri armati sovietici, i capi sono tenuti prigionieri dai russi in località segrete, Praga è in stato dì assedio, ad una ad una le voci libere vengono soffocate: Ma il popolo coraggioso, stretto intorno ai capi che gli rimangono, continua a te¬ nere testa con fierezza all'invasore. Stamane in una fabbrica alla periferia della capitale, si è riunito clandestinamente il Congresso straordinario del partito comunista, convocato ieri d'urgenza subito dopo che i primi reparti sovietici avevano incominciato a entrare in Cecoslovacchia; Vi partecipavano 1100 dele¬ gati su 1500, quanti erano riusciti a sfuggire all'arresto da parte dei russi. Alla fine della riunione, il massimo organismo politico del paese ha lanciato un ultimatum agli invasori: entro 24 ore, tutte le truppe straniere dovranno essere ritirate dal territorio cecoslovacco e i capi imprigionati dovranno essere rimessi in li¬ bertà. «Se tale richiesta non sarà accolta — dice l'ultimatum — uno sciopero generale a tempo indeterminato sarà proclamato in tutta la Cecoslovacchia a partire dalle ore 12 di domani ». Questo ultimatum e l'impavida risposta di Praga all'intimazione dei russi ai capi cecoslovacchi di dimettersi e consentire la costituzione di un nuovo governo solidale con gli invasori (Mosca vorrebbe in tal modo dare una parvenza di legalità al suo brutale intervento). Il comandante in capo delle truppe di occupazione, il generale sovietico Pavlovski (vice ministro della Difesa dell'Urss), ha trasmesso l'ordine ultimativo ai pochi rappresentanti del governo legale che sono ancora in libertà. Entro le prossime ore (non si conosce il termine, ma si sa che deve essere a brevissima scadenza) dovrà esserci il nuovo governo, altrimenti le truppe di occupazione lo costituiranno d'autorità. Per compiere questa operazione, Mosca si serve dei soli sette membri del Comitato Centrale (su 110) che hanno accettato di collaborare con gli invasori. Fra i collaborazionisti ci sono Kolder, Indra, Mastek e Bilak, che hanno firmato un appello alla popolazione per un « ritorno alla legalità » attraverso un pieno appoggio alle truppe dei « paesi fratelli » che sono entrate in Cecoslovacchia per stroncare la controrivoluzione. La risposta ufficiale delle autorità è venuta con Tultimatum del Congresso straordinario dei partito; ma anche la popolazione ha già espresso il suo sdegno per l'invito. Praga è stata tappezzata di manifesti che definiscono Bilak e i suoi compagni « traditori della patria ». Sul monumento di Venceslao, migliaia di persone firmano un grande manifesto su cui è scritto a caratteri cubitali: « Noi consideriamo Bilak e i suo compagni come dei disonesti maiali ». Cosa accadrà ora? La situazione è molto tesa, e si aggrava di ora in ora. Da un momento all'altro potrebbe esplodere la tragedia. Se non è ancora avvenuta, è per l'eccezionale sangue freddo e senso di 'responsabilità che i cecoslovacchi dimostrano in questi momenti decisivi per la loro vita e per il loro paese. Già oggi si è temuto che potesse avvenire l'irreparabile. In mattinata un'imponente dimostrazione di popolo si è iniziata in piazza Venceslao, la principale della città. Migliaia di persone che provenivano da un capo e dall'altro della capitale si sono riversate nell'antica piazza al grido: « Russi assassini, tornatevene a casa». Erano almeno ventimila persone, ma secondo alcune altre testimonianze erano più di trentamila. Per la prima volta aUa manifestazione hanno preso parte soldati cecoslovacchi. I carri armati russi, ad un tratto, hanno bloccato tutti gli accèssi alla piazza e si è incominciato a sentire sparare. Non si sa quante vittime ci siano state, ma è certo che per alcune ore radio Praga clandestina, una deUe ultime emittenti fedeli a Dubcek in grado di trasmettere, ha lanciato appeUi perché agli ospedali venisse portato plasma. Il furore popolare non è esploso, la folla ha accolto ancora una volta le esortazioni dei capi, ritrasmesse in continuazione da radio Praga, di non accettare provocazioni, di non cai. .ire spargimenti di sangue Ma quanto potrà durare? Gli invasori stanno aumentando la pressione. Praga è circondata dai lanciafiamme, il centro della città è presidiato dai carri armati che impediscono ormai ogni movimento, nelle ultime ore sono giunte da Mosca alcune unità missilistiche, gli arresti degli oppositori si susseguono incessanti. Una resistenza armata appare impossibile ma i dirigenti cèchi temono che la popolazione possa lanciarsi con la forza della disperazione in un tragico attacco contro gli occupanti. Dal resto del Paese, le notizie sono scarse perché ogni comunicazione è interrotta e funzionano soltanto poche radio clandestine. Radio Budejovice ha annunciato che violenti combattimenti, con l'intervento di carri armati russi, sono avvenuti nell'importante centro industriale di Pilsen. A Kosice, Bratislava, Brno, Ostrava continuano le manifestazioni di ostilità ai sovietici e di tanto in tanto divampano scontri che fanno morti e feriti. A Kosice ha dovuto essere proclamato lo stato d'assedio. Radio Bratislava ha trasmesso: « Non abbiamo armi ma il nostro disprezzo è più forte di qualsiasi arma ». Dei massimi dirigenti del partito, arrestati dai russi, non si hanno più notizie. Del presidente dell'Assemblea Nazionale, Smrkovski, e dei due membri del Politburo, Spacek e Kriegel, non si sa assolutamente nulla. Corre voce che Dubcek sia stato portato a Mosca. Il presidente del Consiglio, Cernik, è stato trasferito con un mezzo blindato all'aeroporto di Praga e qui imbarcato su un aereo che è partito per destinazione ignota. Il presidente della Repubblica Svoboda è tenuto prigioniero nel suo palazzo circondato dai carri armati. (Ansa - A. P.) Bratislava è uno dei centri di maggiore resistenza: giovani, sprezzanti del pericolo, lanciano sassi contro un carro armato (Telefoto Ansa)

Persone citate: Bilak, Dubcek, Kriegel, Spacek, Svoboda