Maggior autonomia alle facoltà per sperimentare metodi nuovi

Maggior autonomia alle facoltà per sperimentare metodi nuovi Quel che si può far subito per gli atenei Maggior autonomia alle facoltà per sperimentare metodi nuovi Inoltre occorre superare lo «stato di soggezione» degli studenti nei confronti dei professori - Per questo sarebbe opportuno uno statuto con precisi diritti e doveri che evitino sbandamenti ed equivoci Debitamente apprezzabile la pronta risposta che il presidente Leone ha dato alle nostre preoccupazioni. Il suo impegno di politico e di professore richiede di valutare se e quanto i «prov-, vedimenti più urgenti» allo ssstudio varranno a portare a funzionalità gli studi universitari, rimovendone alcuni degli ostacoli maggiori. Contributi positivi possono essere la sanzione della incompatibilità dell'insegnamento col mandato parlamentare e l'esercizio di pubblici uffici assorbenti, e la estensione del diritto di studio, da ottenere con ulteriori stanziamenti finanziari, ma anche con procedure non macchinose, lente e burocratiche, attribuendo i conferimenti, per giudizio di merito, alle facoltà e scuole speciali, con le debite garanzie. Meno persuade, perdurando le strutture e procedure attuali (e in quanto non si affronti il problema del full- j Urne né quello della pariteticità della funzione docen-1 te), l'efficacia di norme per I un maggiore impegno dei | professori con l'osservanza di vecchi schemi (ore settimanali in giorni distinti, presenza personale agli esami, registri, ecc.) dimostrati inadempienti, mentre seminari, gruppi di lavoro, colloqui, conoscenza personale degli studenti, controlli di individui e gruppi trovano limiti oggettivi e spesso insuperabili nella eccessiva sperequazione tra l'aumento notevolissimo della popolazione studentesca e il numero dei docenti disponibili e le scarse disponibilità di strumentazione. Aprire le aule ai dibattiti degli studenti, organizzare speciali appelli d'esami, considerare consultazioni degli studenti, possono essere palliativi d'incerto esito. Infatti il sen. Leone riconosce che la crisi del sistema esistente è dovuta alle sue caratteristiche di lezioni cattedratiche, di recezione passiva e mnemonica, di esami fiscali, a una meccanica che si è rivelata sempre meno efficiente ai fini della formazione. Il sen. Leone ha centrato un problema che interessa tutte le componenti universitarie, ed è uno dei temi scottanti delle rivendicazioni in corso, sia studentesche che di facoltà, quando, escludendo ogni iniziativa irresponsabile o arbitraria, ha detto che si debbono prevedere nuove forme di funzionamento degli studi, ri- | chiamando in proposito sia la proposta del 7 marzo scorso formulata sotto la pressione delle circostanze dagli on. Codignola, La Malfa e Rosati, sia la circolare Gui sulla «sperimentazione».Il sen. Leone ha incoraggiato le Facoltà ad « usare i poteri discrezionali che godono ». ed ha espresso l'orientamento ad istituzionalizzare la sperimentazione per « rendere gli studi universitari più idonei alle forme nuove delia cultura e alle esigenze della società », salvaguardando l'interesse pubblico della preparazione.Sennonché (vedi la mia lettera del 27 luglio scorso sull'autonomia delle Università) qui è inevitabile una scelta. Se non viene abrogata la legge « totalitaria » del 1935, che in contrasto con altre leggi pure vigenti e con la Costituzione ha sostituito ogni ordinamento autonomo ed ogni competenza esclusiva delle facoltà in tema di piani scientifici e didattici, imponendo imperativamente il sistema vigente ormai condannato anche in sede ufficiale, ogni « sperimentazione » sarà eufemistica, o impraticabile. Occorre, quindi che, sia pure a tempo e nel quadro di garanzie precise di interesse pubblico, sia riconosciuto alle Facoltà il diritto di darsi auto-ordinamentdegli studi, e sia pure seguendo la procedura vigente della loro approvazione in forma di modifica di statuto (ricordo che secondo leggi vigenti spetta alle Facoltà di determinare non solo la qualità, ma il numero delle discipline concorrentad ogni indirizzo di laurea)L'altro punto da definire è la partecipazione di tutte le componenti uriversitariestudenti compresi, alla ge sponsabiUtà del contributo stione degli organi universitari e alle attività di studio, e il riconoscimento allo studente dell'iniziativa e responsabilità dei suoi studi, cui corrisponda, fuori di ogni autoritarismo, la re- c del concorso dei docenti, Occorre superare lo «stato di soggezione » mantenuto per gli studenti (anche se maggiorenni ed elettori), dando loro uno statuto di diritti e di doveri come a tutte le altre componenti universitarie, e definendo così rapporti che oggi non sono determinati e danno adito a tanti sbandamenti ed equivoci. E' vero che il movimento studentesco non ha sino ad ora formulato proposte con¬ crete, e non si è dato rappresentanze valide: ma anche se se le fosse date o se le desse, a che scopo nel sistema attuale che totalmente le esclude, o in un sistema che continuasse ad escluderle? Se si vogliono interlocutori ed attori, bisogna riconoscere loro tale qualità. Il dilemma oggi è: o rendere possibile il contributo di tutte le buone volontà costruttive al rinnovamento, superando le sclerosi delle strutture organiche ereditate e troppo a lungo conservate, o rischio di paralisi o di disfunzione, come nell'anno trascorso, causa la pressione dei « contestatori globali » sui delusi contestatori universitari, tra i quali si debbono computare anche i docenti che da tanti anni non approvano o non condividono il sistema. Il sen. Leone esclude che il governo da lui presieduto possa procedere a una «riforma integrale». Se interverrà anche solo sui due punti indicati, riconoscimento del diritto delle Facoltà di darsi ordinamenti competenti degli studi, e riconoscimento dei diritti, e non solo dei doveri, degli studenti, darà un contributo alla soluzione della crisi delle Università, senza eludere i problemi reali e incoraggiando la fiducia per soluzioni rispondenti alle esigenze contemporanee. Carlo L. Ragghianti

Persone citate: Carlo L. Ragghianti, Codignola, Gui, La Malfa, Rosati