Povero di mondanità, il Festival sarà almeno ricco di «suspense» di Gigi Ghirotti

Povero di mondanità, il Festival sarà almeno ricco di «suspense» Povero di mondanità, il Festival sarà almeno ricco di «suspense» Non è il caso di pensare al dramma: persino la bomba degli « anarchici » doveva fare più chiasso che danno - Ma tutto va storto - Contestano i rivoluzionari di sinistra, contestano i reazionari di destra - L'Unitalia, pagata dallo Stato per fare propaganda alla mostra veneziana, diserta fDal nostro inviato speciale) Venezia, 19 agosto. « Gli anni passati, dottor Chiarini, per l'Inaugurazione del Festival era tradizione che una stella di prima grandezza si staccasse dal firmamento delle celebrità mondiali per venirsi a mostrare al Lido. E quest'anno? ». « Con questi chiari dì luna, sarà meglio che le dive se ne stiano a casa! ». Avremo un festival di magro, mondanamente parlando. Niente sciali, niente ricevimenti, niente stravizi. E' quasi del tutto svanita anche la speranza che ha animato fino a ieri questo quadro di desolata vigilia: la speranza di avere In giro per Venezia, per la serata d'inaugurazione, una équipe di venti suonatori di cornamuse, scozzesi autentici, come il whisky, di cui sono i gai messaggeri. Questa équipe, il « Red Hackle Piper Band », doveva partire dalla Scozia alla volta di Venezia, completa di gonnellino, cornamuse, pennacchi rossi e spade. Unitamente a cinquecento bottiglie di whisky e a una cinquantina di casse di haggis, al fine di rallegrare il ricevimento rituale che ogni anno si dà nelle sale del Palazzo Ducale. Dopo avere in piazza San Marco cantato, sgonnellato, suonato, gli scozzesi avrebbero fatto ingresso nelle sale del ricevimento, per distribuire whisky e haggis. Sul whisky nessuna obbiezione, anzi! Ma sull'haggis l'Azienda autonoma di soggiorno cominciò a chiedere ragguagli. Di che si tratta? Mister Bruce Renton, rappresentante per l'Italia dell'associazione scozzese del whisky, spiegò che si tratta d'un cibo tipico: insieme con 11 golf, la doccia, il whisky, Vhaggìs è una delle glorie nazionali della vecchia *" 'ozia. Insistendo, gli organizzatori appresero che si tratta di un cibo composto di budella di caprone e altri animali, essiccate. Attinte migliori informazioni, da fonte Inglese, i veneziani seppero che questo haggis gode fama di essere « un cibo intraducibile e immangiabile ». Sempre più perplessa, la controparte si offri di ospitare cornamuse e whisky, senza Yhaggis. Ma la risposta di Mister Bruce fu: «Impossibile è un punto d'onore! ». I veneziani piegarono il capo, pensando che, in fondo, c'è sempre la laguna. Ma, quanto all'ospitalità ai suonatori, proposero l'albergo della gioventù o qualcosa del genere. Il signor Bruce fece presente che non erano dei soldati. L'éQutpe del « Red » è formata di agenti di Borsa, di professionisti, di impiegati. Dell'equipe fa parte anche un becchino. E soltanto per questo l'albergo della gioventù avrebbe potuto rappresentare una soluzione conveniente. Ma per tutti gli altri? Il signor Bruce stava già per annullare l'impegno, quando da Palazzo Ducale una telefonata colma di apprensione lo raggiunse: nella storica reggia dei dogi i facchini d'una nota casa di spedizione stavano scaricando misteriose casse, intestate al suo nome. « Che cosa c'è scritto su queste casse? » « Haggis ». A questo punto sono le cose: il Festival minaccia quindi di aprirsi senza una diva, senza suonatori di cornamuse, senza whisky, però con larga distribuzione di budella di capra. Sul fronte della mondanità è annunciata anche l'ultima, la più attesa e la più crudele delle defezioni, quella dell'Unitalia. E' un ente, un ente di Stato, finanziato con quattrini pubblici, a colpi di 350 milioni all'anno; per legge, l'Unitalia deve provvedere alla propaganda della cinematografia nazionale, in patria e all'estero. Da alcuni giorni, Luigi Chiarini bersagliava di telefonate la sede di questo ente a Roma. Nessuna risposta. Tutti i dirigenti in ferie. Confidenzialmente si è oggi saputo che l'Unitalia si unisce al fronte dei contestatori, ala destra. Così, avremo nel mondo l'unico festival finanziato dallo Stato, e dallo Stato medesimo posto in crisi attraverso l'organo che istituzionalmente lo dovrebbe valorizzare e accudire. Ci si consola con la bomba. Una grezza e povera bomba, quasi un petardo, che, scoppiata l'altra notte davanti ad una porta secondaria del Palazzo del Cinema, ha fracassato alcuni vetri e ha sbalzato dal letto il custode, Gildo Saoner, che da pochi minuti si era messo a dormire a pochi metri dal luogo dell'esplosione. Gli accurati accertamenti hanno svelato dell'ordigno il rudimentale dilettantismo della confezione, la sua programmatica impotenza a produrre effetti se non di disturbo, e infine la sua dichiarata origine contestativa. « Vi classifichiamo nella lista di coloro che alienano, abbrutiscono e uccidono il popolo », sta scritto nel messaggio raccolto vicino ai relitti della porta distrutta. Firmato: Gruppo anarchico M. Nettlau. Di questo gruppo, gli anarchici veneziani hanno appreso l'esistenza soltanto oggi, dai giornali che recano notizia dell'accaduto. Ci si domanda chi, in realtà, l'avrebbe preparata e fatta esplodere; e la risposta è universalmente plausibile perché il Festival — anche questa è una rarità — viene contestato in modo convergente da estremisti di destra ed estremisti di sinistra, dai produttori e noleggiatori (Unitalia compresa), cosi come dai « cinesi », dai registi Bellocchio, Massobrio, Spina e altri e dalla giunta comunale di Reggio Emilia. Quest'ultima per motivi tuttora allo studio. . A parte i vetri rotti e gli spaventi in famiglia Saoner, c'è da dire che la bomba dell'altra notte riscuote quest'oggi unanimi apprezzamenti. In effetti lo scoppio ha attirato l'attenzione sui Festival minori (del documentario e del film per ragazzi) che rischiavano di incominciare senza che nessuno se- ne accorgesse; ha dato motivo al questore Mazzola di mobilitare uomini di fazione attorno al Palazzo del Cinema sènza bisogno di aspettare la formale richiesta del direttore Chiarini; ha risparmiato al direttore Chiarini il fastidio di dover richiedere l'intervento protettivo della polizia; ha offerto al sindaco Favaretto Fisca lo spunto per ribadire il suo pensiero in tema di cerimonie inaugurali (k II Festival si inaugurerà nell'ora stabilita dal programma, come fu per la Biennale d'arte»); e infine ha fatto precipitare la contestazione dal piano meramente verbale (telefonico, telegrafico, epistolare, eccetera) a quello dei fatti, o per meglio dire dei botti. MagTa in ordine alle frivolezze, la XXIX Mostra del Cinema si presenta invece as¬ sai opulenta in quanto a film, soprattutto a film di contestazione. Il direttore del Festival renderà noti ufficialmente soltanto domani l'elenco dei film e il calendario delle proiezioni. Ma i titoli già circolano. Nel sacco di Luigi Chiarini sono rimasti, malgrado il fuoco concentrico di cui è stato fatto oggetto, ben sette film italiani e ventuno stranieri, cioè ventotto in totale, mentre l'anno scorso ve ne furono soltanto undici. Oltre che per l'impegno ideologico, la maggior parte dei film, però, si raccomanda anche per l'anticonformismo: in tema sessuale, la palma della spregiudicatezza dovrebze spettare al film dell'americano Robert Frank, « Io e mio fratello », interamente dedicato alle « amicizie particolari ». Gigi Ghirotti iiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiii

Luoghi citati: Italia, Reggio Emilia, Roma, Scozia, Venezia