Più onesta la roulette del Lotto?

Più onesta la roulette del Lotto? Continua la Eolie rincorsa ai diabolico 67 Più onesta la roulette del Lotto? In caso di vincita, la roulette paga, subito, 36 volte la posta - Il Lotto per la puntata su un numero unico dà 10,50 volte. E fa aspettare da quattro a cinque mesi - Ma gli appas sionati della cabala non diminuiscono • In queste settimane l'incasso del Lotto nelle sole regioni del Piemonte e della Liguria equivale a quello del Totocalcio in tutta Italia Lotto, discorso di attualità. Ha più di cent'anni di vita, ha tormentato generazioni d'italiani, ha raccolto osanna e abbasso, l'inebriata felicità di chi ha vinto e la severa censura di uomini come Quintino Sella. Ma non se n'è mai parlato tanto come adesso. I giocatori hanno scoperto in massa i numeri ritardatari e ritenendo — a torto — che il numero non uscito da parecchio tempo abbia maggiori probabilità di essere estratto, puntano alla disperata. Lo Stato se ne preoccupa anche nell'« interesse dei cittadini » e annuncia che le regole del gioco cambieranno. Di qui una valanga di proteste. •Non è leale, -si dice. Ma la slealtà il Lotto se la trascina dietro da sempre, come un marchio di fabbrica. F' il gioco che attira maggiori consensi perché è il più antico e popolare, legato com'è al misterioso mondo dei sogni. In compenso è qu3h> che offre meno probabilità di vincite e paga peggio. Per di più quel poco lo dà in ritardo. Si fa presto a fare il conto. L'estratto semplice (una probabilità su 18) viene pagato 10,50 volte la posta. E' più onesta la vituperata roulette: 36 volte la posta. L'ambo ha una probabilità su 400,5 di essere azzeccato; lo si compensa con 250 volte la posta. E così via: il terno (una probabilità su 11.748), è compensato con 4250 volte la posta; la quaterna (una probabilità su oltre mezzo milione) con 80 mila volt» la posta; la cinquina (una probabilità su 43 milioni) con un milione di volte la posta. In ipotesi, il Lotto potrebbe incassare senza pagare un soldo; per esempio nel caso che non uscisse nessuna delle combinazioni giocate. E' anche ipocrita, oltre che disonesto: consente puntate massime di diecimila lire per tutelare — si dice — il cittadino dissennato. Ma in realtà non impedisce, a chi lo voglia e lo possa, un illimitato numero di puntate. Al momento di pagare, la macchina è così lenta e rugginosa a muoversi che ad agosto si rimborsano ancora le bollette vincenti di aprile. Con tutto ciò, il pensionato a 20 mila lire il mese o la donna di casa che fatica a quadrare il bilancio, risparmiano le 100-200 VH f ~ni settimana per depositare il loro obolo sull'altare del Lotto, sordo e cieco. Un sogno, un parente morto che « suggerisce », una catastrofe nazionale, un evento d'eccezione: la « smorfia » è lì, pronta a tradurrei tutto in numeri, Per colmo a deludere la'-Troverà gente ci si mettono anche i numeri diabolici, come il 67; o prima di lui il 71. il 43, il 50 ecc. In Piemonte, ogni settimana, l'incasso medio delle giocate al Lotto oscilla dai 300 ai 400 milioni, che salgono a 700-750 e oltre quando all'orizzonte si affaccia un «ritardatario ». Allora, per il desiderio di rifarsi e di -"in restare a bocca asciutta la povera gente impegna persino le lenzuola. Gli altri giochi, almeno in apparenza, sono più onesti. Se non altro distribuiscono sempre ai giocatori una quota fissa degli incassi. Il Totocalcio, ad esempio, tolto all'introito totale il 29,5 per cento destinato al Coni, il 26,5 per cento allo Stato, il 6 per cento alle spese di gestione, mette il restante 38 per cento a disposizione del monte premi. Malgrado questa « lealtà » e il meccanismo più moderno e la passione diffusa per il calcio, gli incassi medi nazionali del concorso si aggirano intorno a un miliardo 300 milioni per settimana. Una somma non di molto superiore a quella giocata settimanalmente negli ultimi tempi nei soli Piemonte e Liguria, per la folle rincorsa del 67. E l'Enalotto? Nei criteri di chi l'ha ideato avrebbe dovuto rappresentare una riforma del gioco del Lotto. Anche per questo concorso al monte premi va il 38 per cento (il 22 per cento tocca allo Stato, il 40 per cento all'Enal) ma le giocate non superano, in totale per l'Italia, i 250-270 milioni la settimana. Possiamo concludere. Al Lotto, che taluno chiama crudamente « bisca dello Stato », vanno le simpatie di milioni di appassionati; ma questo non ne i fica né l'esistenza, né il sistema, a dispetto di quanti lo difendono. In una nazione moderna la riforma s'impone, a salvaguardia di tutti, ma soprattutto della gente più modesta. La speranza è che la riforma sia graduale, cauta ed oculata; ma che si faccia.

Persone citate: Lotto, Quintino Sella

Luoghi citati: Italia, Liguria, Piemonte