Il bergamasco giunge solo al traguardo con un vantaggio di oltre cinque minuti

Il bergamasco giunge solo al traguardo con un vantaggio di oltre cinque minuti Il bergamasco giunge solo al traguardo con un vantaggio di oltre cinque minuti Gimondi ha vinto alla media di 38 all'ora - Taccone, Dancelli, Bitossi e Balmamion si classificano nell'ordine alle spalle del vincitore - Altri sedici concorrenti all'arrivo con 10 minuti di distacco - Motta ritirato (Dal nostro inviato speciale) Lugo di Romagna, 16 agosto. Il Giro di Romagna s'è deciso a circa ottanta chilometri dal traguardo. La gara andava ad andatura ridotta sul circuito di Imola, che sarà teatro il 1" settembre dei prossimi campionati del mondo. Si era al nono dei dodici giri in programma e la corsa si trascinava piuttosto fiacca, i tifosi non risparmiavano fischi ed insulti agli atleti. L'avvio era stato velocissimo, sulla strada che da Lugo portava al tracciato mondiale, una pattuglia animata da Zilioli, Taccone e Basso aveva scatenato battaglia. Gimondi, messi alla frusta i gregari, era riuscito a sventare il tentativo, e da quel momento la competizione, nella vampa di un caldo afoso, trotterellava piuttosto noiosa. C'era in fuga Colombo, a mezzo minuto gli dava la caccia Di Toro, quindi veniva Carletto a 50", mentre il plotone, ad oltre un minuto, avanzava senza scosse. D'un tratto, scattava Gimondi. Gli rispondevano Motta, Balmamion e Passuello. Nulla di definitivo, però le acque si agitavano. In testa. Colombo veniva acciuffato da Di Toro e da Carletto, sui tre piombavano prima Gimondi e Balmamion, quindi Bitossi, Adorni e Basso, quindi ancora Dancelli, Passuello, Ferretti, Anni, Chiappano e Schiavon. Cedeva Ferretti: rimanevano al comando in tredici, ai quali si aggiungevano Taccone, Bodrero, Cucchietti, De Prà, Durante8 e 'Polidoro Dìcìannòveln^le'sta e intanto la corsa aveva inanellato il decimo giro ed entrava nell'undicesimo. Abbandonava Motta. 'Gimondi lanciava la squadra all'offensiva, i ciclisti della Salvarani acceleravano il ritmo. Un paio di chilometri ventre a terra fin dove la strada prendeva a salire. Qui, scappavano Gimondi e Dancelli. La pendenza si faceva più aspra, il bergamasco, quasi insensibilmente, allungava. Restava solo. Alle sue spalle Dancelli, Taccone, Balmamion e Bitossi si riunivano in piccola pattuglia. Un minuto e venti secondi di vantaggio per Gimondi al termine dell'undicesima tornata. Ed il vantaggio cresceva a vista d'occhio, già sfiorava i tre minuti alla fine dell'ultimo giro, allorché la gara tornava in pianura per i trenta chilometri conclusivi che univano Imola al traguardo di Lugo. Ci mettemmo nella scia di Gimondi. Felice pedalava con estrema facilità, dando una sbalorditiva impressione di potenza. Aveva gli occhi arrossati, sul volto la fatica dipingeva un'ombra velata di sofferenza. Ma la pedalata era sciolta, lo slancio implacabile, mai un attimo di sosta, mai un momento di sia pur leggera crisi. Lo superammo in vista di Lugo, Gimondi ebbe un gesto come a dirci che ogni cosa filava per il verso giusto, come per dirci che era proprio venuto l'istante della riscossa. E, all'arrivo, di fronte ad una folla immensa, in preda ad una passione scatenata, nello sbandierare di cento cartelli, di evviva, il bergamasco compiva l'opera e subito scompariva nell'abbraccio forsennato dei tifosi. Passavano cinque minuti e dieci secondi e comparivano i più vicini inseguitori con Taccone che batteva allo sprint Dancelli, Bitossi e Balmamion. Trascorrevano oltre dieci minuti e Basso regolava in volata il drappello di chi aveva incassata più amara sconfitta. Sedici uomini, in questo drappello. Altri due a 18'. In tutto. 23 al traguardo su 87 partiti. Gimondi si liberava a fatica dalla stretta. Vestiva la maglia tricolore, filava in albergo. Il tempo d'un rapido bagno, quindi il neo campione si presentava al controllo antidoping. Nella stanzetta dell'hotel. Felice parlava a cuor leggero, sembrava un bimbo pazzo di gioia. « Credevo di essere in netto progresso nel confronto delle Tre Valli Varesine, ma non pensavo di andar così forte. Non sono mai stato campione di niente, non sono nemmeno stato campione bergamasco. Sono arrivato morto, non ne potevo più. Ma ne valeva la pena, mamma mia se ne valeva la pena. Non mi sono mai preparato con tanta rabbia per una gara come ho fatto per 'sto Giro. Dicevano che ero finito, mi fischiavano e mi insultavano. Ho passato un brutto periodo, avevo il morale sotto le scarpe. Deve avermi fatto bene il circuito di Maggiora. Mi sono preso una tirata di collo, ma sono queste fatiche, a farti ritrovare in forma ». La camera si riempiva. Il discorso, fatalmente, si spostava sui « mondiali ». Gli chiedemmo: « Merckx, a tuo avviso, è imbattibile? ». Risposta: « Merckx è fortissimo. Ma le corse si vincono o si perdono anche se si è fortissimi ». g. b. Ordine di arrivo: 1. Gimondi. Km 264 in ore 6,57" (media di Km. 38,077); 2. Taccone, a 5'10"; 3. Dancelli; 4. Bitossi; 5. Balmamion, tutti con il tempo di Taccone; 6. Basso a 10'20"; 7. Durante; 8. Adorni. 9. Cribiori; 10. Passuello; 11. Colombo; 12. Bodrero; 13. Anni; 14. Cucchietti; 15. De Rosso; 16. Di Toro; 17. Schiavon; 18. Chiappano; 19. De Prà; 20. Moser; 21. Carletto, tutti con il tempo di Basso.

Luoghi citati: Imola, Lugo, Maggiora, Romagna