Il «Bancarella» a Singer grande scrittore «yiddish»
Il «Bancarella» a Singer grande scrittore «yiddish» Il «Bancarella» a Singer grande scrittore «yiddish» «La famiglia Moskat» è una splendida saga sugli ebrei polacchi Il « Bancarella » ha premiato, meno di un anno dopo la pubblicazione. La famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer, ottimamente tradotto da Bruno Forni per l'editore Longanesi (865 pagine, 4000 lire). E' un grosso romanzo, ufi romanzosaga, del maggior scrittore yiddish (la lingua degli ebrei nell'Europa orientale); anzi, a giudizio di molti critici, del più grande scrittore che viva oggi in America. Come tutta l'opera di Singer, è direttamente legata al mondo dell'ebraismo polacco: tema unico di una ricca produzione narrativa, in parte già nota' in Italia (i due romanzi Il mago di Lublino e Lo schiavo; due raccolte di novelle, I due bugiardi e Gimpel l'idiota, ritenuta il suo capolavoro). Isaac B. Singer nacque in Polonia nel 1904 e crebbe a Varsavia, dove il padre, rabbino e letterato, teneva una scuola religiosa. Esordì come giornalista e traduttore (volse in yiddish « La montagna incantata » di Tho¬ mas Mann); nel 1935 emigrò 'i America insieme al fratello Israel, narratore anch'egli, e negli Stati Uniti pubblicò tutte le sue opere, scritte in yiddish e poi tradotte in inglese. La famiglia Moskat, frutto di un lavoro decennale, è del 1950; subito notata dai critici, solo lentamente conquistò una ■ larga popolarità. Romanzo « tradizionale », ritratto « corale » di tutto un mondo è di tre generazioni attraverso le vicende di una famiglia, è, come il resto dell'opera di Singer, ispirato da un problema religioso: il valore della Legge, la necessità di Dio nella vita ebraica, il contrasto fra l'eredità religiosa e mistica dell'ebraismo e « gli altri », siano gli oppressori cosacchi o la civiltà occidentale laica. Protagonista di La famiglia Moskat è Asa Heshel, personaggio vivo al centro di avventure realisticamente rappresentate, ma con valore di simbolo. Ha rinnegato la fede accettando altri princìpi, e non ritrova se stesso; invano cerca di inseguire in un mondo nuovo, caotico, la certezza perduta: « Si era allontanato da Dio e per questo era vivo con il corpo, ma morto dell'anima », dice la moglie mentre lo abbandona, alle prime voci di persecuzioni naziste, per emigrare in Palestina. Ma il simbolismo, trattato da uno scrittore come Singer che « vive » nel magico, nel prodigioso e nel divino, non schiaccia il romanzo; come quadro di un secolo di storia ebraico-polacca, è pieno di interesse, e come racconto, è di lettura facile ed attraente. g. d. r. Il grande scrittore «yiddish» Isaac Bashevis Singer
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