«L'Osservatore Romano» commenta l'articolo di Nicola Abbagnano

«L'Osservatore Romano» commenta l'articolo di Nicola Abbagnano < Controllo delle nascite e legge della natura > «L'Osservatore Romano» commenta l'articolo di Nicola Abbagnano Roma, 7 agosto. « L'Osservatore Romano » commenta con un articolo in prima pagina del suo vice direttore Federico Alessandrini lo scritto dì Nicola Abbagnano pubblicato stamane sul nostro giornale. Ecco il testo integrale: In un lungo articolo pubblicato stamane da «La Stampa», il prof. Nicola Abbagnano prende posizione sull'enciclica Humanae Vitae, dichiarando il proprio dissenso, addirittura, dai motivi di fondo, del documento pontificio. Egli, infatti, contesta l'identificazione della legge naturale con la legge divina, identificazione — cosi dice — che apparterrebbe ad una cosmologia primitiva, oggi insostenibile, anche se limitata al mondo biologico anziché all'intero mondo fisico. L'uomo sarebbe sopravvissuto solo perché, nel suo lunghissimo' itinerario sulla terra, avrebbe fatto proprio il contrario di quel che l'enciclica sostiene: prevedendo, modificando, pianificando. Né potrebbe rinunciare a questa sua vera « libertà », senza suicidarsi, oggi che la proliferazione umana sarel.be il pericolo maggiore che incomba sul consorzio umano, cosi come, nell'organismo singolo, la moltiplicazione disordinata delle cellule, finisce con l'essere fatale. E fin qui si tratta di affermazioni nelle quali è facile scorgere una confusione considerevole tra l'ordine fisico e l'ordine biologico, nonostante la pena che l'autore si dà per distinguerli. Ma non è questo il solo argomento cui l'Abbagnano si appella per dichiararsi contrario alla dottrina della Humanae vitae. Segue infatti un discorso sui fini del matrimonio. Se i coniugi, egli dice, si uniscono solo per procreare,, essi sono soltanto mezzi per la conservazione della specie, e quindi non avrebbero « il valore e la dignità di fini ». « ... propriamente parlane • non sono corsone, ma solo strumenti dei quali " il genio della specie " ... si serve per i suoi fini... ». Il discorso insiste su questi concetti, per concludersi con un appello a favore della pianificazione limitativa delle nascite, lasciata, però, alla libera scelta degli individui uma¬ ni. Altrimenti, l'appello alla pace e alla fratellanza tra gli uomini diverrebbe « pura retorica... ». E' un tema, quest'ultimo, che ricorre sovente nei giudizi espressi intorno all'enciclica, sopratutto in certi paesi che, « rebus sic stantibus », sembrano avere raggiunto il maggiore benessere possibile. Il prof. Nicola Abbagnano è un noto filosofo; ma se è consentito un sommesso parere a chi per filosofo non si tiene, sembra che, nel suo discorso, a parte quella già accennata, vi siano confusioni considerevoli, derivanti soprattutto da una concezione dell'uomo del tutto monistica per non dire animale, e dalla persuasione di un paradiso terrestre a portata di mano. Egli, infatti, concepisce l'unione in termini di semplice accoppiamento cui Sii individui sarebbero costretti da un istinto fatale e, quindi, incontrollabile. Nella concezione cristiana, l'uomo è ben altra cosa, e ben altro è il matrimonio. L'uomo è padrone responsabile di sé, delle proprie prerogative e della propria sor¬ te, soggetto e non oggetto. Se il mondo esterno può esercitare su di lui un certo condizionamento, egli ha la facoltà — quindi la possibilità — di dominarlo, purché, naturalmente, sappia dominare se stesso. I primi versetti del « Genesi » dicono che all'alba della creazione Jahvé disse alla prima coppia umana: « Sottomettete la terra ». Ma la condizione di questa conquista del mondo fisico naturale, cui Dio non pose alcun limite, è — nel Cristianesimo — il dominio, la padronanza di sé, l'uso ragionevole delle facoltà razionali e spirituali. Questo vale per la vita individuale e familiare, ma anche per quella sociale a tutti i livelli, oggi divenuti universali. Il problema della pace non è nel contenimento dello sviluppo dell'umanità (che l'Abbagnano, peraltro, vuol lasciare alla libera scelta dei singoli), ma nella promozione dell'uomo e nella coscienza che la tranquillità dell'ordine nelle « cose », presuppone una lotta quotidiana combattuta e vinta nella coscienza individuale.

Persone citate: Abbagnano, Federico Alessandrini, Nicola Abbagnano

Luoghi citati: Roma