Gli attori che trionfarono nel «muto» oggi sono quasi ridotti alla miseria

Gli attori che trionfarono nel «muto» oggi sono quasi ridotti alla miseria DOPO AVERE RAGGIUNTO NELLA GIOVINEZZA SUCCESSO E FAMA Gli attori che trionfarono nel «muto» oggi sono quasi ridotti alla miseria Chiedono un sistema previdenziale stabile, l'assistenza sanitaria, il ricovero in una casa di riposo - Qualcuno spera ancora d'interpretare una piccola parte - Nostra intervista con Gustavo Serena e Linda Pini (Nostro servizio particolare) Roma, 7 agosto. I « divi del muto ». che a Torino al principio del secolo crearono il cinematografo precedendo la stessa America, vivono oggi con poco più di mille lire al giorno e si dibattono fra umilianti strettezze. Da anni chiedono che si organizzi per loro, come per tutti i vecchi lavoratori, un sistema previdenziale stabile ed un'assistenza sanitaria, dato che hanno tagliato almeno il traguardo della settantina. « Tutto il nostro passato — dice Gustavo Serena, di 86 anni — ci ha fruttato da pochi anni a questa parte una elargizione dell'Ente nazionale per l'assistenza dei lavoratori dello spettacolo, che ci corrisponde ogni mese una somma modestissima, quasi mai superiore alle cinquantamila lire. Ma non si tratta di una pensione stabile, con la sicurezza del domani. Ogni anno è necessario rinnovare un provvedi¬ mento che spesso impegna due o tre mesi di tempo in pratiche burocratiche. Quanto a medici, dentisti, medicine, ospedali, niente; dobbiamo tirar fuori i soldi di tasca nostra ». Serena fu l'attore di maggiore spicco nel primo « lungometraggio » del cinema muto; impersonò Petronio Arbitro nel Quo vadis?; era allora un uomo bellissimo, aveva imparato a camminare da antico romano; fece dello scrittore epicureo un'autentica creazione. Fu anche un indimenticabile Michele Boccadifuoco accanto a Francesca Bertini in Assunta Spina. Adesso, se non fosse per le due figlie Maria e Lina, non saprebbe come sbarcare il lunario. « Vado sempre in cerca — racconta — di una porticina, magari umilissima, per sentirmi vivo. Ma difficilmente riesco a trovare un ruolo di vecchio maggiordomo o di portalettere. Giorni fa ho incontrato un regista miliardario. Mi è venuto incontro fe¬ stosamente; mi ha abbracciato; mi ha chiamato maestro. Perché, gli ho chiesto, non mi infili in qualche tuo film? L'altro ha cambiato umore e discorso. Be', vedremo, telefoniamoci. E se ne è andato ». Tristi storie alle quali qualcuno, un attore o un'attrice con ville, gioielli favolosi, miliardi in banca, dovrebbe pensare, come fece Giuseppe Verdi per i cantanti. Ma chi ha tempo di considerare le condizioni in cui vivono Kally Sambucini, la compagna di Emilio Ghione detto « Za-laMort », l'ottantenne Fernando Guillaume, più noto come Polidor, Olga Benetti, Linda Pini, che fu una delle artiste più belle e dotate tra il 1917 e il 1927? Eccola Linda Pini, con i segni vividi dell'antica bellezza. Abita da trent'anni, sola, in un piccolissimo appartamento a Roma, in via Bazzoni 15, al nono piano. Fu scoperta da Carmine Gallone • Interpretò una strepito¬ sa Cavalleria rusticana. Lavorò con passione, senza pensare al futuro, tutta presa dalla sua arte, vera « prigioniera del sogno ». Adesso aspetta di ottenere un posto in una casa di riposo per artisti che stanno costruendo a Roma, ma teme che non l'accettino. «L'elargizione che ci danno ogni mese — dice — la dobbiamo ad Alberto Collo, torinese, che ai suoi tempi fece impazzire le platee. Povero Collo! Stava morendo senza un soldo in un ospedale di Torino, mi sembra alle Molinette. Era condannato da un bruito male. Peppino De Filippo lo seppe; organizzò al Teatro delle Arti di Roma uno spettacolo di beneficenza; Lello Bersani parlò dell'artista moribondo. Riuscimmo a mettere insieme una discreta sommetta. Avevo lavorato con lui nel suo ultimo film; andai a Torino con i denari; arrivai che stava agonizzando; mi sussurrò: " Ringrazia gli amici di esserti ricordati di me e del tempo in cui ero un artista ". Morì due giorni dopo. Tutti si commossero. Nacque così l'iniziativa dell'elargizione con cui possiamo non morire di fame ». Linda Pini s'asciuga una lacrima. Chiede: « Adesso che il cinema dà miliardi a tutti, perché nessuno si ricorda di noi. che lavorammo duramente, spericolatamente, senza assicurazioni, gettandoci da burroni, facendo salti con cavalli, tuffandoci nei laghi, per il solo amore dell'arte? ». E aggiunge: « La verità è che fummo disgraziati. Quando il muto finì e subentrò il parlato, eravamo ancora giovani; ma fummo respinti senza pietà dalla nuova arte ». Adesso Serena è partito per Ischia con la figlia Lina. Un mese fa ha perduto la moglie Maria Aleotti, che fu attrice di prosa. Ma al ritorno a Roma ricomincerà il giro per trovare una particina in un film, nel quale nessuno lo riconoscerà. Arnaldo Geraldini

Luoghi citati: America, Ischia, Roma, Torino