Il balletto di Foznan: modernità temperata dal vere hio folclore

Il balletto di Foznan: modernità temperata dal vere hio folclore 10 spettacolo all'aperto nei Giardini di Palazzo Reale Il balletto di Poznan: modernità temperata dal vere hio folclore Il complesso ha portato a Torino un centinaio di persone, un quinto del suo organico - In programma tre creazioni recenti di Conrad Drzewiecki, su musiche di Jerzy Milian, Albinoni e Stravinski La città di Torino, oltre un milione di abitanti, che da anni cerca faticosamente di ricostruire il suo teatro d'opera e che ora, mentre si prepara la nuova stagione, non ha ancora trovato per esso un direttore artistico, non possiede l'orchestra stabile né tanto meno il corpo di ballo che la città di Poznan, mezzo milione di abitanti, vanta dal 1949 quando il suo teatro lirico, sorto trent'anni prima con il ritorno della città alla Polonia, divenne con la nazionalizzazione Opera di Stato. Diretta dal maestro Robert Satanowski, che oltre ad essere una buona bacchetta dà l'impressione di un abile or- tocchi realistici, attinti al folclore, sia nei passi sia nei costumi: le principesse compaiono in abiti e diademi di foggia quasi contadina; i principi, che al nostro pubblico danno la curiosa impressione di guerrieri romani, vorrebbero ricordare i soldati russi del Nevski. Lo spettacolo ha ottenuto uno schietto successo. Il pubblico, folto come di consueto, ha accolto con calorosi applausi le tre parti del programma che, senza mutamenti, si replica soltanto stasera. s. bl. ♦ ganizzatore (programmi ed esecuzioni contemperano accortamente modernità e tradizione), l'Opera di Poznan ha portato a Torino un centinaio di persone che costituiscono un quinto del suo organico: quarantacinque professori d'orchestra, una cinquantina di danzatori e danzatrici, un gruppo di tecnici. E ieri sera, nell'ambito del 1° Festival dei Continenti a cura dell'Ente manifestazioni torinesi, ha presentato lo spettacolo di balletti che, già annunciato per martedì sera, era stato sospeso per la pioggia. Il programma, improntato ad un intelligente eclettismo, comprende tre creazioni recenti. Sono tutte firmate da un interessante coreografo, Conrad Drzewiecki, al quale gli influssi della vicina Germania non impediscono, quando occorre, un tuffo nel folclore del suo paese e neppure il ricorso ai moduli meno rigidi della « moderne dance ». Al pubblico piace forse di più L'uccello di fuoco, ma in realtà sono gli altri due balletti che offrono la testimonianza più probante della serietà e della maturità di tutta la compagnia: Tempus jazz 67 e Adagio per archi e organo. Il primo, che ha il merito di non ricalcare troppo modelli americani, s'avvale di una musica composta appositamente da Jerzy Milian per un trio di strumenti Jazz e orchestra sinfonica. Lo danzano quattro gruppi di ragazzi e ragazze che, senza seguire una precisa traccia narrativa (l'apparizione di una giovane inquieta e smarrita introduce soltanto una indovinata nota di suspense), si scompongono e si ricompongono secondo una scrittura coreografica che tien conto, s'intende, dei ritmi dì oggi, ma li stilizza in passi e movimenti di sicuro e gradevole effetto. Fantasiosi e tuttavia semplici i costumi, meno i collages che costituiscono il fondale e le quinte oscillanti tra un tardo espressionismo e un facile decorativismo. A disperdere le suggestioni romantiche della dolcissima musica di Albinoni, l'Adagio per archi e organo è offerto invece, e giustamente, con una scenografia astratta e costumi neutri: quattro coppie su altrettante pedane collocate a diversi livelli s'avvincono e si sciolgono con movimenti al rallentatore, talvolta addirittura acrobatici, ma sorprendentemente casti. Sono otto buoni solisti, come del resto quelli dell't/cceZto di fuoco (una per tutti: Roma Juszkat nella parte del titolo), dove anche l'intero corpo di ballo ha modo di impegnarsi a fondo. Il celebre balletto di Stravinski non viene presentato nella tradizionale coreografia di Fokine del 1910. Il Drzewiecki ne ha elaborato una nuova (scene e costumi di Barbara Jankowska) popolando la foresta, nella quale il principe s'inoltra inseguendo il magico protagonista, di sgraziati uccellacci che contrastano con l'evanescente grazia delle principesse prigioniere dello stregone Katschei. La vicenda è come idealizzata nella sua parte fiabesca, non senza tuttavia qualche incongruenza e incertezza, mentre il finale ha alcuni

Persone citate: Conrad Drzewiecki, Drzewiecki, Fokine, Jerzy Milian, Robert Satanowski, Stravinski

Luoghi citati: Germania, Polonia, Poznan, Roma, Torino