Senza riforma dei concorsi l'Università non guarisce

Senza riforma dei concorsi l'Università non guarisce LETTERE AL DIRETTORE Senza riforma dei concorsi l'Università non guarisce La legge fascista che complica l'attuale crisi, non è quella del 1935 sui poteri di controllo del ministero, come sostiene il prof. Raggiranti - E' la legge Gentile del 1925, che consente abusi di ogni genere nella scelta dei professori e quindi nella vita degli Atenei Signor Direttore, Le sarò grato se vorrà dare ospitalità a quanto segue, nell'interesse dell'Università e del Paese. L'articolo del prof. Carlo Raggiranti, pubblicato come lettera al direttore sul suo giornale del 27 luglio, racchiude una gravissima inesattezza di informazione, che è estremamente pericoloso fornire in questo momento al largo pubblico, il quale già stenta a comprendere il problema universitario. Il prof. Ragghianti cita un decreto del 1935, lesivo dell'autonomia universitaria, e commenta: « Delle leggi fasciste in materia universitaria, soppresse da Omodeo in poi, questa sola è stata tenacemente conservata ». Ora, la verità che si amerebbe poter dire consegnata alla storia, ma che rimane invece attuale e attualissima, è che la vera legge fascista dell'Università, quella fondamentale, era (e rimane) la legge del concorso nazionale a cattedre universitarie, varata a opera del Gentile dieci anni prima di quella leggina Cui il prof. Ragghianti allude, e a differenza di quest'ultima, impiegata costantemente fino a tutfoggi, come supremo statuto non solo dell'Università, ma, indirettamente, dell'intero mondo culturale e scolastico italiano. Introdotta nel '25 per consentire al governo fascista di controllare in modo subdolo l'Università, essa ha dato i suoi frutti peggiori sotto la democrazia, dal '45 in poi, come era facile prevedere. Poiché, caduto il regime che, nel controllare arbitrariamente l'Università, era almeno costretto a operare toram populo e a portare la responsabilità di ciò che faceva, accadde che quella legge e quel concorso divenissero la roccaforte di consorterie, cresciute col tempo fino all'inverosimile. La legge essendo tale da garantire loro l'impunità assoluta, esse divennero capaci di falsare non solamente la scelta dei quadri universitari, ma, mercé il potere acquistato per questa via, anche i quadri tutti della scuola, della relativa amministrazione e delle istituzioni culturali in genere. In simili frangenti, proporre al modo del prof. Ragghianti che ogni residuo di interferenze ministeriali sia soppresso, ma rimangano le Università come sono, è proposta cosi pericolosa e singolare, quanto potrebbe esserlo il proporre che, in una casa di cui i ladri si fossero parzialmente impadroniti, la questione giuridica risultante fosse legalmente accomodata Bulla base dell'ufi possidetis: anzi, dell'ufi possidebitis, di ciò che vi riuscirà ulteriormente di arraffare! Ovviamente, denuncio ima situazione di fatto e un'informazione errata, ma non ho elementi per attribuire in alcun modo simili intenzioni all'autore dello scritto. L'atteggiamento preso da alcune Facoltà nel trattare con gli studenti indica però una manovra di tal genere, intesa a parare il rischio che questo movimento sfoci in una genuina riforma: si accolgono anche richieste, di cui nessun docente può ignorare che prendono origine dall'inesperienza dei giovani e da quel tanto di torbido che finisce col trovarsi anche nelle loro rivendicazioni, in luogo di illuminarli sui veri scopi da perseguire. La stessa cosa accadde nel '45, quando sarebbe toccato a chi sapeva e prevedeva di illuminare i politici circa il significato della legge Gentile e gli effetti del conservarla. Anche i benintenzionati tnon escludo lo stesso Omodeo) concordarono allora con questo generale silenzio, perché effettivamente era difficile concepire una vera riforma, in difetto di una volontà d'iniziativa del giovani. L'intera questione dei rapporti fra lo Stato e l'Università si deve oggi, evidente mente, prospettare sotto una luce che produca vedute giuridicamente e politicamente più calzanti di quelle suggerite implicitamente dall'articolo del prof. Ragghianti. Con osservanza prof- Andrea Galimberti della Facoltà di Lettere e FUosofia nell'Università di Genova

Persone citate: Andrea Galimberti, Carlo Raggiranti, Omodeo, Ragghianti

Luoghi citati: Genova