Un vecchio palazzo torinese minaccia di essere abbattuto

Un vecchio palazzo torinese minaccia di essere abbattuto Un vecchio palazzo torinese minaccia di essere abbattuto E' un edificio di notevoli pregi, ma soprattutto sorge in quel centro storico della città che si intende salvaguardare - Bisogna evitare un precedente pericoloso Sembra che sia in progetto la demolizione del palazzo al numero 14 di via S. Francesco d'Assisi angolo via Monte di Pietà, e la costruzione sulla sua area di un nuovo edificio che necessariamente, appunto perché nuovo, avrà una « figura » architettonica diversa. Di ciò si è discusso replicatali!ente nella commissione igienico-edilizia municipale e ci consta che la questione è all'esame della soprintendenza ai Monumenti del Piemonte. Mille volte il cittadino affaccendato sarà passato davanti a questa casa fitta di botteghe al pianterreno (perché più come k casa » si presenta che come vero e proprio « palazzo ») senza notarvi nulla di particolare. Eppure essa è dotata di un bellissimo cornicione a mensole barocche che risente ancora del gusto secentesco anche se può essere più tardo di qualche decennio: purtroppo sacrificato dalla sopraelevazione di un piano. Un nobile, se pur dissimulato, portale che ci sembra posteriore al tempo del cornicione immette in un sobrio atrio a volte sorrette da due colonne, e chi s'affaccia sul cortile ha la sorpresa di scorgere un'armoniosa loggia a tre arcate naturalmente chiuse da una brutta vetrata. Girato l'angolo in via Monte di Pietà davanti alla vecchia sede dell'Istituto Bancario San Paolo un altro elegante portale .s'incastra nell'anonima facciata. Gli ambienti al piano nobile non hanno particolari pregi decorativi, ma la loro salda struttura reca l'impronta dell'epoca in cui il palazzo sorse nel cuore storico di Torino. Non è un complesso monumentale, d'accordo. Ma il concetto di monumentalità, nella valutazione dell'urbanistica moderna, s'attenua nei confronti dei caratteri ambientali, del tessuto urbanistico circostante il monumento stesso, i quali in questo caso si presentano stilisticamente eminenti. A bre¬ ve distanza abbiamo il sotto-passaggio alla piazza del Palazzo di Città, creazione di Benedetto Alfieri, la facciata della chiesa di S. Francesco d'Assisi, opera di Bernardo Vittone, e quella settecentesca di S. Rocco. Poco più in là è il palazzo Capris di Ciglia. Siamo dunque nel pieno di quella « forma urbana » torinese il cui studio ha impegnato per anni in un gigantesco lavoro che non esitiamo a dichiarare meraviglioso il prof. Augusto Cavallari Murat e il suo « gruppo di studio » dell'Istituto di architettura tecnica del Politecnico di Torino (P. G. Bardelli. V. Borasi, G. Barelli, L.C. Bava, S. Coppo. M. Fiameni, M. Oreglia. G. Picco, P. Scarzella, A. Scribani): lavoro che. di prossima pubblicazione in tre volumi presso l'Utet, dovrebbe costituire la piattaforma per affrontare finalmente l'impresa del natn restauro e del risanamento del «centro storico» torinese. Ma sarebbe assolutamente inutile proporsi questo restauro partendo da premesse di inconsulte demolizioni, tipo quella che pare progettata, proprio — ripetiamo — nel cuore della Torino antica, e a due passi dalla prima sede dell'Università torinese. Non si tratta di assumere posizioni di intransigente conservatorismo, ma di studiare se il palazzo di via S. Francesco d'Assisi non possa essere internamente rammoder- Con estrema prudenza l'architetto Paolo Francesco Rocca studiava nel 1778 l'allineamento della « contrada che dalla Dora Grossa tende alla contrada di S. Teresa » (e forse può reggere la supposizione che opera sua sia almeno un ritocco della facciata del palazzo di cui discorriamo). Ad ugual prudenza vorremmo che si attenessero quanti ora progettano di demolire un edificio la cui condanna costituirebbe un precedente pericoloso per la conservazione del « centro storico » di Torino. mar. ber.

Persone citate: Augusto Cavallari Murat, Benedetto Alfieri, Bernardo Vittone, Ciglia, Fiameni, Francesco Rocca, M. Oreglia, Scarzella

Luoghi citati: Assisi, Piemonte, Torino