Ripreso il processo a Pinerolo sul dissesto della «Barai-Boni»

Ripreso il processo a Pinerolo sul dissesto della «Barai-Boni» ta sooxtm' milizia rotimi peb iw mutuato Ripreso il processo a Pinerolo sul dissesto della «Barai-Boni» Il principale imputato (il geometra Boni, di Perosa Argentina) è in stato d'arresto: deve rispondere d'aver distratto centinaia di milioni per favorire altre imprese - Gran parte degli accusati ha respinto gli addebiti - Oggi la requisitoria; la sentenza attesa per domani (Dal nostro inviato speciale) Pinerolo, 25 luglio. E' ricominciato stamane al tribunale di Pinerolo — a due mesi dalla prima udienza — il processo per il dissesto della società « Barai e Boni», dichiarata fallita il 21 luglio '67 con un passivo di oltre un miliardo. L'istruttoria dibattimentale, conclusa il 17 maggio scorso, ha dovuto essere ripetuta oggi perché il presidente del tribunale, dott. Gregorini, si è fratturato un braccio cadendo nella sua abitazione di Genova ed è stato ricoverato in ospedale con prognosi di 90 giorni. E' stato sostituito da un giovane consigliere di Corte d'Appello, il dott. Della Terza, il quale ha interrogato oggi i dieci imputati e parte dei testimoni, con una eccezionale rapidità senza per questo tralasciare alcun particolare e approfondendo ogni aspetto poco chiaro della complessa vicenda fallimentare. Domani mattina prenderà la parola it pubblico ministero dott. Ricaldone; la sentenza è prevista sabato pomeriggio. Il geom. Pier Giorgio Boni, di 37 anni, abitante a Perosa Argentina in via Roma n. 8, è accusato di aver distratto centinaia di milioni dall'azienda per favorire altre imprese, di aver presentato una falsa situazione patrimoniale per ottenere prestiti da istituti di credito e di aver tenuto i registri contabili in modo irregolare. E' l'unico imputato in stato di detenzione: perseguitato dai creditori, scomparve e venne arrestato nel novembre a To¬ rino in corso Montecucco US. Ada Moschetto, di 45 anni, vedova del cavalier Bruno Barai, morto in un incidente d'auto nel '63, è accusata di irregolarità nei libri contabili. Il commercialista torinese dott. Achille Giambra di 32 anni, via Gian Battista Vico n. 25, è imputato di bancarotta preferenziale perché, nominato procuratore speciale della società poco tempo pri-aiiiMiiiiiminiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiHiii ma del fallimento, tacitò alcuni creditori con 7 milioni ricevuti dal Boni. Della stessa accusa devono rispondere Giuseppe La Marca di 50 anni, via Pietro Cassa 169, i direttori di banca dott. Antonio Scarabosio di 79 anni ed Ennio Bartolomeo, di 43. Gli altri imputati sono accusati di aver imprestato soldi al Boni preten- dendo interessi molto alti. Sono Albino Musso di 49 anni, abitante a Canelli in via Pavia 14; Vito Sarcinella di 42, via Tonello, 5, Torino; Pasquale Bussolino di 43, abitante a Tigliole d'Asti e Franco Givone, via Volta 11, Torino. Con loro furono denunciate altre persone, tra cui Rosina Moiso, che si trova in carcere per altri fallimenti, ma il procedimento penale a carico di queste ultime si svolgerà in un secondo tempo. Alla difesa sono gli avvocati Delgrosso, Gallo, Quaglia, Asti, Bedarida, Costanzo, De Filippi e Galasso. ì II geom. Boni ha ripetuto al dott. Della Terza la sua, storia: « Le difficoltà della nostra società cominciarono con la costruzione a Piossasco del condominio "Bellavista I ". Non riuscimmo a vendere sette alloggi: allora il cavalier Barai cominciò a dedicarsi ad altre attività, come l'allevamento dei cincillà e delle trote, che si rivelarono tutte dei disastri. Quando mori il Barai il passivo si aggirava già su alcune centinaia di milioni, le banche minacciavano di revocare i fidi, io non riuscii più a risollevare le sorti della società ». L'interrogatorio del dott. Giambra ha avuto momenti vivaci, soprattutto quando il commercialista ha spiegato di essere stato all'oscuro della situazione prefallimentare dell'azienda: « Ho preso per buono quello che mi si diceva, sapevo soltanto che c'era mancanza di liquido. Signor Presidente, non avrei certo accettato la procura se avessi saputo delle reali condizioni della " Barai e Boni " ». A suffragio della sua buona fede, ha voluto mostrare al Tribunale il libretto universitario, dove — accanto a parecchi « 18 » — figura un « 28 » in diritto commerciale. Tutti gli altri imputati si sono protestati innocenti: i due direttori di banca hanno negato di aver minacciato il fallimento della società per ottenere il versamento di un milione e 700 mila lire. a. r. Il geom. Pier Giorgio Boni interrogato ieri in Tribunale a Pinerolo (Foto Moisio)