Il Comitato Centrale di Praga approva all'unamità il «nuovo corso» di Igor Man

Il Comitato Centrale di Praga approva all'unamità il «nuovo corso» Dubcek ha vinto un'altra difficile battaglia Il Comitato Centrale di Praga approva all'unamità il «nuovo corso» Alla riunione erano presenti 88 dei HO rappresentanti -. Tre sostenitori di Novotny si sono apertamente schierati con Fattuale « leader » - Prima della votazione Dubcek dichiara: « Non torneremo indietro; ci attende una lunga strada ma la percorreremo sino alla fine» - Il generale sovietico Jacubowsky ha lasciato là Cecoslovacchia con il suo Stato Maggiore (Dal nostro inviato speciale) Praga, 19 luglio. Sotto la spinta dell'opinione pubblica, sollecitato dalla pressoché plebiscitaria adesione del Paese al « nuovo corso », il Comitato Centrale del partito comunista cecoslovacco, riunitosi oggi in assemblea plenaria, ha approvato all'unanimità la terza risposta del Praesidium del pc alla lettera intimidatoria indirizzata alla Cecoslovacchia al termine del «piccolo vertice » di Varsavia. Dubcek ha così vinto un'altra difficile battaglia, tuttavia la partita non può considerarsi ancora chiusa. Il Plenum era stato indetto per le nove del mattino. Già un'ora prima una folla di qualche centinaio di persone bivaccava nel cortile del castello di Haradcany in paziente attesa, sotto la pioggia, dei componenti il Comitato Centrale. L'antico castello domina Praga, nelle sue sale s'è consumata gran parte della storia contemporanea del Paese: qui Novotny ha conosciuto il trionfo e la sconfitta, Dubcek s'è rivelato come l'uomo nuovo del Paese. Fino a pochi mesi fa il castello era zona vietata, un luogo in pratica inaccessibile, vigilato dai « gorilla » della guardia 1 presidenziale; da quando Dubcek è diventato primo segretario del pc, la collina di Haradcany è aperta persino ai corrispóndenti stranieri. Eravamo in tanti, forse più numerosi dei cecoslovacchi, ad attenderlo ma, anziché arrivare a bordo della sua limousine Tatra, Dubcek è giunto a piedi, il bavero dell'impermeabile rialzato, le mani in tasca, riuscendo a passare inosservato. La folla s'è rifatta della delusione, ap plaudendo, via via, il primo ministro Cernik, il presidente del parlamento Smrkovski, il ministro dell'Interno Pavel, Cestmir Cìsar, l'ideologo del « nuovo corso ». e il prof. Goldstucker, presidente dell'Unione degli scrittori, l'uomo che ha « riabilitato » Kafka, i cui libri vanno oggi a ruba (altro segno, e fra i più significativi, dei tempi nuovi). Il primo segretario del pc riceveva intanto il filosofo Karel Kosik e il dott. Jan Brod, in rappresentanza dei firmatari della famosa «lettera delle duemila parole » (la lettera-manifesto ha fatto gridare t russi alla « controrivoluzione», perché reclamava il diritto alla protesta pubblica, allo sciopero). Kosik e Brod hanno portato a Dubcek, con la loro solidarietà, una copia dell'edizione straordinaria di Literarni Listy (Fogli Letterari): in prima pagina sottq-.n titolo « Poche parole», un lungo articolo che dice: V II gennaio 1968 è giàentrato nella storia. Abbiamo, dopo venti anni, ritrovato- il gusto di sentirci esseri vivi, partecipi dello sviluppo della nostra società. Ci siamo emancipati, crediamo di nuovo nell'uomo, nella giustizia, nella intelligenza. Non abbiamo più paura ». Dubcek, nel suo discorso all'assemblea plenaria, si è diffuso lungamente sulla insopprimibile necessità della più assoluta libertà d'espressione, respingendo così ancora una volta le pesanti critiche dei cinque di Varsavia, la richiesta di un ritorno alla censura. In sostanza Dubcek ha ripetuto con forza che « non torneremo indietro, ci attende una lunga strada e siamo decisi a percorrerla fino alla fine ». Subito dopo il discorso dì Dubcek, accolto da prolungati applausi, sì è levato a parlare il novotniano Fierlinger che ha approvato la risposta del Praesidium. Un'altra voce favorevole, venuta dalle file dei conservatori, è stata quella della signora Mahachova. E' la stessa che si oppose alla riabilitazione di Slanski, definendola « anima nera del partito ». Oggi ha parlato in favore di Dubcek, lo stesso ha fatto l'altro novotniano Martin Vazulik. A questo punto si è capito che Dubcek aveva vinto la partita. Va detto peraltro che dei 110 membri del Comitato Centrale, solo 88 erano presenti; degli assenti, solo uno, degente in ospedale, ha inviato la sua adesione a Dubcek. Gli altri con la loro astensione hanno voluto significare di essere rimasti fedeli a Novotny.. Questa sera c'è indubbiamente un'atmosfera più distesa dopo l'unanime approvazione della risposta ai cinque da parte del Plenum del partito comunista, tuttavia l'orizzonte politico cecoslovacco rimane ancora offuscato da diverse nubi. Ma gli uomini politici cecoslovacchi non danno ostentatamente troppo peso ai fatti negativi, mettendone in risalto piuttosto altri, confortantì: la partenza del generale Jacubowsky e dello Stato Maggiore sovietico dall'aeroporto di Praga; il conciliante discorso di Kosslghin, e l'arrivo del segretario del partito comunista francese Waldeck Rochet. ; Oggi i russi hanno proposto un incontrò cèco-sovietico a Kiev o Lvov. I cecoslovacchi hanno avanzato una controproposta, quella-di un incontro ad Uzhorod, in territorio sovietico, vicino al confine, già città cèca prima della guerra. Molti dubbi, peraltro, sussistono sulla possibilità che questo incontro abbia luogo. Sembra improbabile che i russi vogliano ancora stringere i freni, dopo il consenso plebiscitario del Paese all'azione politica di Dubcek. E' ornnione diffusa che i russi abbiano mal calcolato le forze disponibili in Cecoslo vacchia, raggiungendo un effetto contrario: attaccando Dubcek, promettendo il loro incondizionato appoggio ai « buoni comunisti », hanno finito col fare schierare col giovane primo segretario del partito comunista cecoslovacco anche coloro che comunisti non sono mai stati. Igor Man La riunione dei membri del Comitato centrale comunista cecoslovacco nella «Sala spagnola», del Castello di Praga: al termine dei lavori, i delegati approvano all'unanimità la linea politica illustrata da Dubcek (Tel nsa)