La musica di avanguardia al Festival dei Due Mondi

La musica di avanguardia al Festival dei Due Mondi Tre opere contemporanee in scena a Spoleto La musica di avanguardia al Festival dei Due Mondi I «Paysages du Répons» del belga Henri Pousseur: favolosa «féerie», su un testo di Michel Butor - « Estri » di Goffredo Patrassi nelle immagini coreografiche di Aurei Milloss: un capolavoro strumentale in una libera trama di balletto - « Labori ntus II» di Luciano Berio, su tèsto di,Edoardo Sanguineti: una felice riuscita artistica da un opinabile assunto ideologico cipio di progresso e di civiltà che è il commercio, e questa volta si assicurano nel padre Dante un alleato di tutto rispetto. Ma una prova della felice riuscita artistica di Laborintus II sta nella irrilevanza dell'opinabile assunto ideologico, completamente risolto nella sua funzione di semplice spunto alla creazione fantastica. Dove gli autori probabilmente s'illudono è nella loro fiducia sulle possibilità rappresentative di questa cantata per tre voci soliste, 17 strumenti e un recitante. Essa è perfettamente autonoma e sufficiente nella sua dimensione sonora (tra l'altro, il difficile matrimonio tra parola recitata e musica vi cele¬ bra una delle sue più impeccabili riuscite, pur con la recitazione non più che corretta di Ariodante Marianni). Le irruzioni striscianti e urlanti dei mimi del gruppo Antonin Artaud-Teatro Bianco, diretto da Alessandro Cane, non hanno costituito un apporto di grande rilievo, riducendosi a un tentativo di soffocare l'au-. tore e direttore sotto l'accumulo di stracci variopinti ( l'odia rissima «merce»), quando Dante tuona contro le colpe dell'usura; stracci rimossi poi benignamente quando Dante descriverà la benefica azione della musica. L'esecuzione musicale si è valsa delle voci del mezzo soprano Cathy Berberian e dei soprani Carol Plantamura e Marjorie Wright: tre soliste, diciamo cosi, da concerto, in quelle parti ch'erano state altra volta appannaggio di tre elementi degli Swingle ' Singers. Ne viene all'opera ima fisionomia diversa, e pur essa accettabilissima, una maggiore e più classica rotondità d'impasti vocali. Ed anche questa capacità di rinnovarsi nella ventura delle esecuzioni è una prova, non secondaria, della sua validità. La cronaca della serata registra applausi e contrasti per il lavoro di Pousseur, e un vivissimo successo per Estri e Laborintus II: autori ed interpreti sono stati evocati più volte alla ribalta e lungamente applauditi. Massimo Mila (Dal nostro inviato speciale) Spoleto, 11 luglio. Con. lo spettacolo di questa sera al Teatro Caio Melisso, il Festival dei Due Mondi si apre a quella tendenza d'avanguardia della musica contemporanea contro la quale aveva in passato condotto una sua più o meno aperta polemica. La denominazione di « trittico » con cui lo spettacolo era designato nel programma generale è stata accantonata opportunamente, poiché si tratta di tre lavori perfettamente autonomi, che non si integrano in un tutto, e differiscono tra l'altro sensibilmente nella' misura' accordata all'elemento rappresentativo. I Paysages du Répons del belga Henri Pousseur provengono dalla composizione Répons, che avevamo sentito a Darmstadt nel 1960. Gli interventi dei sette musicisti dovevano combinarsi in un vero e proprio gioco, regolato da una grande scacchiera. Ma questa restava pressoché invisibile al pubblico, che non poteva perciò afferrare la regola del gioco: gli esecutori si divertivano moltissimo, ma il pùbblico meno. Il compositore ha tenuto conto dell'esperienza, ed in suo soccorso è venuto Michel Butor, il romanziere della « Ecole du regard » col quale Pousseur ha lavorato all'opera Votre Faust, attesa con vivo interesse nella prossima stagione a Milano. Butor ha scritto per Répons un testo letterario preziosissimo, che illustra la musica nel senso di una radiosa festa galante, una specie di favolosa féerie dove rivivono gli spiriti di Watteàu e l'ispirazione di certe pàgine incantate de Le grand Meaulnes.. , . ...v . ,t . , . »,. Scrive il musicista che di fronte all'intervento di Butor, ebbe l'impressione che un chirurgo di genio avesse guarito uno dei suoi bambini, colpito da j un'imperfezione congenita, inguaio" è^he fi chirurgo strafa alquanto. Il testo di Butor, letto a due' voci dal musicista e da sua moglie Thea, relega la musica nello sfondo, frammentandola con lunghi silenzi e condannandola a una funzione subordinata. Quando riesce a riscuotersene, allora è la musica che mette in pericolo la percezione del testo letterario. Nessuna stranezza, nessuna pretesa di inventare uno spettacolo nuovo nelle « immagini coreografiche » che Aurei Milloss ha proposto per la musica di Estri di Goffredo Petrassi, ma solo la perfezione di ciò che è naturalmente classico. Semplicemente un balletto, ma si avvale d'una partitura ammirevole: l'ultimo, per il momento, di quei capolavori strumentali che da qualche anno Petrassi azzecca a ripetizione, rinnovando infallibilmente il miracolo di dedurre dal più calcolato controllo del materiale le apparenze della più aerea felicità inventiva. Sull'opera, nata per il concerto. Aurei Milloss ha elaborato una libera trama coreografica per tre ballerini (gli ottimi Elisabetta Terabust, Alfredo Rainò e Giancarlo Vantaggio), trama che segue plasticamente le avventure dei suoni, con quella fedeltà e quell'intuizione consentite a Milloss dalla lunga familiarità con l'arte di Petrassi, ma serbando una completa autonomia di linguaggio e di stile. La lineare costruzione metallica di Corrado Cagli che arreda la scena è un tocco da maestro, sufficiente a creare un attendibile spazio teatrale per le evoluzioni dei danzatori. La difficile partitura ha avuto dagli strumentisti del complesso Juilliard un'esecuzione di dignità concertistica. Che l'abbia diretta, con tutta la sua scaltrezza musicale, Luciano Berio, uomo di punta dell'avanguardia, ed autore del successivo lavoro in programma, è stato un gesto simpatico di solidarietà, quasi un ponte gettato su quel preteso abisso fra le generazioni di cui si favoleggia con esagerazione nella polemica artistica. Berio ha presentato e diretto Laborintus II, la composizione scritta per la radiotelevisione francese in occasione del centenario dantesco. E' una composizione di sicura validità musicale, cui il testo di Edoardo Sanguineti fornisce un abilissimo sostegno, combinando passi della Vita nuova, del Convivio, e della Divina commedia con testi biblici, e di Eliot e Pound. Non è la prima volta che Berio e Sanguineti portano sulla scena la loro cervellotica polemica contro quello storico prin¬ ctsptddrtrsnmfiptmpssdliimsictdsgei

Luoghi citati: Milano, Spoleto