Torino e Val di Susa tra natura e storia

Torino e Val di Susa tra natura e storia SI Piemonte merita l'indugio del turista Torino e Val di Susa tra natura e storia Un cordiale invitò ai torinesi perché non dimentichino tanti comodi e splendidi itinerari - Studi e ricerche sui centri valsusini E' convinzione comune dei buoni piemontesi che il turismo locale nella loro terra — anche quello di piccolo cabotaggio (« Bordesando, bardesondo ». come dice con cadenza ligure un personaggio del « Carosello » tv) — soffra d'una troppo scarsa conoscenza delle bellezze, dei monumenti storici e artistici, delle più interessanti caratteristiche regionali. Affermano costernati i torinesi: «A Fireme, a Roma, a Napoli, tutti sanno fornire un'indicazione sui dintorni della loro città. Noi, se un forestiero ci domanda dov'è una bellissima villa del Juvarra a dieci chilometri da Moncolieri, quanti siamo in grado di rispondergli? » (Fra parentesi, è a Villastellone). Forse è eccessivo questo pessimismo; ma in parte risponde a verità. Benvenuti perciò gli studi, le pubblicazioni, le « guide », gli « itinerari », gli « inviti » ohe in un modo o nell'altro concorrono a dissipare cotesta ignoranza e, a poco a poco, a fornire ai piemontesi la coscienza che la loro regione non è turisticamente inferiore a parecchie altre, di gran lunga più celebri, della nostra penisola. Per esempio, tolta Firenze, quale grande città italiana può vantare uno scenario comparabile alla collina torinese? Già lo notava nel 1840 Davide Bertolotti: «Questa collina per bellezza e per coltura e per copia di ville non teme il paraggio né de' colli Brìàntei, né. dei Veronesi, né degli Euganei, né de' Toscani, né de' Partenopei... tutti forse li vince nell'opacità dell'ombre, nella freschezza de' verdi, nella pompa della vegetazione », pur col rammarico che « i « Sangalli, i Michelangioli, i Palladj, i Vignola non s'adoperarono ad adornarla de' loro capolavori ». Tuttavia quanti torinesi hanno l'animo di imitare il papà di Augusto Monti nelle sue interminabili passeggiate collinari col figliuoletto descritte in quel mirabile libro ch'è I Sanssóssil Così in molti casi siamo ancora alla situazione accennata sul finir del Settecento dall'architetto Amedeo Grossi relativamente a « le vaghe e fruttifere colline situate alla destra del fiume Po »: che « mentre ci tratteniamo a considerare i paesi lontani, ignoriamo intanto ciò, che utilmente saper si dovrebbe in ordine ai paesi, ne' quali soggiorniamo ». Volonterosamente otto anni fa uh collega in giornalismo, Remo Griglie, si propose dunque d'incitare i torinesi alla conoscenza della loro collina con un libro intitolato appunto La collina torinese, piacevolmente illustrato da fotografie e disegni di Massimo Quaglino, ricco di precise notizie esposte con garbata scrittura, ottima guida per « passeggiate » nella zona collinare da Castiglione, Pavarolo, Bardassano a Cavoretto e Moncalieri. Il volumetto ebbe un rapido successo e in breve se n'esaurì l'edizione. Ora il Griglie lo ha ripubblicato presso l'editore Andrea Viglongo, ampliato, corredato di brani d'altri scrittori sul medesimo tema e d'una parte (quella relativa alla collina)' della famosa Corografia del territorio di Torino, con annessa carta to' pografica, del citato architetto Grossi. II nuovo titolo è: Invito alla collina torinese, e non sapremmo Immaginare un incitamento più suggestivo e cordiale. Volgiamoci al lato opposto del panorama fisico e ir' e di Torino: al baluardo a.pino ed al gran solco della Val di Susa. In essa e per essa da quattro anni, promossi dalla società storica che s'intitola « Segusium », fioriscono e si moltiplicano studi e ricerche locali con risultati culturalmente eccellenti. E' uscito adesso il quarto bollettino di « Segusium » con pagine di vari autori su Ernesto Des Ambrois poeta dialettale di Oulx, sull'insediamento umano nell'alta Valle di Susa, sulle epigrafi segusine, su Luigi Des Ambrois de Névache. Dal canto suo il bollettino parrocchiale di Exilles, « Il Bannie », pubblica — esempio davvero da segnalare — il primo del suol « quaderni » che tratta delle antiche carte esistenti negli archivi di Exilles; mentre a cura di Piero Pollino compare nelle « Edizioni Monviso, Torino » una succinta Guida delle Valli di Susa in comodo formato tascabile, nella quale il maggior spazio è dato a notizie di carattere turistico, alberghi, ristoranti, attrezzature varie sportive. Ma su ogni centro valsusi- no l'autore dà anche un breve cenno storico, che sarebbe stato opportuno fornire un poco più particolareggiato, tanta è l'importanza, appunto storica, della celebre valle piemontese, che fu teatro o veicolo di straordinari avvenimenti. Avremmo desiderato anche un più rigoroso impegno informativo. Perché ripetere ancora una volta che Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso, nacque nel Castello d'Avigliana, quando si sa che venne al mondo il 24 febbraio 1360 a Chambéry? Perché replicatamente citare l'architetto Michelangelo « Covone » quando si tratta di Michelangelo Garove? E come non rabbrividire per lo svarione che fa di Umberto Biancamano il marito, e non il suocero (pag. 116), di Adelaide di Susa, contessa di Torino? Vero è che si tratta di un lapsus perché a pagina 6 il matrimonio con Oddone è chiarito; ma in nessun tascabile « Michelin » si incontrano simili strafalcioni. mar. ber.