«Sono almeno quindici le vittime del professore»
«Sono almeno quindici le vittime del professore» «Sono almeno quindici le vittime del professore» Così afferma, al processo per «plagio», la madre di uno dei giovani soggiogati (Nostro servizio particolare) Roma, 1 luglio. Ha deposto oggi in Corte di Assise la signora Maria Poggi in Sanfrateilo, madre di uno dei due giovani che sarebbero stati soggiogati dal professore in filosofia Aldo Braibanti. Ha confermato la denuncia che aveva presentato 4 anni fa con il marito. In udienza la signora Poggi ha aggiunto di avere raccolto alcune testimonianze che le permettono di affermare che suo figlio e Pier" Carlo Toscano — l'altro giovane « plagiato », secondo l'accusa — non sono stati le uniche « vittime » di Braibanti. « Posso dire — ha sostenuto — che i giovani circuiti dal professore sono stati per lo meno una quindicina. Recentemente, conversando con la signorina Claudia Brabaschì di Fìorenzuola d'Arda, ho saputo che uno studente in medicina leggendo su un giornale il resoconto del processo ha confermato che tutte le accuse mosse a Braibanti sono vere e che anche lui, purtroppo, aveva fatto la triste esperienza del professore. Era disperato. Voleva gettarsi sotto un'auto. Il professore lo fermò in tempo, lo rimproverò e lo percosse ». Dopo avere ricordato ai giudici tutti gli accorgimenti presi, ma inutilmente, per cercare di sottrarre Giovanni all'influenza di Braibanti, la signora Poggi ha spiegato che suo figlio tornò una volta a casa in condizioni fisiche disperate: « pesava sì e no 49 chili ». Sono stati poi interrogati altri testimoni, tra i quali anche la signorina Ada Zuanelli, nipote della proprietaria della pensione dove, a Roma, presero alloggio nell'ottobre 1964 Braibanti e il suo « discepolo ». La donna ha descritto l'ambiente in cui i due vivevano: « Vi erano due letti, una scatola con un formicaio artificiale, una cavia, un uccello, alcuni quadri ed alcuni " collages ". Spesso, i due cucinavano i propri pasti nella stanza ». Infine è stato interrogato un sacerdote, don Luigi Del Bon. il quale, su incarico della famiglia di Giovanni Sanfratello, inviò un suo amico a controllare la vita che il giovane conduceva con Braibanti a Roma. « Questo mio amico -!- ha spiegato il sacerdote — ebbe l'impressione che i due vivessero come marito e moglie ». Domani saranno ascoltati altri testimoni. g. g.
Luoghi citati: Roma
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