De Gaulle esamina con Pompidou la schiacciante vittoria elettorale

De Gaulle esamina con Pompidou la schiacciante vittoria elettorale Ri e ni m* aio a Parigi dalla villa, di Colombey De Gaulle esamina con Pompidou la schiacciante vittoria elettorale Il generale ha discusso con il primo ministro la composizione del futuro governo - Il regime ha ora una solidità senza precedenti: 294 deputati gollisti e 64 fiancheggiatori: in tutto la Camera ha 485 seggi Falcidiata l'opposizione di sinistra che ha perso più di metà dei rappresentanti: questo risultato è dovuto alla legge elettorale che non tiene conto dell'effettivo numero di voti raccolti dai partiti in tutto il Paese (Dal nostra corrispondente) Parigi, 1 luglio. I ballottaggi di ieri, che hanno dato la maggioranza assoluta ai deputati gollisti nella Assemblea Nazionale, confermano il fondo conservatore dell'elettorato francese, ma non possono essere interpretati come l'approVazione di dieci anni di potere personale del generale De Gaulle. Innanzi tutto bisogna osservare che, se la vittoria gollista è incontestabile, le sue smisurate proporzioni sono dovute essenzialmente al sistema elettorale, maggioritario a circoscrizione uninominale con due turni. I candidati della gollista « Unione per la difesa della Repubblica », infatti, che al primo turno avevano avuto il 46,39 per cento dei voti, ne hanno avuto ieri il 38,09: è, certo, una affermazione molto forte, ma ben lontana dalla maggioranza assoluta. Anche ridotta entro questi limiti, non si può non tener conto che la vittoria gollista, nelle circostanze eccezionali in cui è stata raggiunta, va intesa essenzialmente come reazione alle bandiere nere e alle barricate, allo sciopero di dieci milioni di lavoratori e alla occupazione delle fabbriche, che hanno tenuto in allarme la borghesia per tutto il • mese di maggio. La notte scorsa, appena conosciuto il risultato degli scrutini, il ministro dell'Interno, Raymond Marcellin, è stato il primo a dare questa interpretazione del voto: « lì popolo francese, nella sua saggezza profonda, ha detto un " no " categorico alla sovversione e al disordine », ha dichiarato. E' stata una reazione comprensibile, ma maturata sotto gli effetti immediati della paura, perché quella parte del popolo che ha confermato ed accresciuto ieri col proprio voto il potere per sonale gollista, non ha tenuto conto che gli avvenimenti di maggio sono stati la conseguenza di dieci anni di quel potere. Le rivolte degli operai e degli studenti, disciplinata ed espressa in forma assolutamente legale la prima, esuberante, caotica e affermata con la violenza l'altra, sono scoppiate infatti dopo dieci anni che le decisioni di un uomo solo mettevano tutte le risorse e le attività del paese al servizio di un impossibile sogno di grandeur internazionale, al quale sacrificavano le aspirazioni popolari e, soprattutto, l'avvenire dei giovani. Gli elettori hanno fatto confusione fra causa e effetti, ma, se la vittoria elettorale di ieri consente al governo di eliminare gli effetti del malessere nazionale, intatte ne rimangono le cause. « Le stesse cause — scrive Hubert Beuve-Mery, direttore di Le Monde — producono normalmente gli stessi effetti, gli avvenimenti recenti potrebbero riprodursi domani con ben altra gravità se non si manifestasse prestissimo la volontà risoluta di modificare profondamente gli obiettivi e i metodi. Uno dei rimproveri che è sempre stato rivolto al generale De Gaulle è di avere imposto alla Francia, a colpi di "poker" spesso fortunali, una politica per cui, alla lunga, essa non aveva i mezzi. Egli deve riconoscere oggi che non è per caso se una troppo brillante facciata si è screpolata ad un tratto; deve riconoscere che bisogna cambiare l'ordine delle priorità ». La vicenda elettorale di ieri sarà dunque una vittoria gollista soltanto a patto di un cambiamento « degli obiettivi e dei metodi », un cambiamento nell'« ordine delle priorità », ossia a patto di far precedere gli interessi dei francesi all'ambizione di un'astratta grandezza della Francia. Ciò significa la rinunzia a quello che è stato finora l'asse della politica gollista, tutta proiettata verso l'esterq a scapito delle esigenze nazionali. In termini più "brutali: De Gaulle ha vinto, ma il gollismo è finito. Con i ballottaggi di ieri è incominciato il post-gollismo, ossia un regime in cui il vecchio gene- rale potrà ancora rimanere alla presidenza della Repubblica fino alla scadenza del mandato o potrà ritirarsi spontaneamente in anticipo, ma, in un caso come nell'altro, il vero arbitro non è più lui: è Georges Pompidou che, dopo avere eliminato Giscard d'Estaing e ogni altro concorrente, apre l'epoca del neo-gollismo alla testa, di una coalizione di tutte le destre. Sandro Volta I risultati delle tre ultime consultazioni elettorali 1968 PARTITI ' variaz- 1967 1962 SEGGI rispetto a I '62 Gollisti 294 + 95 199* 282 Repubblicani Ind. (Giscard d'Estaing) 64 + 21 43* Centro Democrat. (Lecanuet e min.) 27 —15 42 38 Federaz. Sinistra (Mitterrand-Mollet) 57 g4 121 103 Comunisti 34 39 73 41 Part. Soc. Unific. (Mendes-France) 4 4 1 Altri 9 _ 3 18 TOTALE 485 — 485 483 In seguito a successivi spostamenti nei gcuppi parlamentari, gollisti e repubblicani indip. salirono a 244, ottenendo per un seggio la maggioranza al Parlamento.

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