100 mila cacciatori accettano di posare i fucili per 10 mesi
100 mila cacciatori accettano di posare i fucili per 10 mesi Un voto dell'« Enalcaccia» al convegno di Montecatini 100 mila cacciatori accettano di posare i fucili per 10 mesi Ogni anno si sparano in Italia 400 milioni di colpi, una vera strage di animali DAL NOSTRO INVIATO Montecatini, lunedì mattina. I cacciatori sono in Italia più di. un, miliqne. ..Alcune, fonti danno la cifra di un milione 600.000, altre la riducono drasticamente a 800 mila. Non si hanno censimenti ufficiali o sicuri. Facciamo un milione, per prudenza; la massa è sempre imponente, sbalorditiva quando si pensi alla povertà di selvaggina nella penisola e nelle isole. Incontrare un animale selvatico nei nostri boschi, anche una semplice pernice, è privilegio di pochi appassionati ed esperti conoscitori dei luoghi; come spiegarsi quel milione di italiani armati di fucile e pronti a sparare 400 milioni di cartucce all'anno (compresi i tiri al piattello, ma sono poca cosa), con la bella spesa di 20 o 30 miliardi di lire? A sentirli in uno dei loro convegni (l'assemblea nazionale dell'« Enalcaccia », che ha riunito a Montecatini i rappresentanti di oltre 100 mila cacciatori) si colgono alcuni spunti per classificazioni interessanti. Prima annotazione: ì cacciatori veri e propri sono una minoranza in quel mare di un milione e passa. I più vanno a caccia occasionalmente, e sono affamati di una preda qualsiasi; sparano agli uccelletti canori, come i fringuelli e ì cardellini, che il cacciatore autentico lascia in pace. I dilettanti occasionali hanno culle di vero e proprio fanatismo in alcune regioni. La Toscana, ad esempio, è terra di cacciatori arrabbiati, non disposti ad accettare troppe limitazioni. Il Bresciano e il Bergamasco hanno una vecchia tradizione in fatto di cattura degli uccelli con le reti. La Liguria, poverissima di selvaggina, ha una quantità impressionante di cacciatori (la sola provincia di Genova ne conta quasi 60 mila, contro gli 80 mila dell'intero Piemonte), spesso inclini a sparare su qualsiasi preda minuscola e tendenti a sconfinare nelle regioni vicine. I veri cacciatori — almeno quelli che hanno coscienza di un certo codice sportivo e morale nella pratica venatoria — chiedono limitazioni di legge e anticipano autolimitazioni: essi si trovano d'accordo con i difensori della natura e con gli studiosi dei suoi equilibri biologici. Un appassionato e noto cacciatore piemontese, l'avvocato Giuseppe Bollano, di Cuneo, mi dice: « La caccia non è pura e semplice uccisione, E' conoscenza dell'ambiente, amore dei luoghi, capacità di conoscere usi e vita delle possibili prede. Anche capacità di allenare i cani e se stessi. I! cacciatore autentico è anzitutto un innamora¬ to della natura. Quando la caccia è chiusa io cammino nei boschi dell'ex riserva reale di Valdieri, e mi perdo a osservare Jbl vita della selvaggina, fotografo i camosci. Ce ne sono più di 4000, con circa 500 stambecchi ». Le autolimitazioni: in provincia di Cuneo la caccia al camoscio è permessa per non più di 12-15 giorni all'anno, e, dopo il primo animale ucciso, si deve farne denuncia. L'azione più serrata di tutela è quella a favore della selvaggina delle Alpi. C'è una fauna tipica che non può essere riprodotta: gallo forcella, coturnici, pernice bianca, lepre bianco, camoscio, gallo cedrone in Alto Adige, saranno salvati soltanto se si limiterà fortemente la caccia. E i cacciatori piemontesi propongono, con vincoli speciali, un accorciamento della stagione: cominci a fine settembre e sia chiusa a novembre, senza eccezioni. Molti si preoccupano della scomparsa dei rapaci e dei cosiddetti « nocivi », in realtà utilissimi: se oggi ci sono tante vipere lo si deve alle stragi di falchi, di tassi, di predatori in generale. L'assemblea di Montecatini ha segnato il battesimo pubblico della Enalcaccia », associazione dì cacciatori e pescatori che si appoggia all'Enal, avendo fini non soltanto sportivi. Tende cioè a far della caccia e della pesca attività tali da invogliare all'impiego civile del tempo libero. Il presidente dell'« Enalcaccia », dr. Eugenio Santelli, ne ha parlato a Montecatini toccando anche il tema del turismo, legato alla caccia, e quello dell'educazione venatoria che porta con sé la necessità di far conoscere i valori della natura, in modo che il cacciatore e il pescatore siano portati a difenderli (impegno non facile perché le situazioni sono, in Italia, diverse e contrastanti). Sottrarre alla distruzione i piccoli uccelli canori: è stato detto ufficialmente a Montecatini. E sono stati chiesti parchi-rifugio per la selvaggina palustre. Concreti passi verso forme più civili nel divertimento della caccia che ancora mostrava venature medievali. Mario Fazio
Persone citate: Eugenio Santelli, Giuseppe Bollano, Mario Fazio
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