Nascosto in una valle alpina un laboratorio scientifico «modello»

Nascosto in una valle alpina un laboratorio scientifico «modello» L'Istituto meccanico-tecnologico della Va'chiusella Nascosto in una valle alpina un laboratorio scientifico «modello» Offre un esempio convincente di ciò che dovrebbe essere, sempre, la ricerca applicata - Studi di avanguardia: nuove tecniche di lubrificazione, ideazione di macchine utensili e analisi delle vibrazioni (Nostro servizio particolare) Vico Canavcse, giugno In uno dei più boscosi recessi del Canavcse, la Valchiusclla, che manda le sue acque a confluir nella Dora, non lontano da Ivrea, c sorto, tra il '65 e il '66, per un accordo tra grandi industrie italiane (Fiat, Olivetti, Finmeccanica), un Istituto per le Ricerche di Tecnologia Meccanica. Può sembrare bizzarra l'idea di confinare un organismo, legato col mondo della produzione industriale, in una località piuttosto appartata. In realtà, chi consideri la bellezza del luogo, la salubrità dell'aria, il suo invito al raccoglimento, e vi aggiun- I ga la civiltà di Vico (un co- j mune che tra l'altro vanta, e crediamo con ragione, la più bella scuola media d'Italia), deve convenire che la scelta è stata eccellente. Gli studiosi dell'Istituto vivono in una sorta di proficua comunità e sono palesemente soddisfatti del loro soggior no in una valle alpina. E qui. con l'occasione, vogliamo tar nostra l'osservazione del sindaco di Vico, che è anche presidente del Consiglio di Valle, Egidio Francisco: che j il modo più efficace per combattere il penoso spopolamento della montagna è di portare tra i monti i centri di la lsncbrmmviattpptmdlonAqvoro. Ma cerchiamo di vede- I pre un poco almeno di quel che I bnell'Istituto viene fatto. Come dice il suo nome, in | Q| n| tesso s, conducono soprattutto!ricerche di tecnologia mecca- | Qnica e — si può aggiungere — lcon particolare riguardo alle , amacchine utensili. Sono studi tin prevalenza sperimentali, la j umaggior parte commissionati j /dai soci fondatori dell'Istituto, | uoppure da soci aggregati. Es- tsendo destinate alle industrie, i*che sono alle prese con prò- j c,, . ' , -, cMemi concreti e a volte assil- j tflami, parecchie delle ricerche ( ndebbono essere condotte a ter- | smine in tempi piuttosto brevi. dIn questi ultimi anni, come i ai nostri lettori sanno, la vasta e multiforme famiglia delle macchine utensili si è venuta via via corredando di automatismi: e se ne sono ottenute le cosiddette t macchine a controllo numerico ». nelle quali cvèsganche i movimenti che prima i I Serano impressi ai vari organi dalle mani dell operaio, vengono eseguiti da se, dalla macchina stessa; la quale obbe- | Sdisce a un programma (basalo i su indicazioni numeriche, don- j de il nome è registrato su na- stro), il quale programma, i mutevole di volta in yo\id'\ l ii l'i 5 | i 'a ; in volta, la per iscopo e risultato di conlerire al pezzo grezzo forma Imita. Orbene, queste macchine, per essere rese automatiche,1 esigono, anche per la parte meccanica tradizionale, qualità e affidamento superiori; al-; la sensibilità dei comandi e : controlli elettronici, deve corrispondere un più alto grado di perfezione di tutti gli organi, dal momento che bisogna prescindere dal tempestivo e intelligente intervento: dell'operaio, o almeno dalla sua ininterrotta presenza, attenzione, manualità. Al per-' fezionamento della meccanica tendono appunto gli uomini dell'Istituto, i quali studiano, con questo intento, clementi e | fenomeni che sono comuni un po' a tutte le macchine. Noi li abbiamo trovati, questi studiosi, intesi a ricerche] su nuovi metodi di lubrifica-1 « .. «li zione: non amo o non sol- ,, ,- - i ,. tanto allo scopo di ridurre gli \ attriti; ma di controllare I at-1 trito, che in qualche caso deve sussistere, nella misura voluta. | come elemento stabilizzante, affinché la macchina risponda in modo adeguato ai comandi Fra le ricerche in questo campo, c'è la cosiddetta hibrifi cazionc idrostatica, con la qua le è sempre presente, fra me tallo e metallo di parti coni \ baciami, anche a macchina j ferma, un velo d'olio, che se para le due superficie e che è mantenuto in pressione con un adatto metodo di alimentazio ne. (Qui va ricordato che. in centrale, con la lubrificazione ordinaria, a macchina ferma, | l'olio tende a shiggire dalle superfìcie a contatto, e ne viene poi richiamato, risucchiato con la messa in moto). .La lubiilicazionc idrostatica assicura un attrito nullo all'avviamento, che cresce poi via via, ma di poco, insieme con la velocità. Ci sono anche studi inerenti ad un sostentamento ad aria fra le superfìcie a contatto, con che l'attrito viene ulteriormente ridotto, anzi in pratica annullato. Un altro studio molto importante si riferisce al controllo delle vibrazioni nelle macchine. Per esso si richiedono procedimenti di calcolo molto laboriosi e soprattut¬ to una strumentazione costosa, dal momento che i criteri ma tematici si rivelano insuflicien ti. quando la struttura vibrali te presenti giunti e articolazioni, non sia monolitica insomma. A questo studio si aflian cano ricerche sull'utensileria impiegabile nelle macchine a controllo numerico. Appositi banchi ili prova sono stali ideali dai ricercatori dell'Isti tuto e messi in opera a questo scopo; mentre altri banchi servono per le prove di usura, per la misura dei coefficienti di attrito, per la determinazione della rugosità delle superficie lavorate, |xt lo studio degli clementi rotolanti (del tipo delle sfeie per cuscinetti). Al termine della visita cui ci ha fatto guida l'ingegnere Manieri, insieme con alcuni ilei suoi giovani e valenti col laboratori, vorremmo conciti dcrc segnalando, soprattutto alle industrie meccaniche minori, le quali non possono do tarsi di laboratori di ricerca, questa supcriore accademia della meccanica applicata alle macchine, nella quale i prò blemi sempre nuovi di que st'arte ("nuovi perche ad essa sempre più si richiede in affidamento e precisione) sono studiati con criteri e strumenti adeguati. Didimo

Persone citate: Egidio Francisco, Manieri, Olivetti

Luoghi citati: Italia, Ivrea