Rivelati (a porte chiuse) dalle ragazze i festini nelle «case squillo» a Genova

Rivelati (a porte chiuse) dalle ragazze i festini nelle «case squillo» a Genova JDzi2»e sècculssg Emi sluI» coxitjfo le t&MzutmL&ie Rivelati (a porte chiuse) dalle ragazze i festini nelle «case squillo» a Genova Si trattava (hanno detto) di «vere e proprie orge», con due-tre giovani donne per volta e con clienti che pagavano fino a 150.000 lire per ogni incontro - I giudici hanno ordinato che tutti i frequentatori delle «case» debbano testimoniare in aula: se non lo faranno spontaneamente, i carabinieri andranno a prelevarli - Il dibattito prosegue stamane (Dal nostro corrispondente) Genova, 26 giugno. E' proseguito oggi alla quarta sezione del Tribunale penale di Genova il processo per lo scandalo della « anonima squillo ». Vi sono implicate venticinque persone — di cui ventidue donne — ma dopo lo stralcio del procedimento per tre donne che risultano malate il numero degli imputati è sceso a ventidue: davanti ai giudici, però, sono comparsi soltanto tredici imputati e precisamente undici donne, l'uomo in stato d'arresto e uno degli accusati a piede libero; gli altri vengono giudica-, ti in contumacia. L'udienza di oggi, svoltasi come ieri a pprte chiuse, ha avuto momenti drammatici quando sono state poste a confronto le imputate con le principali testi d'accusa, cioè le ragazze che erano rimaste coinvolte nello squallido ambiente: nel corridoio antistante l'aula di udienza si sono sentite più volte grida e urla. L'udienza si è poi conclusa con un colpo di scena quando i giudici hanno ordinato la «comparizione coattiva » dei testi (« clienti » delle « case squillo ») che non si erano presentati giustificandosi con un certificato medico. Oggi hanno parlato gli imputati presenti: in stato di arresto. Olga Valle di 53 anni, Adriana Spaglio di 44, Paola Lezzi di 65, Angela Boschetti di 39, Rita Soddu di 20, Gianna Baldacci di 21. Rossana Lconelli di 46, le sorelle Cecilia e Gina Leo di 48 e 42 anni, Diomira Bezoari di 54, Fedora Ferrini di 38, Giuseppe Vilana di 55 anni e (a piede libero) Giuseppe Serrao, cinquantunenne. A quanto si è appreso, ciascuno degli imputali ha cercato di minimizzare la propria posizione, negando o modificando diverse circostame d'accusa. Le fasi drammatiche dell'udienza si sono avute proprio quando gli imputati sono stati posti a confronto con le loro accusatici: le ragazze coinvolte nel ciro hanno fornito ai giudici particolari sconcertanti. Una teste — a quanto è trapelato — avrebbe detto che in una settimana guadagnò ottocentomila lire, metà per sé e metà per la tenutaria. Sono stati anche ricordati particolari scabrosi su quanto avveniva nelle case del « giro »: si sarebbe trattalo di « vere e proprie orge », alle quali prendevano parte due o tre ragazze e comparivano strumenti di tortura come un frustino trovato dai carabinieri in uno degli appartamenti troppo ospitali. « I clienti di queste riunioni «particolari» erano uomini facoltosi, che potevano permettersi di pagare conti fino a |, 150 mila lire: si fanno i nomi di un attore straniero, di un armatore e di un indù- u(vvrggarqttnantsmpfni(pvParticolarmente deci ^ siiitllllMIIIIIIIIIII nmiiiiimiiii ni minimi striale. sa nelle sue accuse è stata | mm , una ragazza, oggi diciottenne (ma che quando si prostituiva nelle « case » del giro, aveva solo diciassette anni): durante la deposizione della giovane, comparsa davanti ai giudici con un largo cappello arancione e un abito color rosa-lilla in stile « Belle epoque », si sono avuti gli scontri più violenti con le imputate. Una di esse, infatti, ha negato che la ragazza sia mai andata in casa sua: « Ci sono venuta, eccome » ha ribattuto la teste. « Si provi a descrivere com'è fatta casa mia», l'ha sfidata, allora, l'imputata. La giovane non si è fatta pregare descrivendo, minuziosamente, l'arredamento. Poiché l'età della ragazza è importante ai fini della pena (la legge «Merlin», che colpìsce lo sfruttamento e il fa¬ voreggiamento della prostitusione prevede una condanna maggiore nel caso di « vitti me » minorenni) il presidente ha chiesto alla giovane: « Lei ha mai detto la sua età? ». La ragazza ha risposto decisa: « Nessuno mi ha mai chiesto la carta di identità, ma tutti sapevano che avevo diciassette anni ». La storia di questa giovane è particolarmente penosa: costretta ad andarsene di casa a sedici anni perché in attesa di un bambino, la ragazza, giunta a Genova, si trovò ben presto irretita nella « casa squille » scoperta l'anno scorso in corso Buenos Aires e che si celava sotto le apparenze di un istituto di bellezza: tra l'altro alla tenutaria di quella casa, dove forniva le sue « prestazioni » un'altra minorenne (una ragazzina di tredici anni cugina della stessa tenutaria) è stata inflitta recentemente una severa pena. Dopo l'intervento della polizia, la giovane fu costretta a cercarsi un'altra « occupazione », e finì nel nuovo « giro » di case squillo, dove, tra l'altro, avrebbe contratto una malattia Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati i carabinieri che hanno scoperto il giro della « anonima /squillo ». La lista dei testimoni comprendeva anche i nomi di alcuni « clienti » delle case squillo, che però non si sono presentati inviando invece certificato medico. Perciò in chiusura di udienza l'avv. Ernesto Monteverde, uno dei difensori, ha chiesto al P. M. di rinunciare alla lettura dei verbali delle deposizioni rese da tali testi durante l'istruttoria. Alla richiesta dell'avv. Monteverde si sono associati gli altri difensori ma il P. M. ha dato risposta negativa: l'avv. Monteverde ha quindi prcannunciato la propria opposizione alla lettura dei verbali e il Tribunale, dopo esserci ritirato in camera di consiglio, ha emesso un'ordinanza che dispone la « comparizione coatta » dei testi che non si sono presentati. Significa che, se non compariranno spontaneamente in udienza, lo faranno accompagnati dai carabinieri. Il processo continua domani. Filiberto Dani Angela Boschetti, da sinistra, Adriana Spagno, Fedora Ferrini, Gina e Cecilia Leo ieri prima dell'udienza (Tel.)

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