Si cerca un infermiere scomparso dopo l'uccisione della dottoressa di Remo Lugli

Si cerca un infermiere scomparso dopo l'uccisione della dottoressa Una svolta nello indagini sui delitto di Milano Si cerca un infermiere scomparso dopo l'uccisione della dottoressa L'aomo, 23 anni, aveva le chiavi del portone e dell'appartamento della pediatra - Qualche mese fa aveva assistito di notte il figlio della vittima, che era malato - La settimana scorsa era passato in portineria per sapere se la signora avesse lasciato « qualcosa » per lui - Ha abbandonato il suo alloggio domenica sera (Dal nostro inviato speciale) 1 Milano, 13 giugno. Nelle indagini sul delitto del candelabro siamo ad una svolta. C'è un fatto nuovo: si cerca un uomo che era in possesso della chiave del portone e dell'alloggio della dottoressa Cesarina Volterra Segrè e che è scomparso da domenica. Non esistono prove che possano permettere di considerare costui come l'assassino, ma i sospetti sono giustificati da certe circostanze. Ecco i fatti. Nel novembre scorso, quando le condizioni psichiche di Remo Segrè, il figlio diciannovenne della dottoressa, suscitavano non poche apprensioni, la madre si era rivolta ad un infermiere per avere, di notte, la sua assistenza, per ogni eventualità. Quest'uomo, Salvatore P. di 23 anni, nativo di Casanisi (Caserta), aveva acconsentito, com'era nel desiderio della dottoressa, a svolgere il proprio servizio di notte. Si recava nell'alloggio di via Sforza 14 a sera inoltrata, quando già era chiuso il portone, e ne usciva al mattino. Dormiva su una branda nella cucina. Quel servizio era andato avanti circa un mese e mezzo. L'infermiere — piccolo, magro, dall'aspetto distinto — si era dimostrato premuroso e attento; sapeva anche trovare una parola di conforto per la madre quando era angosciata più del solito per le condizioni del figlio. Terminata quell'assistenza, in dicembre, Salvatore non si era più fatto vedere; almeno così risultava ai parenti e ai conoscenti della vittima. Ma la polizia ieri è venuta a conoscenza di un particolare: Salvatore, in una mattinata imprecisata della settimana scorsa, si è presentato alla custode dello stabile di via Sforza 14 ed ha chiesto se, la dottoressa aveva lasciato « qualcosa » per lui. La portinaia non aveva nulla ed ha risposto negativamente. Al che l'infermiere se n'è andato dimostrandosi un po' contrariato. Era una notizia che giustificava una indagine particolareggiata. La polizia si è messa alla ricerca di questo Salvatore P. ed ha trovato la sua abitazione, presso un'affittacamere della zona dì Porta Napoli, ma non lui. E' risultato che è scomparso da domenica: uscito nel pomeriggio, non è più rientrato; nella sua carriera ci sono ancora tutti i suoi effetti personali e le valigie. La polizia ha diramato fonogrammi di ricerche a tutte le questure e all'Interpol. Ovviamente il dott. Caracciolo, capo della Mobile, che dirige le indagini di questo difficile delitto, è ansioso di poter interrogare quest'uomo. Può darsi che egli sìa estraneo al delitto, che la sua scomparsa sta una coincidenza. L'indizio dà adito a qualche ipotesi. Tra la dottoressa e Salvatore P. potrebbero essere intercorsi dei rapporti dì affari: può darsi che lei non gli avesse ancora corrisposto il suo onorario per le prestazioni professionali dell'inverno scorso e lui insistesse per otte¬ nerlo; oppure che lei gli avesse prestato del denaro e lo sollecitasse per riaverlo in restituzione; o anche che fosse stato lui a prestarglielo, ipotesi, quest'ultima, ancora più probabile. Infatti, l'infermiere due o tre giorni prima del delitto era passato dalla portinaia per vedere se la dottoressa aveva lasciato « qualcosa » per lui; e d'altra parte pare che la Volterra talvolta si trovasse in difficoltà finanziarie, sebbene il suo stipendio fosse almeno di 300 mila lire e lei lo integrasse con le traduzioni. Ma il figlio spendeva molto, ora per avere l'automobile (che poi fracassò in un incidente), ora per avere la motocicletta (è una grossa Bmw che si- trova ancora posteggiata sul marciapiede di via Sforza 14), ora per comperare una macchina fotografica di tipo professionale. Per un motivo o per l'altro l'infermiere — ripetiamo è soltanto un'ipotesi, non suffragata da alcuna prova — potrebbe essere entrato nella casa della dottoressa, domenica sera, inatteso; o servendosi della chiave dell'alloggio che ancora possedeva o aprendo il portone con la chiave e facendosi poi aprire l'uscio dell'alloggio dopo avete suonato. La Volterra avrebbe fatto entrare l'uomo, per parlare d'affari, nella camera-studio dove stava traducendo un testo. Una simile situazio ne spiegherebbe l'imbarazzo che la dottoressa ha dimo strato quando, alle 21,30, il figlio e i suoi due amici Vallabrega e Agular sono entrati in casa per prelevare delle fotografie e ascoltare un paio di dischi. Lei, come già si disse, si era affrettata a chiudere la porta della camera come se dentro ci fosse qualcuno che i ragazzi non dovevano vedere, non fosse altro perché potevano farsi dei concetti sbagliati sul suo conto. Questa dell'infermiere è una pista sulla quale la polizia fa un certo affidamento, ma non è la sola che viene seguita. Stamattina Remo Segrè è stato interrogato ancora a lungo su circostanze, nomi, persone che possono servire a chiarire il quadro generale dell'indagi- ne. Non potendo recarsi a casa dove ci sono i sigilli alla porta, il ragazzo passa da un amico all'altro tenendosi sempre in contatto telefonico con la cugina della madre alla quale fa capo la polizia quando ha bisogno di lui. Questa parente oggi, riparlandoci della vita di tribolazioni della dottoressa Volterra ci ha chiarito meglio il proprio pensiero sui timori che il figlio potesse farle del male: « Non è che Cesarina temesse di essere uccisa, ma aveva paura che le continue apprensioni per la salute di Remo e le sue corse spericolate con la motocicletta potessero farla morire di crepacuore ». Il giovane ora è tranquillo, cerca di collaborare con la polizia, mentre invece nei primi giorni, in preda, allo « choc », rispondeva scontrosamente. Quando ha saputo che si sospetta dell'infermiere Salvatore ha scosso la testa per dire che non ritiene possibile che egli possa essere l'assassino. Remo Lugli

Persone citate: Remo Segrè, Salvatore P., Segrè

Luoghi citati: Caserta, Milano, Napoli, Volterra