Affrontare i tumori intestinali quando appaiono i primi sintomi di Angelo Viziano
Affrontare i tumori intestinali quando appaiono i primi sintomi II congresso per l'aggiornamento dei medici Affrontare i tumori intestinali quando appaiono i primi sintomi La cura, con il radium o con il bisturi, è possibile — ha ricordato il professor Malan — se si interviene subito - Per questo è importante la cosiddetta « diagnosi di sospetto »: un'indagine approfondita ad ogni dolore o segno inconsueto (Dal nostro inviato speciale) Olbia, 13 giugno. Giunto alla sua conclusione, si può ben dire che il primo esperimento dei « Convegni medici Europa» (De Angeli) per l'aggiornamento c\el medico pratico, svoltosi a Porto Cervo, è pienamente riuscito. E' stato, infatti, magistralmente puntualizzato lo stato attuale di vari settori della patologia del sistema digerente, ed al più presto il testo delle relazioni a stampa verrà inviato in omaggio alla classe medica. Nell'ultima seduta ha particolarmente interessato l'assemblea la chiara sintesi che il prof. E. Malan, patologo chirurgo dell'Università di Milano, ha fatto del problema del cancro del tubo digestivo; argomento di tanta vastità, perché il cancro di tale apparato assume aspetti particolari a seconda del settore colpito. C'è, d'altronde, già una differenza sostanziale tra la mucosa che riveste l'esofago e quella degli altri segmenti dallo stomaco in giù. Orbene questa diversa struttura — diciamolo subito — sta in prima linea anche nel condizionare la terapia dei due ambiti; in quanto mentre le sedi esofagee del cancro sono piuttosto sensibili alle radiazioni ionizzanti, ben scarsamente lo sono le altre a valle, per cui in queste la terapia è essenzialmente chirurgica, pur associando a sé l'impiego di sostanze antiblastiche (chemioterapia), per mezzo delle quali è possibile condurre un attacco su ogni cellula tumorale qualunque sìa la sua localizzazione. Nonostante aspetti tanto diversi, un carattere comune alle varie localizzazioni sta nel fatto che si tratta sempre di un tumore silenzioso e subdolo, perlopiù ad accrescimento lento, solo tardivamente doloroso. Nell'insieme è quello che causa la più alta morbilità e mortalità fra i vari tumori maligni. Guaio è che, non fornendo sintomi precoci dal suo insediarsi e data la sua ubicazione, non si presta, soprattutto per difficoltà pratiche, alle indagini preventive di massa, quali si attuano invece con buoni risultati, ad esempio, nella ricerca del cancro della donna. Ciò non esclude che nei singoli casi si possa arrivare ad una diagnosi « sollecita » partendo da quella che ottimamente il Malan chiama « diagnosi di sospetto », cioè una diagnosi di avanguardia che in certe circostanze il medico pratico può avanzare seguendo un certo fiuto clinico e vagliando la situazione con spirito critico. Vi sono, a ben vedere, sintomi svariati che, preso ciascuno a sé, non hanno ordinariamente valore specifico e possono essere appannaggio di mali di scarsa importanza, talora effimera; ma col loro intrecciarsi e col presentarsi in soggetti di una certa età possono sollevare appunto un discreto sospetto. Di 11 l'avvio sollecito del singolo caso alla serie degli esami da parte dei vari esperti, cominciando dalla ricerca dapprima prevalentemente radiologica. Per rendersi inoltre conto se già sia malauguratamente in atto qualche emigrazione del male in altri organi, c'è oggi il sussidio della ricerca delle variazioni di taluni enzimi, nonché l'indagine scintigrafica, cioè l'esplorazione degli organi sospettati mediante radioisotopi. Inquadrata la malattia, spetta al chirurgo asportare il tumore nella maniera più radicale possibile. A questo riguardo il relatore ha tracciato una sintetica illustrazione delle varie forme di asportazione meglio adottabili nelle singole localizzazioni del male. Per quanto riguarda la già accennata importanza dell'associazione di certe sostanze anticancerose all'opera del bisturi, il prof. Malan ha infine sottolineato il miglioramento dei risultati del trattamento, che è stato conseguito dopo la sintesi e l'impiego delle pirimidine alogenate, cui i tumori gastro-intestinali sono particolarmente sensibili. Con queste direttive ci si spinge sempre più attivamente verso l'auspicata realizzazione del concetto di « cura cellulare n. Cioè: «Non lasciare sul terreno neppure una cellula maligna che il bisturi non abbia potuto da solo asportare ». Angelo Viziano
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