Musica e cultura di Massimo Mila

Musica e cultura Non ti sono artisti isolati dal proprio tempo Musica e cultura Il vecchio Bach (scrive Ugo Duse) risente con amarezza la crisi della Riforma - Perché la gioventù «arrabbiata» guarda con simpatia a Bruckner Già noto jx;r un buon libro su Mahler, Ugo Duse raccoglie quattro saggi scritti in epoche diverse e presentati come « diagnosi » d'una situazione di crisi. Essi « hanno in comune il tema dei rapporti tra un dato autore e la cultura, quella del suo tempo, e in cui s'è formato, quella che la sua stessa opera ha contribuito a determinare ». Sempre per dichiarazione dell'autore, questi saggi risentono, loro malgrado, « del malessere che la persistente frattura tra musica e cultura continua a generare in coloro che non l'accettano », e tentano in qualche modo di porvi rimedio. Pochi potrebbero essere così adatti al compito come questo musicologo laureato in filosofia, che — c'informa la nota editoriale — ha partecipato alla Resistenza militando nelle file del pei ed e ancor oggi attivamente impegnato nella lotta politica militando nella Lega dei comunisti marxisti leninisti d'Italia. Sono infatti, quelli toccati in questa « diagnosi », quattro punti nevralgici per la funzione culturale della musica nel mondo moderno, compreso Musica e silenzio nell'Arte della Fuga, che c il saggio più vecchio di composizione e più antico per argomento. Lì per lì parrebbe che lo scrittore si lasci impegolare in una penosa diatriba di specialisti sul migliore ordinamento da dare alle fughe e ai canoni del testamento artistico di Bach, quasi che tutta la sua importanza e significato dipendano proprio da'questa architettura e non conti niente il pensiero musicale che scorre entro ognuna delle fughe, Ma il tono cambia appena lo scrittore si decide a far fuoco della propria legna e, abbandonate le congetture degli specialisti, inserisce i problemi dell'Arte della fuga nel quadro storico della vecchiaia di Bach e dell'amarezza che la pervase di fronte alla crisi della Riforma e della concezione unitaria del mondo medioevale. Più attuali gli argomenti degli altri saggi. Quello sulle Origini popolari del canto mahleriano, già letto parzialmente nel quaderno 16-17 de «L'Approdo musicale», stabilisce il carattere di reminescenza dell'arte di Mahler, dove il canto popolare viene impiegato assai più come ricordo, che come citazione. Il saggio su L'estetica di Ferruccio Busoni, qui più completo rispetto alla versione pubblicata in « Chigiana » (1966), prende in esame l'asserito neoclassicismo del compositore toscano e lo raffronta con l'estetica formalista di Hanslick, rilevandone le differenze. Per Busoni si dovrebbe parlare piuttosto d'un particolare romanticismo, di stampo goethiano, un romanticismo « senza nebbie e colto, purificato ». I recenti tentativi di annettere l'arte di Busoni al dominio dell'espressionismo vengono considerati, giustamente, un equivoco, e la posizione di questo discusso pioniere della musica moderna viene additata in un riformismo non rivoluzionario, che lo accosta alle soluzioni della politonalità. Il saggio su Bruckner e il sua caso è il più recente, e inedito, ed è anche il più bello. Per un pensatore marxista che non vuol lasciare nulla al caso, che ha bisogno di spiegare tutto in una concatenazione dialettica, che non ammette estri, capricci, irregolarità della storia, Bruckner è una provocazione flagrante in quanto tipico isolato, inattuale, frutto fuori stagione. E con molta sottigliezza Duse ravvisa nel wagnerismo di Bruckner il cordone ombelicale che collega questo artista solitario alla cultura del suo tempo. Wagnerismo che nei valori del lessico musicale è infinitamente meno sensibile di quanto comunemente si dica: su questo piano l'arte di Bruckner è soprattutto quella d'un rivalutatore di luoghi comuni, quindi agli antipodi del wagnerismo (perché non ricorda¬ re a questo proposito l'ascendenza schubertiana di Bruckner?). Il wagnerismo di Bruckner si esplica piuttosto sul piano della «ambivalenza erotico-religiosa », in i quella « dialettica del Culto e dell'Eros ^ che si stabilisce nel sinfonismo bruckneriano, avviando la sfera dell'Eros sulle vie della « sublimazione religiosa ». Nell'immancabile confronto tra Bruckner e Brahms, lo scrittore non risparmia ironie sul « classicismo piccolo-borghese », riformistico c compromissorio, del « collo e scettico amburghese », mentre Bruckner, che ne avesse coscienza o no, appartiene all'ambito della rivoluzione. « Per questo la gioventù musicale del nostro tempo e bruc\nerìana ». Affermazioni con le quali lo scrittore scopre le carte sulla no¬ stalgia sostanzialmente religiosa che è da ravvisare al fondo degli attuali movimenti protestatari. La lettura del libro non c facile. Il pensiero di Duse è denso e sofferto, si districa con fatica da una selva d'implicazioni, rettifiche, autobbiczioni, controrepliche e polemiche sottintese. Il suo stile soggiace alla moda diffusa negli ambienti musicali d'avanguardia, di stupire il lettore con aggettivazioni antitetiche e d'intimidirlo con la saccenteria di giudizi perentori e sprezzanti. Ma vai la pena di affrontarne le spine per l'ampiezza e la vitalità delle prospettive aperte da queste speculazioni sulla musica al margine con la filosofia. Massimo Mila UGO DUSE: Musica e cultura - Marsilio Editori - pagine 158, lire 2000.

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