Cavaliere tenta di attribuire alla polizia le ferite da lai provocate a una vittima

Cavaliere tenta di attribuire alla polizia le ferite da lai provocate a una vittima Prosegue la deposizione del testi alle Assise di Milano Cavaliere tenta di attribuire alla polizia le ferite da lai provocate a una vittima Un metronotte venne colpito dai banditi durante l'assalto alla banca di via Solari a Milano - Guarì dopo 56 giorni - «Tutti quelli che ho colpito con il calcio della rivoltella — ha detto Cavallero — guarirono in 5 o 6 giorni. Il sorvegliante venne picchiato dalla polizia che lo aveva fermato» - Il testimone ha smentito - «Sono stato trattenuto perché mi credevano un complice, ma non percosso» - Rievocata la sparatoria che seguì alla rapina (Dal nostro inviato speciale) Milano, 11 giugno. Continuano a sfilare i testimoni delle rapine di Cavallero e soci. Deposizioni brevi, di poche parole, senza emozione. Le emozioni sono state cancellate dal tempo e le parole che il cancelliere verbalizza sono uguali per tutti: «Fecero irruzione tre uomini, gridarono " Tutti a terra ". Obbedii e non vidi più nulla ». Le descrizioni dei banditi sono sempre le stesse, sommarie: il Rovoletto alto e massiccio, il Cavallero alto e magro, Notarnicola mingherlino e agile. Null'altro. Le cinque rapine descritte oggi — via Solari, via Sarpi e la « ter » del 12 novembre 1965, tutte a Milano — si svolsero senza tragedie e senza episodi particolari. Tranne uno: il dramma personale del metronotte Giuseppe Volonnino. Dopo le prime rapine, là Banca Commerciale Italiana aveva deciso di proteggersi facendo vigilare le sue agenzie da agenti di polizia privata. Volonnino è uno di questi, il 14 dicembre 1964 faceva la guardia all'agenzia di via Solari a Milano. Ha detto Cavallero nel suo interrogatorio: «Avevo deciso di attaccare proprio le banche che avevano la guardia armata, per rendere i cólpi -più clamorosi. Quel giorno agimmo con estrema decisione: Notarnicola aprì la porta dell'agenzia, io e Rovoletto afferrammo il metronotte per le braccia, gli cacciammo la pistola nei fianchi, lo spìngemmo dentro e lo stordimmo ». Oggi Volonnino dice: «Mi si avvicinò uno, lo pigliai sulle prime per un amico e stavo chiedendomi chi era, quando arrivò anche l'altro. Fui spinto dentro, gettato a terra. Caddi battendo la fronte, poi un'altra botta in testa mi fece perdere i sensi ». I testi dicono che venne percosso ancora, più volte. Sta di fatto che guarì solo dopo due mesi: per l'esattezza, 56 giorni. Dopo una settimana di ospedale, la polizia lo prelevò e lo interrogò un giorno e una notte. Sospettava che fosse d'accordo con i banditi. Ha detto Cavallero: « Tutti quelli che ho colpito con il calcio della rivoltella sono guariti in cinque o sei giorni. Volonnino ci ha impiegato due mesi non per il mio colpo, ma per quelli della polizia durante gli interrogatori. Me lo ha detto anche il giudice istruttore: 6 giorni per le tue botte, 50 per quelle della polizia». Oggi il presidente chiede a Volonnino: « La polizia pensava che lei fosse un complice dei banditi? ». Volonnino: « Da come mi hanno trattato, sì ». Presidente: « Ma è stato picchiato? ». Volonnino: « Picchiato no. Ma trattenuto, interrogato per 48 ore, insultato; mi premevano una mano sulla bocca fino a farmi mancare il respiro. Mi minacciarono, volevano farmi confessare che conoscevo i banditi. Però non fui percosso ». Rovoletto si alza e chiede la parola: « Però, quel che disse al giudice istruttore fu diverso. Sostenne che la polizia lo aveva rovinato ». P. M.: « E' chiaro che le ferite subite dal Volonnino furono conseguenza dei colpi ricevuti nella banca. Lo ha detto esplicitamente, che in questura non subì violenze fisiche ». Signora Guidetti - Serra: «Ma il primo medico che lo visitò dopo l'aggressione lo giudicò guaribile in sette giorni ». Avv. Correale: « Oggi il Volonnino è intimidito, non dice tutto ». Dopo la parentesi dell'episodio del metronotte, dovrebbe aprirsi quella per il conflitto a fuoco che seguì la rapina di via Solari. Un passante si era accorto della rapina, era corso ad avvertire una « pantera » della polizia in perlustrazione. Gli agenti si appostarono all'uscita della banca e attesero i banditi: ci fu lo scambio di qualche colpo di pistola e di qualche raffica di mitra. « Dall'interno — aveva raccontato Cavallero — vedemmo il lampeggiatore azzurro della pantera che arrivava. Dissi.in francese al Notarnicola ah fare in fretta, subito dopo uscimmo. Gli agenti sparano piazzati a 20 metri, dietro i vasi del dehors di un caffè. La nostra auto era parcheggiata in una via laterale. I poliziotti spararono senza preavviso, ad altezza d'uomo: le loro pallottole scheggiarono gli stipiti della porta. Noi corremmo, girammo l'angolo, arrivammo all'auto. Mentre salivamo, mi girai e sparai contro gli agenti che facevano capolino dietro l'angolo: si ritrassero, noi salimmo in auto e ce ne andammo ». Il brigadiere e i sette agenti citati per dare la loro versione di quest'episodio non si sono presentati. Invano la Corte li ha attesi^ interrogando frattanto altri testi, fino alle undici. Poi il presidente ha dato lettura delle brevissime deposizioni che hanno reso in istruttoria e si è rinunciato alla loro audizione. Disse l'agente Ernesto Vercesi: « Vidi il collega Gentile sparare, anch'io sparai qualche colpo. Ma poi vidi sulla traiettoria dei proiettili, a meno di 30 metri, un gruppo dì passanti e smisi ». Cavallero aveva dichiarato: « Nella via laterale, dove era parcheggiata l'auto, non ci era nessuno, soltanto noi. In quell'occasione i giornali parlarono del " lunedì nero della polizia" e uno giunse a consigliare gli agenti di tenere i mitra bene oliati ». Si diceva infatti che il brigadiere Calignano, comandante la pattuglia, non avesse potuto sparare perché la suawma -si- era inceppata. L'udienza si è chiusa con una proposta della signora Guidetti - Serra, che difende Rovoletto: « Infatti c'è soltanto una descrizione molto sommaria dell'ultima rapina di Milano e della sparatoria che ne seguì. Ritengo opportuno-; un* sopralluogo della Corte sul percorso te¬ a e o iao o e¬ nuto quel giorno dall'auto di Cavallero, per ricostruì-^ re esattamente la posizione sia della vettura, sia delle vittime quando vennero colpite ». 'iJÉf-P. M. dottor Seppelliti a disposizione una planime¬ si ifcoppoakKN» 4èbiOOTC^'f,^ tria minuziosa, elaborata da un esperto. Non credo che il sopralluogo, possa essere di qualche utilità ». La Corte si è riservata di decidere ed ha rinviato la udienza a domani. Si ascoi- ierannoi testimoni della ra pina di piazza Maciachini a Milano e del duplice assalto alle due banche di Rivarolo. Venerdì prossimo si rievocherà la rapina di Ciriè, in cui perse la vita il dott. Gajottino. Poi, la prossima settimana, la strage di Milano: Giorgio Martinat Piero Cavallero, dal banco degli imputati, osserva la guardia notturna Giuseppe Volonnino, a destra, che sta deponendo sulla rapina di via Solari a Milano (Telefoto)