Arrestato all'aeroporto di Londra il presunto assassino di Luther King

Arrestato all'aeroporto di Londra il presunto assassino di Luther King Arrestato all'aeroporto di Londra il presunto assassino di Luther King James Earl Ray (40 anni) viaggiava con passaporto canadese: veniva da Lisbona ed era armato - E' un «gangster» evaso l'anno scorso da un carcere del Missouri - Aveva parecchio danaro : è certo che qualcuno lo ha aiutato a fuggire all'estero (Dal nostro corrispondente) Londra, 8 giugno. La lunga e drammatica caccia all'assassino di Martin Luther King è finita. James Earl Ray, l'uomo che le autorità americane considerano l'uccisore del leader negro, è stato arrestato questa mattina all'aeroporto di Londra. Il primo a dare la notizia era il procuratore generale dello Stato a Washington, Ramsey Clark. Erano le 18, ora italiana. Poco dopo, si aveva la conferma di Scotland Yard. Martin Luther King fu ammazzato il 4 aprile su un balcone di un motel di Memphis, nel Tennessee. La sua morte scatenò vasti e gravi disordini razziali. J. Edgar Hoover, direttore dello Fbi — « Federai Bureau of Investigations » — ha detto che saranno avviate subito le pratiche per l'estradizione. Non dovrebbero durare molto: fra pochi giorni, Ray sarà probabilmente consegnato alle autorità americane. In attesa della richiesta statunitense, Scotland Yard ha subito accusato Ray di due reati, quelli commessi sul territorio britannico. Ovvero, di essere in possesso di un passaporto falso e di avere una « arma da fuoco senza il necessario permesso ». Lunedì mattina, il prigioniero sarà condotto dinanzi a un magistrato per l'imputazione formale e nella stessa seduta sarà presentata forse la domanda americana di estradizione. L'arresto di James Earl Ray a Londra è il risultato della collaborazione di varie polizie, e in particolare dello « Fbi », di Scotland Yard e di quella canadese. Le informazioni per ora non sono molte. Si sa però che Ray — un uomo di 40 anni, dell'Illinois — è stato fermato alle 11,30 ora inglese (12,30 italiane) all'aeroporto della capitale. La polizia londinese era stata avvertita da Hoover e l'operazione ha funzionato perfettamente. I tre agenti in borghese incaricati dell'arresto erano guidati da due tra i più importanti « detectives » britannici, Thomas Butler, capo della « volante » di Scotland Yard, e l'ispettore Thompson. Ray era arrivato alle 6,30 da Lisbona e stava dirìgendosi verso l'aereo per Bruxelles. Non opponeva resistenza. I cinque agenti lo conducevano alla stazione di polizia dell'aeroporto. In una tasca posteriore dei pantaloni gli trovavano una pistola, carica. Il passeggero aveva non uno ma due passaporti, entrambi canadesi ed entrambi intestati a Ramon George Sney. E' sotto questo nome che viaggiava il presunto omicida ed è questo il nome che figura sulle due imputazioni formulate da Scotland Yard. Le autorità di Washington affermano però che non vi sono dubbi: Sney è Ray, lo provano le impronte digitali. L'arresto è sensazionale per molti motivi. Perché segue di poche ore l'assassinio di Robert Kennedy, perché Ray pareva ormai svanito senza lasciare tracce, e infine — ed è il punto più importante — perché le ipotesi e le voci di una cospirazione per uccidere King acquistano ades so nuova e comprensibile forza. Vi sono domande che si impongono. Come può Ray, un avanzo di galera senza particolare intelligenza, viaggiare tra l'America e l'Europa senza l'aiuto di nessuno? Chi gli ha procurato i passaporti? Chi gli ha dato i quattrini, di cui si è servito in questi mesi? Ray, da solo, sembra ovvio, non avrebbe mai potuto percorrere indisturbato tanta strada. Vi sono due possibilità. Che Ray sia stato lo strumento, il sicario, usato da un grup po, o da una organizzazione, di estremisti. In tal caso, la sua fuga sarebbe stata predisposta prima dell'assassinio il 4 aprile. Ma vi è pure la possibilità che sia stato assistito dopo il delitto, da una o più persone entusiasmate dal suo gesto. Un fatto è certo. Sia prima che dopo il crimine, Ray — che pure non sembra avere rubato di recente — non fu mai a corto di soldi. James Earl Ray. ricevette la prima condanna nel 1949. Tornò in galera varie volte: per frode, per rapina, per violenza. Il 23 aprile dello scorso anno, evase dal pe¬ nitenziario di Jefferson City, nel Missouri. Aveva cambiato nome innumerevoli volte: Harvey Lowmyer, James Mcbridge, James Walton, W. C. Herron, James O'Connor. Nel marzo di quest'anno, era a Birmingham, nell' Alabama, dove — a quanto sembra — spese circa 4 mila dollari (circa 2 milioni e mezzo di lire) per farsi conoscere da varie persone e in vari locali come Eric Starvo Galt. All'inizio di aprile, arriva a Memphis, compra una Mustang per 1995 dollari (quella su cui poi fuggì) e, il giorno quattro, si presenta come John Willard all'alberghetto della signora Brewer. Ammazza con una fucilata dal bagno Martin Luther King: e scompare. Se l'uomo oggi arrestato è Ray, e non sembrano esservi dubbi, la giustizia americana potrà presto pronunciarsi. Pesa su di lui — formulata il 7 maggio a Memphis — un'accusa di omicidio. E si saprà pure se Ray è un altro « Ione killer », un assassino solitario, come Oswald e pare Sirhan, o se altri lo hanno ispirato, guidato, assistito. Mario Ciriello James Earl Ray, il presunto assassino di Luther King arrestato a Londra