Condannato a otto anni l'ex consulente che fuggì dopo il «crack» in Argentina
Condannato a otto anni l'ex consulente che fuggì dopo il «crack» in Argentina La sentenza a Bietta dopo tre ore di riunione Condannato a otto anni l'ex consulente che fuggì dopo il «crack» in Argentina Il P.M. aveva chiesto 12 anni e mezzo: il rag. Bassanino (in stato d'arresto) era imputato di malversazione, appropriazione indebita e assegni a vuoto - Inflitti cinque anni (col condono di due) al suo socio in affari, comparso a piede libero Prosciolti, così come aveva proposto il Pubblico Ministero, i due accusati minori (Dal nostro corrispondente) Biella, 4 giugno. Il processo per malversazione a carico dell'ex consulente tributario rag. Livio Bassanino, quarantaseienne, del suo socio in affari, Giovanni Battista Beilis, di 44 anni, e degli imputati minori, Erminio Remordina e Giacomo Pfana, di 47 e 76 anni, coinvolti nella vicenda, si è concluso a tarda sera. Il Tribunale ha condannato il rag. Bassanino — ch'era in stato d'arresto — a otto anni e quattro mesi di reclusione e a 900.000 lire di multa per malversazione, appropriazione indebita ed emissione di assegni a vuoto. Al Beilis, comparso a piede libero, sono stati inflitti.cinque anni e 500.000 lire di multa (con il condono di due anni e della intera pena pecuniaria) per malversazione in correità con l'ex consulente. . Gli imputati, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, dovranno pagare in solido le spese di giudizio e risarcire i danni alle amministrazioni fallimentari che si sono costituite parte civile col patrocinio dell'avv. Boggio Marzet. Il Remordina e il Piana sono stati assolti, rispettivamente, per non avere commesso il fatto e per insufficienza di prove. La sentenza è stata emessa alle 23, dopo una riunione in camera di consiglio durata tre ore. Prima di lasciare l'aula fra i carabinieri, il rag. Bassanino ha abbracciato la moglie. Il pubblico ministero dottor Tacconi, aveva chiesto la condanna del Bassanino a 12 anni, sei mesi e 270 mila lire di multa e del Beilis a 8 anni e 180 mila lire. Per il Remordina e il Piana l'accusatore aveva proposto l'assoluzione, rispettivaménte per non aver commesso il fatto e per insufficienza di prove. L'ultima udienza del processo è stata la più drammatica. La moglie del Bassanino, Teresa Fontana, di 43 anni, con un'appassionata deposizione durante la quale ha accusato i coniugi Beilis di aver portato suo marito alla rovina, ha scosso l'ex consulente inducendolo a fare parziali ammissioni sui suoi rapporti con i coniugi Beilis. (La moglie di quest'ultimo, Mariuccia Bosco in Beilis, di 39 anni, era la segretaria del Bassanino). La signora Fontana avrebbe potuto astenersi dal deporre: invece stamane lei stessa ha chiesto di essere ascoltata dal Tribunale presieduto dal dott. Manieri (giudici a latere dr. Vittone e dr. De Gregorio). Nascondendo gli occhi gonfi di lacrime dietro grossi occhiali neri, ella ha risposto senza esitazione alle domande del magistrato. In particolare, ha sottolineato che il comportamento del marito, fino ad allora uomo onesto e laborioso, cambiò completamente dopo l'incontro con i Beilis, avvenuto nel 1964. La teste ha poi dichiarato di aver denunciato i Beilis sotto l'accusa di furto di otto cambiali da 50 mila lire ciascuna. «Le avevo consegnate a mio marito — ha precisato — perché le scontasse: il denaro mi serviva per. ampliare il giro d'affari della mia profumeria, che ho avviato esclusivamente col mio lavoro ». Sei effetti vennero mandati all'incasso alcuni mesi dopo la fuga all'estero del Bassanino. Degli altri due non si è saputo più nulla. Presidente — Signora, sono scomparsi quasi settanta milioni: sa dirmi dove sono finiti? Teste — Lo chieda alla Beilis. E poco dopo ha ag- giunto: « Li hanno spesi lei e suo marito. Il Beilis, pochi mesi prima che tutto andasse a catafascio, si comprò ancora un'auto da quattro milioni che apparteneva all'attore Corrado Pani». ' Prima di allontanarsi la Fontana ha parlato del marito: « Voglio — ha detto fra le lacrime — che sconti la sua pena, per poter tornare a casa pulito, lontano da quella gente che l'ha rovinato ». Interrogato subito dopo ed esortato a dire la verità, il ragionier Bassanino, per l'ennesima volta, ha dato- risposte molto vaghe: « Ho aiutato i coniugi Beilis, che sapevo in difficoltà finanziarie, ma l'ho fatto soltanto per evitare che i loro due bambini fossero le vittime innocenti di questa situazione ». La giustificazione non ha convinto il magistrato, che gli ha rivolto altre domande ma senza cavarne nulla. Qualcosa, però, stava maturando nell'animo del Bassanino, forse turbato dalle parole della moglie. Un'ora dopo, infatti, l'imputato ha pregato uno dei carabinieri che lo sorvegliavano di riferire al P. M., dott. Tacconi, la sua intenzione di parlare. Il presidente Maineri lo ha fatto sedere davanti a sè e il Bassanino si è finalmente deciso ad ammettere la falsità di un paio di fatture esibite dal Beilis per difendersi dall'imputazione dì malversazione. Il Bassanino ha poi negato di aver avuto un prestito di dieci milioni dai Beilis, dichiarando invece di aver dato ai coniugi somme ingenti, avute in parte dagli usurai ad elevatissimo tasso d'interesse. Infine, l'imputato ha narrato le ore che precedettero la sua fuga in Argentina. Nel pomeriggio l'avv. Boggio Marzet, che rappresentava due amministrazioni fallimentari costituitesi parte civile contro il Bassanino e il Beilis, ha sostenuto la colpevolezza di entrambi gli imputati. Dopo la requisitoria del dott. Tacconi, molto breve perché «la situazione era già stata esaurientemente illustrata dal patrono di parte civile», hanno preso la parola i difensori: avvocati Gatti e Dal Fiume per il Bassanino, Dal Grosso per il Beilis e il Remordina, Sormano per il Piana. p. m. Livio Bassanino nell'aula del Tribunale a Biella
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