L'autobiografia di Otto Hahn pioniere della fisica atomica

L'autobiografia di Otto Hahn pioniere della fisica atomica SEGNatazioNi dì limai utili L'autobiografia di Otto Hahn pioniere della fisica atomica Gli elementi delle famiglie radioattive e la scoperta della fissione dell'ura- Una conferenza di Lise Meitner - Il premio Nobel a un prigioniero nio Le difficili genealogie delle famiglie radioattive (difficili a.scoprire, perché i.successivi rampolli di queste stirpi hanno a volte vite brevissime, di frazioni di secondo) furono l'oggetto principale delle ricerche di Otto Hahn, cui doveva essere conferito il premio Nobel 1944 per la chimica, in riconoscimento del suo contributo alla scoperta della fissione nucleare. Non fa bisogno di illustrare ai nostri lettori la importanza che quella scoperta ebbe nel mondo con- temporaneo: ne nacquero le armi e l'industria nucleare; ma soltanto in apparenza essa fu fulminea; in realtà fu la conclusione di lunghe ed oscure e pazienti fatiche di molti studiosi, tra i quali ha un posto importante questo scienziato tedesco. Nello scrivere la sua « autobiografia scientifica» (Dal Radiotorio alla Fissione dell'Uranio, Paolo Boringhieri, Torino 1968), Hahn dà minuta notizia di alcune tappe del faticoso cammino della radiochimica, una disciplina che sul principio era guardata con diffidenza, nelle persone dei suoi cultori, dai fisici come dai chimici. I lavori di radiochimica di Hahn ebbero inizio con la scoperta del radiotorio (un isotopo del torio: « fui quasi costretto a scoprirlo », egli scrive) e proseguirono poi con quelle di altre sostanze radioattive, le più in collaborazione con Lise Meitner, una ebrea viennese, laureata in fisica, trasferitasi a Berlino. Dalle ricerche sull'uranio, che, peres-' sere all'estremo superiore della lista degli elementi, attirava, negli anni trenta, l'attenzione dei maggiori scienziati, doveva nascere, nel 1938, dopo molte interpretazioni errate (Hahn sottolinea l'utilità dei lavori che danno risultati erronei), la scoperta della fissione. Per la parte propriamente biografica, lo studioso è quanto mai conciso: molta più importanza egli attribuiva ai metodi di separazione fra i membri delle famiglie radioattive che non ai casi della sua vita privata; qua e là indulge però a raccontare, con piacevolezza, sue piccole avventure. Sì. direbbe che egli sia soprattutto un professore soddisfatto della carriera. Figlio di un modesto imprenditore di Francoforte, che possedeva una vetreria, dopo buoni studi, lavorò in Gran Bretagna con Ramsey, lo scopritore dei gas nobili dell'atmosfera; poi in Canada, con l'estroso Rutherford, che però aveva in sospetto i chimici e da principio non era molto disposto a credere alla realtà del radiotorio. Hahn ricorda la povertà di mezzi con cui si conducevano, nei primi decenni del secolo, ricerche essenziali: « Costruivamo i nostri elettroscopi con scatole di conserva su cui era posta una scatola più piccola, da sigarette o da tabacco » (lo stesso armamentario di Volta); e i laboratori erano sovente angoli di cantine. Né pensavano, quei pionieri, a proteggersi dalle radiazioni, disinvoltura che facilitava loro il lavoro e di cui egli non ebbe a riportare danni importanti. Tornato in Germania, ebbe una trentennale amicizia e comunanza di ricerche con la sunnominata Lise Meitner. A proposito di questa sua geniale collega (fece quasi scandalo allora che una donna si occupasse di fisica) Hahn racconta che quando, all'università di Berlino, essa tenne la lezione inaugurale sul tema « Problemi di fisica cosmica », a un giornalista l'argomento parve poco femminile ed annunciò il titolo della conferenza come n Problemi di fisica cosmetica ». La Meitner dovè poi fuggire dalla Germania di Hitler e portò in Occidente le notizie sulle favolose proprietà dell'uranio; mentre Hahn, rimasto colà, nell'aprile del 1945 fu condotto prigioniero in Inghilterra, con altri studiosi di valore, come Max von Latte, Heisenberg, Weizsàcker, Gerlach. Tutto quel che egli racconta della sua cattività è det¬ to in quattro parole: « il trattamento era buono»; e in prigionia lo raggiunse la notizia che gli era-statò assegnato il Nobel dell'anno prima. Nel 1946, tornato in patria, assunse la presidenza dell'Istituto Max Planck. Fisici nucleari e chimici troveranno in questo libro molte notazioni istruttive e un contributo personale alla lunga storia della scoperta dei radioelementi: né mancano illuminanti notazioni su quel che fu la vita degli scienziati in Germania, negli anni che precedettero e accompagnarono la follia nazista. Didimo Il fisico Otto Hahn

Luoghi citati: Berlino, Canada, Francoforte, Germania, Gran Bretagna, Inghilterra, Torino