«Mio marito è guarito da un infarto Ora temo sempre un secondo attacco »

«Mio marito è guarito da un infarto Ora temo sempre un secondo attacco » RISPOSTE RI LETTORI «Mio marito è guarito da un infarto Ora temo sempre un secondo attacco » «Mio marito, dopo l'infarto di due anni fa, non fuma quasi più, beve uno o due caffè, mangia poco e vive molto ritirato: ma è nervoso come prima e lavora quanto prima. E io vivo nel continuo terrore che, un giorno o l'altro, sia colpito da un nuovo attacco cardiaco ». (segue la firma) Il futuro di un cuore già ammalato d'infarto non va più considerato con molto pessimismo: ma solo con tutta quell'attenzione che serve a non dimenticare la lezione del passato. Non è più vero, oggi, che questa malattia significhi, quasi inevitabilmente, la fine di una normale vita familiare, sociale e lavorativa; o una condanna ad ima incerta sopravvivenza; o una | continua soggezione alla minaccia di un nuovo attacco. Degli uomini che, nell'età di mezzo, subiscono un infarto « non complicato » più del 60 per cento ha buone probabilità di riprendere una vita normale o quasi normale e le probabilità aumentano quanto più si riesca a « ritornare ad imparare a vivere ». Quali sono le regole da seguire per cercare di evitare un secondo attacco di cuore? E qual è l'aiuto — questo è il problema di chissà quante mogli nel mondo — che i familiari possono dare ad un uomo che ha già conosciuto un infarto? Le coronarie hanno nove o dieci nemici: 1) ereditarietà coronarica, 2) ipertensione arteriosa, 3) diabete, 4) obesità, 5) ipercolestero- lemia, 6) iperuricemia, 7) vita sedentaria, 8) eccessivo consumo di sigarette, 9) tensione nervosa. Per difendersi, per prevenirne l'azione dannosa bisogna tenerli d'occhio: e, a maggior ragione, non perderli di vista se già ne siamo stati colpiti. Se vogliamo seguire qualche consiglio razionale leggiamo quello che Alton Blakeslee e Jeremiah Stamler, autorevolmente presentati da quel gran cardiologo che è P. D. White, hanno scritto in « Cuore sano, cuore malato » (ed. Bietti, Milano, 1967). Non lasciamoci impressionare dalle prime pagine: là dove, in termini quasi drammatici, si parla dell'enorme cattivo potere che su di noi, uomini moderni, ha il « sindacato » dell'arterioscle¬ rosi. Se andiamo avanti a leggere troviamo anche la parte positiva: e impariamo a identificare, uno per uno, i componenti di questa perfida « anonima »: sino a capire quali sono le regole che servono a minimizzarne gli effetti. Basterebbe il capitolo sulla «scelta dei cibi» (con certe utilissime tabelle sugli «alimenti anticoronarie»): o sull'«eccedenza del peso»: o sui benefici di un'attività fisica graduata (« l'antiruggine delle arterie ») o sugli effetti del fumo (il più sospetto tra i «cospiratori»); o sulla tensione nervosa (« vivete bene, con uno scopo e senza timore, come se doveste vivere eternamente») per far raccomandare questa lettura ad ogni persona il dottor X

Persone citate: Alton Blakeslee, Jeremiah Stamler

Luoghi citati: Milano