Diecimila morti all'anno sulle strade italiane Quanti potrebbero essere salvati dal medico ? di Angelo Viziano

Diecimila morti all'anno sulle strade italiane Quanti potrebbero essere salvati dal medico ? Un convegno a Salsomaggiore suite vìttime dei traffico Diecimila morti all'anno sulle strade italiane Quanti potrebbero essere salvati dal medico ? I soccorsi devono essere organizzati, sulla rete stradale, in modo da poter intervenire tempestivamente Aspetti assistenziali ospedalieri ed extra-ospedalieri - Un problema delicato : il trasporto dal luogo dell'incidente al centro terapeutico - La riunione, indetta dall'Automobile club, presieduta dal chirurgo prof. Valdonl (Dal nostro Inviato speciale) Salsomaggiore, 1 giugno. Capitolo di vitale importanza, con i suoi vari aspetti da vagliare legati a problemi tecnico-organizzativi, è la disamina del pronto soccorso sanitario ai traumatizzati della strada. Alla sua insegna si è aperto sta¬ mane il V Simposio Nazionale sugli « Aspetti medici dell'incidente stradale », indetto dall'Automobile Club Italiano ancora una volta in questa ospitale città, che ha il merito di avere realizzato un modernissimo centro di terapia combinata flsio-termale riabilitativa, appunto nei riguardi dei postumi dei traumi del traffico. I lavori si sono iniziati sotto la presidenza e la magistrale regìa tecnica del prof. Pietro Valdoni, clinico chirurgo di Roma, dopo il saluto del sindaco e del presidente delle Terme, dott. Jorio. Purtroppo il fenomeno dei traumi automobilistici tende sempre più ad aggravarsi e, come ha detto il rappresentante dell'Aci, fa oltretutto aumentare anche il fabbisogno ospedaliero dei posti-letto. Se sono calcolati in novemila i morti all'anno per tale causa nel nostro Paese, gli è che si considerano solo i deceduti entro la prima settimana dall'incidente; ma in realtà si può parlare di oltre diecimila. Poiché si tratta in larga maggioranza di individui giovani, ne risulta all'incirca una perdita di 250 mila anni di vita presunta perduta. Ma un aspetto pur gravissimo del problema sta nei danni (in perdita di capacità lavorativa) che derivano dai reliquati delle lesioni degli infortunati che non muoiono, e che sono calcolati in circa 250 mila unità all'anno. E', dunque, di ima spaventosa pesantezza e vastità il panorama infortunistico stradale. Il Valdoni ha definito il fenomeno una « nuova malattia della civiltà » per reclamare che proprio sotto tale titolo i gravami finanziari per la lotta contro di essa (a partire dal «pronto soccorso») e per la eventuale opera profilattica rientrino nell'orbita del programma della nuova organizzazione sanitaria del paese. II « pronto soccorso » sanitario nella fattispecie, non deve essere considerato solo quella prima fase che si fa proprio sulla strada e che comprende gli interventi assistenziali minimi ma talora indispensabili, svolti dai primi soccorritori, il più delle volte sfortunatamente non qualificati, occasionalmente presenti all'incidente. Secondo i relatori Spalatini e Porzi, va considerato in tutto un arco di interventi (dalla chiamata stessa dei soccorsi specifici) che continuano a svolgersi successivamente; dapprima con una fase extra-ospedaliera — da organismi specificamente incaricati — e che consistono, oltre che nel trasporto in modo adeguato dei feriti alla sede più idonea, anche nella prestazione — sul luogo stesso dell'incidente o durante il tragitto — delle misure assistenziali eventualmente necessarie per mantenere 1 pazienti in vita (autoambulanze con sistemi di rianimazione, ecc.); di poi con una fase che si svolge nell'interno dell'ospedale, il quale dovrebbe avere un attrezzatissimo padiglione del vero « pronto soccorso ». Telelonare al 113 Lì si inizia con le misure diagnostiche e terapeutiche di emergenza, per continuare senza limiti netti, con la ulteriore fase del trattamento vero e proprio. Diversi, ma concatenati e subordinati non solo cronologicamente ma anche funzionalmente, sono adunque i vari momenti del vero e proprio pronto soccorso, indicabile con le iniziali maiuscole. La programmazione di tale completo servizio parte in sostanza dalla chiamata dei mezzi di soccorso, che tende ad essere accelerata mediante il numero telefonico nazionale « 113 » per ora funzionante in due sole regioni. Però frattanto comincia quel « tempo di latenza » o « tempo morto » in cui regole morali e doveri penalmente sanzionati sollecitano anche i profani a «faro qualcosa ». A questo punto nascono dilemmi su quel che l'occasionale testimonio deve fare e su quello che non deve fare; vuoi per non incorrere nel reato di « mancato soccorso », vuoi invece per non aggravare la situazione e non correre l'alea della « responsabilità colposa ». ^rima di tutto è ovvio non bisogna nuocere, ijeché si deve andare molto cauti, ad esempio, con raffrettato impiego del trasporto con mezzi di fortu¬ na. Difatti la razionalità del trasporto è ciò che condiziona la recuperabilità di un soggetto, sia per quanto riguarda le future sue condizioni, sia per la sua stessa sopravvivenza. Mosse imprudenti inferte al corpo del traumatizzato, del quale non si conosca l'identità di eventuali fratture, sovente nascoste, o non si riconosca lo stato di choc, possono avere conseguenze fatali. Centri di soccorso Un giurista, quale il prof. Duni, ed un medico legale, quale il Gerin, con il suo collaboratore prof. Merli, nelle rispettive relazioni al « simposio » hanno pertanto discusso rispettivamente gli aspetti giuridici e medicolegali di tale soccorso alle vittime degli incidenti stradali, vagliando le possibili responsabilità delle diverse categorie di soccorritori. Talune incertezze di comportamento scompariranno, comunque, per i soccorritori occasionali quando una educazione sociale, in cui entri ovviamente anche la conoscenza del primo soccorso, sarà ordinariamente diffusa. Bisogna cominciare, oltre che dalle scuole, dagli aspiranti automobilisti. Vale a dire: concessione della patente anche subordinatamente ad un esame proprio sul « primo soccorso ». Questo il volto del simposio. E il dott. Cecchetto, consulente dell'Aci si è prodigato nel diagnosticare quali e quante nozioni relativamente semplici anche il profano possa facilmente apprendere per prestazioni di sufficiente aoocorso immediato. Chiarito questo punto, ecco profilarsi quello della perfetta attrezzatura delle autoambulanze (relatori G. Conforti e P. Palsani). In breve: esse debbono rispondere a possibilità della terapia medica e chirurgica d'urgenza, ad interventi di rianimazione e della particolare assistenza ai craniolesi. Venuti infine all'organizzazione del « padiglione » del pronto soccorso vero, il prof. Biocca, dopo aver dimostrato le attuali carenze, ha illustrato un progetto ideale, purtroppo estremamente costoso, a lato di grandi ospedali di grandi città, corrispondente alla densità degli infortuni stradali regionali. Ma come arrivare a tale « padiglione ospedaliero » con rapidità tempestiva, relativamente alle condizioni del traumatizzato, stante il congestionato traffico cittadino? Soluzione: creazione di piccoli posti di pronto soccorso satelliti alla periferia della grande città, con collegamenti di consulenza con quello principale. Qualcuno (Tenes) preconizza l'eventuale impiego di elicotteri per il trasporto urgente e la conseguente riduzione del cennato « tempo di latenza » dei soccorsi. Il Valdoni propone per la più rapida segnalazione e localizzazione di un avvenuto incidente, che ogni automobile sia munita di un piccolo apparecchio radiotrasmittente. prof. Angelo Viziano

Persone citate: Biocca, Cecchetto, Diversi, Jorio, Pietro Valdoni, Porzi, Valdoni

Luoghi citati: Roma