Il consulente tributario contessa in aula ed accusa gli usurai di «averlo rovinato» di Piero Minoli

Il consulente tributario contessa in aula ed accusa gli usurai di «averlo rovinato» Cominciato II processo in tribunale a Biella Il consulente tributario contessa in aula ed accusa gli usurai di «averlo rovinato» Il ragioniere Bassanino, quarantaseienne, è in stato di arresto - Deve rispondere di malversazione (25 milioni) ed emissione di assegni a vuoto (35 milioni) - Dichiara di aver ottenuto prestiti ad altissimo interesse da un commercialista dì Torino e da un commerciante di Pettinengo - Un teste incriminato in udienza ed assolto (Dal nostro corrispondente) Biella, 30 maggio. Il processo per malversazione a carico del consulente commerciale rag. Livio Bassanino, di 46 anni, e di tre altre persone coinvolte nella vicenda, s'è iniziato stamane al tribunale di Biella ed ha avuto momenti drammatici, culminati con l'incriminazione di un testimone. Il rag. Bassanino è accusato di essersi appropriato di oltre: 25 milioni affidatigli nella sua veste di curatore di una quindicina di fallimenti ed eredità giacenti e di aver emesso assegni a vuoto per altri 35 milioni. Egli è comparso in giudizio in stato d'arresto: nell'estate 1966 era fuggito a Buenos Aires ma la magistratura argentina un mese fa ne aveva concesso l'estradizione. Gli altri tre imputati (tutti a piede libero) sono Giovanni Battista Beilis di 44 anni, Erminio Remordina di 46 e Mario Piana di 76. In correità col Bassanino essi avrebbero sottratto, a proprio vantaggio, macchinari e materiali appartenenti a due fallimenti. Il tribunale è presieduto dal dott. Maineri. In apertura di udienza le amministrazioni di due fallimenti, presiedute rispettivamente dall'avv. Maglìola e dal dott. Reale, si sono costituite parte civile contro il rag. Bassanino col patrocinio dell'avv. Boggio Marzet. Il consulente è difeso dagli avvocati Dal Fiume e Gatti; il Beilis e il Remordina dall'avv. Delgrosso; il Piana dall'avv. Sormano. Il Bassanino, entrato in tribunale con le lacrime agli occhi, ha ammesso tutti gli addebiti a carico. A suo dire due sono state le cause della clamorosa vicenda: una seriedi speculazioni sbagliate e gli usurai. A proposito di questi ultimi, esortato dal p.m. dott. Tacconi a dire la verità, il ragioniere ha fatto due nomi: un commercialista di Torino, Teodoro Fortunato, e il commerciante in formaggi Tersillo Peretto, di Pettinengo, presso Biella, gli avrebbero prestato denaro a interessi elevatissimi. In certi casi — ha precisato l'imputato — il tasso sarebbe stato del 25 e anche del 30 per cento al mese. A carico delle due persone chiamate in causa dal consulente verrà aperta una inchiesta ed esse potranno eventualmente dimostrare l'infondatezza delle accuse. Il rag. Bassanino era titolare di un avviato studio di consulenza commerciale e tributaria in via Duomo a Biella, ma il miraggio di guadagni maggiori lo aveva indotto a intraprendere una nuova attività industriale tessile insieme col Beilis: il tentativo fallì sul nascere per mancanza di capitali adeguati. Secondo il Bassanino la decisione di fuggire all'estero sarebbe maturata improvvisamente. Il mattino del 5 agosto 1966 egli aveva lasciato Biella per un viaggio di affari, che avrebbe dovuto concludersi in giornata, e prima di partire — lo ha dichiarato oggi senza precisarne il motivo — aveva pregato la signora Mariuccta Bosco, mo- glie del Beilis, che gli faceva da segretaria, di portarsi a casa alcuni pacchi di documenti relativi ai fallimenti di cui egli aveva la curatela. Il ragioniere apprese poi che erano andati in protesto due suoi assegni bancari, privi di copertura, e non tornò più a Biella: qualche giorno dopo raggiunse in aereo l'Argentina, chiedendo ospitalità ad una zia. Il Bassanino. raccontando tutto ciò, si è pre¬ occupato di scagionare i tre coimputati, i quali sostengono di avere acquistato regolarmente il materiale ed i macchinari. Il Beilis ha ammesso soltanto di essersi servito, per l'acquisto, di alcu¬ ni prestanomi, compreso il suo dipendente Remordina. Un altro prestanome, Dino Cerruti, di 60 anni, da Bioglio, nella sua deposizione di oggi si è rimangiato le ammissioni fatte per iscritto al dottor Reale, subentrato al Bassanino nella curatela del fallimento della « Filatura La Montanina ». Dopo averlo ripetutamente diffidato a' dire il vero, il presidente Maineri, accogliendo la richiesta del 'PrM:, lo Ha incriminato per falsa testimonianza. Il tribunale non ha però ritenuto provata la colpevolezza del Cerruti (difeso d'ufficio dall'avv. Croce) e. dopo brevissima permanenza in camera di consiglio, lo ha assolto con formula dubitativa. Il p.m. aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione. In precedenza un vivacissimo scambio di battute fra gli avvocati Dal Fiume e Boggio Marzet, a proposito di un documento esibito in tribunale dalla parte civile, aveva provocato una breve interruzione dell'udienza. E' stata chiamata a deporre nel tardo pomeriggio la signora Mariuccia Beilis, che ha però preferito avvalersi della facoltà di astenersi per non danneggiare il marito. Fra i testimoni figura anche la moglie del Bassanino, Teresa Fontana, proprietaria di una profumeria in città, ma è probabile che ella chieda di essere esonerata. Durante il processo la signora Fontana è stata colta da lieve malore. L'udienza si è protratta fino a sera inoltrata. Il processo riprenderà domani mattina con la deposizione di altri testimoni. Piero Minoli L'ex consulente commerciale Livio Bassanino al termine dell'udienza ieri a Biella