Tentano di costruire in Valliamo una società «fondata sull'amore»

Tentano di costruire in Valliamo una società «fondata sull'amore» UN LUOGO DI SOSTA, UNA SCUOLA DI VITA NUOVA Tentano di costruire in Valliamo una società «fondata sull'amore» Sono 350 giovani venuti a Loppiano da tutto il mondo - Hanno trovato nel Vangelo la risposta alle loro angosce - Lavorano e versano i guadagni nella cassa comune - Non esistono gerarchie; ma un giudice di Parma, che vi risiede da cinque anni, è come il sindaco della comunità (Nostro servizio particolare) Loppiano, 29 maggio. Una città nuova, unica al mondo, sta sorgendo sui verdi colli della Valdarno, tra olivi e cipressi. Il sito si chiama Loppiano. Era una vasta tenuta con antichi cascinali e un bellissimo rustico settecentesco, la villa silenziosa dove visse e morì Papini; adesso nella villa abitano in comunità ragazze di varie nazionalità che hanno dato vita ad un centro artistico, fabbricano e vendono ceramiche molto stilizzate; altre ragazze, oltre un centinaio, vivono in un moderno « college » non lontano dalla villa, in cima ad un colle. La maggior parte di loro va a lavorare a Firenze, quindici chilometri distante, e torna la sera. Sul versante di un'altra collina, affacciati su un paesaggio idilliaco di digradanti vigneti, sono sorti villini prefabbricati per ospitare i giovani: filippini, persiani, sudamericani, europei. Vivono in gruppi di sette od otto per casa; anche loro vanno a lavorare a Firenze, oppure si occupano delle vigne, dell'allevamento industriale dei polli, montano roulottes e contatori, separano in ordine di colore gli stracci per conto di industrie toscane. Altri ancora fanno i cuochi nella cucina comune o i lavapiatti. Vi sono avvocati, ingegneri, professori, studenti, operai, tecnici di varie specialità. Ognuno riceve uno stipendio proporzionato al lavoro che fa secondo le tariffe nazio- nali. Ma tutti i guadagni ven- gono versati nella cassa co mune. Tentano di costruire una società nuova cominciando col rifare se stessi. Vi sono cattolici, ortodossi, protestanti, persino mussulmani, ma il loro modello dì vita è nel Vangelo, ama il tuo prossimo come te stesso. Questa città nuova di Loppiano è fondata sull'amore. Siamo arrivati in un giorno qualunque: vi era molto silenzio e un senso di grande pace. Nessuno stupore tra gli abitanti a vedere un volto nuovo: sorrisi aperti, visi distesi, nessuna domanda. Loppiano è aperta a tutti e non importa chi sei, ci si presenta col nome di battesimo, ci si dà subito del tu. Quasi tutti quelli che ci abitano sono venuti qui al culmine di una crisi. Non esitano a raccontare la loro esperienza se glielo si chiede. La storia è nella sostanza sempre la stessa. Viene il giorno che uno si chiede: perché vivo? A che cosa serve tutto quello che faccio se poi viene la morte? E' il vuoto esistenziale, il senso disperato dell'inutilità. Cyrus Iterasi, di Teheran, trent'anni: un viso scavato che non ha ancora trovato, a differenza di tutti gli altri, il sorriso. La sua esperienza è la più drammatica tra quelle che abbiamo ascoltato: « Appartenevo a una famiglia ricca. Scoprii un giorno che pur avendo tutto, non ero felice. La miseria, il dolore del mondo non mi davano pace. Una domanda mi ossessionava: perché tutto questo? Cercai la risposta nei teorici esistenzialisti. Essi sapevano tutto sul dramma dell'uomo moderno. Tutto, meno la risposta. La domanda scintillava nel buio della mia anima ». . Divenne comunista: « Con altri giovani preparavamo la rivoluzione. Avevo trovato uno scopo, per poco mi sembrò di avere scorto anche la risposta. C'era una bella ragazza a complottare con noi, ma ci parve che sapesse troppe cose. Nacquero dei sospetti contro di lei, temevamo che fosse una spia. Una sera ebbi " l'incarico ". Con un altro: l'aspettammo in una via scura ». Siamo nell'accogliente soggiorno della casetta prefabbricata che Cyrus divide con un filippino, uno svedese, un congolese, un italiano studente di medicina. E' ora, questa la sua famiglia. La casa è tenuta dai giovani in un ordine perfetto. Si sentono fratelli. Il più anziano di esperienza viene ascoltato dagli altri come se fosse il padre. Adesso stanno tutti seduti in giro in grande silenzio. Una nuvola passeggera lascia cadere gocce cristalline sulla vetrata aperta sul verde delle colline: Cyrus tace immerso in quel suo dramma indimenticabile. Poi dice: « Una calza di nylon intorno al collo. Non gridò nemmeno ». Fuggì dall'Iran in Germania, si buttò sui libri di teologia. C'erano delle risposte molto profonde a quel perché che ormai non gli dava più respiro, ma non gli toccavano il cuore che restava atono come un sasso. Bussò alle porte dei conventi, supplicò che l'accettassero anche se non credeva in Dio, provò a vivere come un monaco, facendo tutto quello che loro facevano. Sono pazzo, pensava. Un medico psicanalista gli consigliò di prendersi delle distrazioni. Gli voltò le spalle: « Eludere il problema, non era una risposta ». A questo punto, tutte le storie dei ragazzi di Loppiano tornano ad assomigliarsi. S'incontra per un caso — che a molti pare adesso un misterioso disegno — un ragazzo o una ragazza che ha qualcosa di diverso dagli altri: un volto sereno, una gaudiosa comunicatività. Si viene a sapere che vive in comunità con altri giovani. Hanno fittato un appartamento, una soffitta, lavorano, versano i guadagni nella cassa comune, il sovrappiù lo distribuiscono a chi ne ha bisogno. Ve ne sono, di queste comunità, in venticinque Paesi sui cinque continenti. In Italia, in ventidue città, tra cui Torino, Milano, Roma. Loppiano, in attesa di diventare una città vera, con abitanti stabili, fabbriche e scuole è per ora un luogo di sosta, una scuola di vita. Ci si viene per alcuni giorni o per un anno o due. Vi sono già coppie sposate con bambini che vi si sono stabilite. E alcuni — come Lionello Bonfanti, un giudice di Parma — vi risiedono dalla fondazione, nel 1963; come esperienza, Bonfanti è il più anziano, vive in comunità fin dal 1950. E' lui che sovrintende alla città, stabilisce il lavoro che ognuno deve fare, trova gli impieghi fuori. In termini comuni, potrebbe definirsi il sindaco di Loppiano. Ma non esistono né gerarchie, ne cariche nella « città nuova ». Solo dei diritti tacitamente riconosciuti di anzianità e di esperienza. Ci racconta come nacque il movimento. Fu durante la guerra nel 1943, a Trento. Mai il mondo aveva conosciuto tanto odio e tanta violenza come in quegli anni. Tre ragazze di buona famiglia, ricche belle e corteggiate, età media vent'anni, lasciarono tutto quello che avevano e si unirono in comunità. In una misera soffitta. Credevano di aver scoperto nel Vangelo la risposta a tutto il male del mondo: ama il tuo prossimo. Alla spaventosa potenza distruttiva dell'odio, contrapposero l'infinitesima goccia della loro offerta d'amore. La loro porta non era mai chiusa a chiave, lavoravano e il sovrappiù era a disposizione di chi aveva bisogno. Sorridendo affrontarono lo scandalo delle famiglie, l'ironia di chi non capiva, i derelitti furono i primi a comprendere. Presto altre ragazze si unirono, fondarono nuove comunità. Laura Bergagna

Persone citate: Bonfanti, Cyrus Iterasi, Di Vita, Laura Bergagna, Lionello Bonfanti, Papini

Luoghi citati: Firenze, Germania, Iran, Italia, Milano, Roma, Teheran, Torino, Trento