Perché il processo per il Vajont si farà all'Aquila e non a Belluno di Guido Guidi

Perché il processo per il Vajont si farà all'Aquila e non a Belluno ■ IlIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIIMllllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllItlllllIlllllllIflillllllttlllllllllllllllllllllllIUlllItllIIIIIiltlllItllllIlll La C ione ha accolto la richiesta del P. G. Perché il processo per il Vajont si farà all'Aquila e non a Belluno La Corte Suprema afferma: «Belluno si trova al centro delle zone colpite, ove tutto ricorda la tragedia ed è l'ambiente meno adatto per celebrare il processo. Il giudizio richiede un clima distaccato» - Gli imputati sono nove: compariranno a piede libero in autunno (Nostro servizio particolare) Roma, 24 maggio. Il processo per la sciagura del Vajont sarà celebrato dinanzi al Tribunale de L'Aquila al più presto (non prima del prossimo autunno, comunque) e la Cassazione ha tassativamente escluso, per fugare i timori espressi in proposito, che i reati sui quali dovranno pronunciarsi i magistrati siano prescritti in seguito alle « lungaggini » processuali. Una settimana fa la Corte Suprema ha stabilito che saranno i giudici del Tribunale de L'Aquila anziché quelli «naturali» di Belluno a prendere in esame coloro che, secondo l'accusa, debbono considerarsi i responsabili di quanto è avvenuto a Longarone nell'ottobre 1963. Si tratta di nove imputati a pie¬ de libero perché l'altro giorno sono stati revocati gli unici due mandati di cattura emessi dal giudice istruttore. Oggi la Cassazione ha reso noto i motivi che l'hanno spinta a prendere questa decisione. A chiedere che il processo non venisse celebrato a Belluno ed in nessuna regione vicina al Veneto è stato il procuratore generale della Corte d'Appello di Venezia per motivi di ordine pubblico. « Questi motivi — ha sottolineato la Cassazione accogliendo la richiesta — sono di una gravità e di una consistenza non consueta per la previsione e l'entità del turbamento sia dell'ordine pubblico generale sia dell'ordine pubblico processuale ». « Belluno — ha spiegato la Cassazione — si trova al centro delle zone colpite ove tutto ancora ricorda la raccapricciante tragedia e rinfocola gli animi dei superstiti talché l'ambiente favorevole anche alle sobillazioni politiche appare il meno adatto per la celebrazione del giudizio ». « E' vero che — è stato aggiunto dalla Cassazione — le popolazioni sinistrate hanno la forza di resistere alle " speculazioni politiche " ma è innegabile che esse sono tormentate dalla convinzione della origine non naturale, ma colposa della catastrofe che le ha colpite nelle persone più care e negli averi ». « La causa è in questo dilemma — è stato sottolineato dalla Corte Suprema nella sua ordinanza per spiegare il provvedimento che comporterà lunghi spostamenti dei testimoni da Belluno sino a L'Aquila — ed il convincimento che pervade gli animi delle popolazioni della regione per quanto compostamente possa essere espresso dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dei comitati che all'uopo si sono costituiti in pubblici discorsi ed in campagne di stampa, coinvolge in un clima passionale e facile alla suggestione l'ambiente in cui si dovrebbe svolgere il processo ». Un -altro aspetto della situazione ha anche indotto la Corte Suprema a spostare il processo da Belluno a L'Aquila: l'importanza dell'argomento e dei problemi che i giudici dovranno affrontare. « Gli interessi per la particolare incidenza nella tecnica di costruzione delle dighe in relazione alle condizioni geologiche dei luoghi e alla protezione degli abitanti a valle riguardano l'avvenire e tengono desta l'attenzione del mondo scientifico senza limiti di barriere territoriali. Si può dire che l'attesa per questo giudizio ha una portata eccezionale che trascende il caso contingente e gli interessi della stessa collettivi¬ tà nazionale, ragione per cui si impone più che mai la osservanza delle condizioni indispensabili perché il processo si svolga in un clima dì assoluta serenità. E' indispensabile eliminare agli occhi di tutti anche la mera impressione che l'accertamento della verità sia inquinato dalla passione dell'ambiente ». Qualcuno ha affacciato la ipotesi e quindi il timore che questo trasferimento del processo da Belluno a L'Aquila allontani di molto la sua conclusione dopo cinque anni dalla tragedia con il pericolo che possa intervenire la prescrizione a rendere inutili gli sforzi per punire gli eventuali responsabili. Questi timori — ha osservato la Cassazione — non hanno ragione di esistere per due motivi: innanzi tutto perché « doveroso l'impegno che il giudice designato prenderà di assolvere il suo compito al più presto possibile »; poi perché i reati contestati ai nove imputati sono puniti con pene non inferiori a 5 anni di reclusione ciascuno e questo prevede che la prescrizione potrà intervenire soltanto fra quindici anni circa. Guido Guidi