Chiesto l'ergastolo per l'astigiano uccise la nuora che lo respingeva

Chiesto l'ergastolo per l'astigiano uccise la nuora che lo respingeva Il dramma rievocato alle Assise d'Appello di Genova Chiesto l'ergastolo per l'astigiano uccise la nuora che lo respingeva Il pensionato, 58 anni, si era invaghito della moglie ventiseienne del figlio - Le fracassò il cranio con una ventina di martellate - In primo grado era stato condannato a 28 anni - Ieri il P. G. ha negato qualsiasi attenuante (Dal nostro corrispondente) Genova, 22 maggio. Il Procuratore generale ha chiesto la condanna all'ergastolo per Giuseppe Mangone, di 58 anni, il pensionato originario di Frinco d'Asti che ha ucciso con una ventina di martellate la nuora Liliana Dadone, di 26 anni. Il latto avvenne il 5 ottóbre del '65 nell'appartamento di Sestri Ponente, alla periferia di Genova, dove Mangone viveva con il figlio Flavio, la nipoUna Clara, che oggi ha cinque anni e la nuora della quale il pensionato si era invaghito. Mangone è stato condannato dalla Corte d'Assise di Genova a 28 anni di reclusione. Oggi, dinnanzi alla Corte d'Assise d'Appello è cominciato il processo di secondo grado; la sentenza è prevista per sabato. Tre anni fa, la famiglia Mangone conduceva un'esistenza tranquilla, con una certa agiatezza. Liliana era nata a Villa San Secondo e. giovanissima, si era trasferita con i genitori a Frinco; innamoratasi di Flavio Mangone, a quel tempo agricoltore, l'aveva sposato nel 1959. Due anni dopo, i giovani sposi s'erano stabiliti a Genova, rilevando una trattoria di Sestri Ponente. Anche Giuseppe Mangone, che nel frattempo era rimasto vedovo, aveva lasciato la casa di Frinco per raggiungere il figlio e la nuora. Nel 1962, ceduta la trattoria, i due coniugi avevano aperto un negozio di commestibili e salumeria in un rione nuovo di Sestri Ponente, in via Sant'Alberto' 34, andando ad abitare nella stessa strada. Un anno dopo era nata Clara. Casa, negozio, televisione alla sera, qualche gita in auto alla domenica: questa era la vita della famiglia Mangone, stimata e benvoluta dal vicinato. Giuseppe Mangone trascorreva le giornate con la nipotino, accompagnandola ai giardini o sorvegliandola in casa mentre il figlio e la nuora erano impegnati in negozio. Arriviamo così all'ottobre del '65. Da qualche tempo Liliana Mangone avverte su di sé gli sguardi del suocero e il loro significato non le sfugge. L'uomo, infatti, s'è morbosamente invaghito della nuora e, un giorno, tenta addirittura un approccio brutale, ma la donna lo respinge con durezza ed informa il marito. Flavio Mangone affronta il padre; ha con lui una spiegazione rude. L'anziano uomo promette di non insidiare Liliana, ma da quel momento si fa torvo, assorto in pensieri cupi. « Ero stregato dall'amore — dirà poi ai giudici della Corte d'Assise —. Non riuscivo a liberarmene. Avevo persino pensato che l'aria della mia camera fosse avvelenata da un gas erotico ». Nel pomeriggio del 5 ottobre, i due coniugi,- come al solito, sono dietro il banco del negozio. Giuseppe Mangone, uscito con la nipotino, rientra alle 18 per assistere allo spettacolo televisivo dedicato ai bambini. Sono ancora davanti al televisore quando alle 19,40 Liliana rincasa, precedendo ' di una decina di minuti il marito per preparare la cena. Il suocero è dietro l'uscio e appena la nuora entra le vibra una prima martellata sulla testa, stordendola. Poi chiude la porta innestando anche il chiavistello di sicurezza, si china sul corpo della donna, steso sul pavimento, e riprende a vibrare i colpi, usando la parte tagliente del martello. La piccola Clara, richiamata dai gemiti della madre, corre presso di lei gridando. Al piano di sopra un inquilino sente questo trambusto e, allarmato, manda la propria figlia ad avvertire Flavio Mangone in negozio. L'uomo si precipita a casa, ma trova la porta chiusa: sente l'ansimare del padre che continua a colpire, il rantolo della moglie, le grida disperate della figlioletta. Arriva un vigile urbano, la porta viene abbattuta a forza di spalle. La donna è distesa a terra, in un lago di sangue, il forsennato è addossato ad una parete, immobile; la bimba, accanto alla madre, è scossa dai singhiozzi. Liliana respira debolmente, ma' sono gli ultimi attimi dell'agonia. ^hingtààv.*tSBd{were -eM'ospe dale:, le mp.rtellp.te,. una ventina, le hanno maciullato il cranio. Perché Giuseppe Mangone ha ucciso la nuora? « Era una cosa che doveva succedere ed è successa » ha detto oggi l'omicida. Il P. G. ha negato all'imputato qualsiasi attenuante. «E' un essere abominevole, bestiale. Per lui chiedo l'ergastolo ». f. d.

Luoghi citati: Frinco, Frinco D'asti, Genova, Villa San Secondo