L'infarto lo prepariamo 20 anni prima trascurando ogni giorno il nostro cuore
L'infarto lo prepariamo 20 anni prima trascurando ogni giorno il nostro cuore Se si dimentica la moderazione in tutte le cose L'infarto lo prepariamo 20 anni prima trascurando ogni giorno il nostro cuore Quanti sono i pregiudizi cui la gente dà retta per salvaguardare la salute del proprio cuore dalle malattie coronariche? E quali sono, invece, le regole, quelle vere e razionali, da seguire — senza ossessioni, s'intende, ma con un po' di continua attenzione — quando, al proprio cuore, si voglia far del bene: o, almeno, non si voglia proprio far del male? I pregiudizi e le leggende cui la gran parte di noi è solidamente attaccata, sono, per non citare che i più comuni, almeno una bella dozzina: e molti di essi hanno persino un certo « tono » pseudoscientifico e moderno. E' un pregiudizio affermare che l'attività fisica — e, in particolare, quella sportiva — dopo i 40 anni faccia più male che bene; non basta, infatti, tener conto solo degli improvvisi attacchi di cuore capitati ad un cinquantenne alla fine di una partita di tennis o durante una gita in montagna: bisogna anche tener conto del fatto che il cinquanta per cento delle crisi coronariche acute, negli uomini di mezz'età, insorgono, guarda caso, proprio mentre il loro cuore è « a riposo », durante la notte, in un comodo letto. E' un altro errore stabilire che certe malattie di cuore siano la prerogativa dei « pezzi grossi e dei dirigenti »: diciamo, piuttosto, che gli improvvisi malanni di questi signori hanno più risonanza di quelli di altri signori, meno noti e meno « in vista », ma altrettanto esposti,, per le stesse o per altre ragioni, al rischio cardiaco. E' un concetto sbagliato credere che, solo perché si è donna, si sia al riparo dalle malattie cardiache « tipicamente maschili ». La cosa è relativamente vera solo per un certo periodo della vita femminile (sino alla menopausa); ma, al di là dei 50, quest'« esenzione » — che, anche prima, non è certo un'immunità assoluta — non vale più. E' sbagliato dire «ho 30 anni e godo ottima salute: perché dovrei preoccuparmi per il mio cuore- proprio adesso che l'età degli infarti è ancora cosi lontana?»; è sbagliato, semplicemente, perché il « futuro » di un cuore, anche se si tratta davvero di un cuore sanissimo, lo si prepara a distanza, dai 15-20 anni in su: coll'uso che se ne fa ogni giorno, coll'accorto bilancio tra i riguardi che gli sono dovuti e gli attentati cui non si può fare a meno di esporlo. E non è neppur vero che « per evitare gli infarti bisogna eliminare tutto, i grassi, le uova, il burro, le si¬ garette, l'alcool, le aspirazioni e la carriera »; perché le regole « anticoronariche » non sono né strumenti di tortura o di privazione né tessere di vita claustrale: ma soltanto un saggio decalogo che raccomanda la misura ed il giusto modo in tutte le cose. E non è vero, d'altra parte, che « le calorie non contano »; o che « se proprio contano, basta una bella cura dimagrante di tanto in tanto »; o che «è inutile star 11 ad essere prudenti nel fumare, nel mangiare e nel vivere quando c'è tanta gente che vive come meglio le pare e campa cent'anni». Siamo proprio sicuri che, ad insultare e ad adoperar male, di continuo, il nostro cuore, si guadagni davvero in longevità ed in salute? E non sono neppure accettabili gli altri preconcetti, quelli basati su rinunciatari pessimismi o apparenti fatalismi: persone che, sapendo di aver qualche precedente familiare di malattie cardiache e vascolari (infarti, trombosi cerebrali, diabete, ipertensione arteriosa) si sentono quasi dei predestinati alle stesse, malattie: e, allora, o cadono nella più dannosa delle paure croniche o decidono, invece, che, piuttosto di vivere di terrore, di pene e di stenti per evitare un pericolo che è quasi certo, « è meglio mangiare, bere e stare allegri senza dar troppo retta ai medici ». Oppure le persone dell'« intanto non c'è niente da fare: perché l'arteriosclerosi, quando viene, non te la-toglie più nessuno ». I precedenti familiari non sono un verdetto di cardiopatia a sicura e breve scadenza: tanto più quando, tenendo conto di una generica predisposizione, ci si dia da fare ad attenuare, a prevedere e a curare i singoli fattori predisponenti. E le cure esistono: e non soltanto quelle fatte di farmaci — a cui aggrapparsi quando si sia ormai malati — ma quelle, ancor più importanti, rappresentate dalle regole igieniche, dalla saggia amministrazione alimentare, dall'accorto risparmio di ogni fattore d'interferenza dannosa e dall'intelligente controllo del proprio stato di salute. Le regole generali? Certo che esistono. Non danno forse la sicurezza assoluta né la garanzia, scritta e firmata, di una vera assicurazione contro le temute malattie cardiache; ma valgono molto; e bisógna conoscerle e seguirle: e vai sempre la pena di applicarle. Ne parleremo, la prossima volta. il dottor X
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