Il «male da racchetta» che colpisce i tennisti di Angelo Viziano

Il «male da racchetta» che colpisce i tennisti Pietrangeli non ha mai sofferto di questo guaio Il «male da racchetta» che colpisce i tennisti Ma a volte tocca anche altre categorie professionali: fra i pescatori, ad esempio, è noto come « male della lenza » - Si tratta d'un disturbo del gomito (epicondilite) non grave ma noioso e che fa soffrire ad ogni mossa - Come si può prevenire e curare Di solito un morbo, più o meno noto, ritorna al commento giornalistico quando ne viene colpita una personalità di gran fama. Ma se vi balza curiosamente all'inverso, cioè proprio per il fatto che un personaggio, è venuto dichiarando di esserne rimasto esente, c'è da sospettare che si tratti di una malattia professionale, una di quelle forme morbose che si insinuano subdolamente, gradualmente, per un'azione lesiva a lunga ripetizione, anche se alle volte la loro esplosione sembra legata ad un fatto acuto. Questo è il caso odierno (che ci lut procurato alcune lettere-domanda) del « tennis-elbow », di cui la settimana scorsa il famoso tennista Pietrangeli, in un'intervista radiofonica, ha assicurato di non essere mal rimasto affetto. Spada di Damocle.- quindi, tale morbo (detto anche « male da racchetta » o « gomito dei tennisti », dato che dal gomito ne parte il dolore) dì marchio specifico per una sola categoria dì sportivi? No, davvero; che un tal rischio potenziale lo chiamiamo, ad esempio, « male da spada » negli schermitori, « mal della lenza » nei pescatori. E v'ha di più. Per analoga genesi il morbo può essere retaggio anche di alcune attività professionali extra-sportive e persino casalinghe, in cui gli interessati (sì, anche massaie) impegnano funzionalmente sino all'abuso il gomito, con frequenti-pronazioni e supinazioni dell'avambraccio, a mano in atteggiamento prensile. Così come quel muratore-riquadratore, che ci ha scritto, allibito di essersi sentito diagnosticare « un gomito da tennis », pur non avendo mai praticato tale sport. Egli per il suo male può trovarsi, difatti, in compagnia magari anche dì dattilografe e suonatori di violino o giocatori di golf. Vi è, adunque, un gruppo dì sport e professioni che per una antiflsiologicità dei I gesti del braccio e quindi del gomito, per la frequente ripetizione di essi e specialmente per il cattivo maneggio di uno strumento non sempi-e adeguato per peso o per impugnatura, provocano il substrato morboso per cui dal gomito e precisamente, in corrispondenza di una tuberosità, che è-l'epicondilo omerale — donde il nome tecnico di « epicondilite » per la malattia — insorge una spiedata dolenzia (epicondilalgia); la quale ha la particolare caratteristica di inalberarsi ed accentuarsi durante taluni movimenti. Non s'acqueta senza che sia messa a riposo la articola- ; zione interessata (cioè il gomito) e non essa soltanto, ma anche il polso e la mano corrispondenti. Non è un disturbo che passa facilmente. Fuori delle posizioni di riposo, può rinnovarsi con frequenza e con varia intensità, a seconda dell'uso dell'avambraccio, per mesi e anche per anni. Per quanto il primo caso di « tennis-elbow » sia stato descritto quasi un secolo fa da Runge, varie teorìe si contendono ancora il campo sull'intimo meccanismo della lesione occulta. E' tuttavia accreditato che entrano in gioco diversi fattori irritativi locali, suscitati non da un trauma unico violento, bensì da piccolissimi traumi intesi in senso lato (da iperestensione del gomito, ad avambraccio più. o meno supinato) o dalla frequentissima contrazione di quei muscoli la cui azione si riflette pertanto sul periostio dell'epicondilo mediante le fibre tendinee con cui vi si inseriscono. Si sospetta ora nella genesi anche la probabile compartecipazione di taluni legamenti dell'articolazione del gomito, come sede delle alterazioni dolorigene. Il dolore s'irradia lungo i muscoli della faccia laterale dell'avambraccio; talora anche del braccio. In certi casi il paziente ha il segno dell'» aih! » quando gira una chiave nella serratura, o allorché porta alla bocca un cucchiaio, o si versa da bere. Ciò che stupisce è il contrasto tra la violenza, l'intensità del dolore e l'assenza sia di ogni fenomeno generale, sia di ogni segno obbiettivo locale. Nella parte dolente non si rileva, difattt, né gonfiezza, nè altre alterazioni. La terapia? Sì, ci sono da qualche anno a disposizione anche interventi chirurgici (tecnica di Hohmann e tecnica di Tavernier), per cui basta una semplice bene azzeccata incisione, con buoni risultati. Ma chi non ricorrerebbe prima alle varie cure mediche, che meritano certo di essere tentate, visto che in un buon numero di casi hanno successo? Esse vanno dal riposo di tutto l'arto superiore alle applicazioni calde, sabbiature e stufe speciali; dalla marconiterapia ai raggi Roentgen; dalle infiltrazioni locali dì sostanze anestetiche a quelle di idrocortisone. Invece in tali frangenti i massaggi debbono essere assolutamente esclusi. In quei casi in cui la genesi del male, talora presunta da irritazioni o compressioni nervose nell'ambito della colonna vertebrale, sia accertata tale, secondo alcuni una manipolazione cervicale, scrupolosamente centrata, induce talvolta un'immedia¬ ta scomparsa del dolore. Naturalmente anche dalle cure termali la epicondilite può trarre vantaggi, " Ma non vai meglio prevenirla? Certo che la profilassi conta. E se vediamo che nei campioni di tennis il « tennis-elbow » diffìcilmente alligna non c'è da stupirsi, in quanto a prevenire quel danno sta la Cura dello stile del gioco, della struttura della racchetta, della qualità delle palle. Mediante analogiche precauzioni anche i casi di epicondilite di altra derivazione potrebbero diminuire di frequenza. prof. Angelo Viziano

Persone citate: Hohmann, Pietrangeli, Roentgen, Runge, Tavernier