Dure parole a Parigi tra americani e vietnamiti di Sandro Volta

Dure parole a Parigi tra americani e vietnamiti Terza seduta dei negoziati preliminari Dure parole a Parigi tra americani e vietnamiti Harriman e Xuan Thuy hanno polemizzato aspramente per quattro ore - Il delegato degli S. U. ha tuttavia concluso con una nòta distensiva: « Ci avete chiesto se lasceremo al Sud Vietnam di decidere il suo destino. La nostra risposta è si » - La prossima riunione mercoledì: forse Harriman torna a Washington per consultarsi con Johnson (Dal nostro corrispondente) Parigi, 18 maggio. La terza seduta plenaria delle conversazioni americano-vietnamite si è aperta stamani alle 10,30 ed è durata quattro ore. Xuan Thuy aveva proposto di riprendere le discussioni martedì mattina, ma Averell Harriman ha chiesto che i lavori vengano rinviati d'un giorno, perché martedì è occupato, e il suo interlocutore ha subito accettato: la nuova riunione avverrà dunque mercoledì alle 10,30. Harriman non ha detto in che cosa è occupato, ma tutto lascia supporre che le dimissioni presentate stamani dal governo di Saigon, segnando una svolta delle trattative di pace, necessitino uh riesame di tutto il problema e nuove istruzioni del governo americano alla sua delegazione a Parigi. Non si può neppure esclu- dere, benché ufficialmente non se ne sappia nulla, che Harriman approfitti dell'interruzione per fare un rapido viaggio a Washington. Le dimissioni che 11 Primo ministro sud vietnamita Nguyen Van Loc ha presentato stamani al generale Thieu, che lo ha subito sostituito con l'ex capo del governo Tran Van Huong, vengono interpretate, tanto negli ambienti della delegazione nord vietnamita quanto di quella americana, come sconfessione del generale Ky, uomo forte del governo di Saigon. Non che Tran Van Huong si sia mai manifestato favorevole ad un governo dì coalizione a Saigon, comprendente anche i rappresentanti del Fronte nazionale di liberazione, ma negli ambienti delle due delegazioni si crede possibile che nel nuovo governo (che egli costituirà la settimana prossima) sarà rappresentato anche un movimento di recente formazione, l'Alleanza delle forze nazionali democratiche e pacifiche, molto vicino ai guerriglieri comunisti. Se queste previsioni si realizzeranno, è certo che un governo a larga base, in cui fossero rappresentate tutte le forze politiche del Paese, aprirebbe prospettive di pace che sembrano Irrealizzabili finora e la conferenza di Parigi potrebbe ripartire finalmente su basi concrete. In ogni caso, come scrive stasera Le Monde, « il solo fatto che il generale Ky, originario del nord, sia ormai messo da parte dal governo permette almeno di vedere un po' più chiaro nel giuoco politico di Saigon ». Questa può essere la ragione del lungo rinvio delle sedute, chiesto da Harriman, il quale proprio ieri aveva manifestato l'intenzione di proporre riunioni meno intervallate per arrivare più presto a qualche accordo. Anche oggi, infatti, le polemiche hanno occupato le quattro ore della riunione. Ha preso per primo la parola Harriman, che si è rivolto a Xuan Thuy per dirgli: « Avete chiesto se gli Stati Uniti sono decisi a lasciare la popolazione del Vietnam decidere del suo avvenire. La mia risposta è: sì. Come il presidente Johnson ha detto: ogni cittadino avrà diritto a un voto». Poi, però, si è impegnato in una lunga contestazione degli argomenti svolti da Xuan Thuy nella seduta di mercoledì, con una minuziosa esposizione di documenti e di dati statistici, provocando una risposta non meno lunga e minuziosa del plenipotenziario vietnamita. Il senso del discorso di Xuah Thuy può essere riassunto in questi termini: «'Affinché 'queste conversazioni ufficiali si concludano con ri¬ sultati positivi, la parte americana deve dare rapidamente una risposta positiva sulla cessazione incondizionata dei bombardamenti e di ogni altro atto di guerra contro il Nord Vietnam». La riunione si è risolta così, anche questa volta, in un dialogo di sordi. «L'atmosfera — ha detto ai giornalisti il portavoce della delegazione americana — è sfata press'a poco come quella della riunione precedente: diretta, calma, senza passione. Ma non ho nessun progresso da riferirvi ». Sandro Volta . (Vedere a pag. 20 gli sviluppi della situazione nei Vietnam). L'americano Harriman intervistato mentre sale in auto dopo l'incontro con i nordvietnamiti (Telefoto Ansa)