I misteriosi e cari animali vivono con noi in casa di Nicola Adelfi

I misteriosi e cari animali vivono con noi in casa L'esperienza di ogni giorno e gli studi scientiffiei I misteriosi e cari animali vivono con noi in casa Me lo regalarono appena svezzato, piccola creatura che poteva stare tutta sul palmo di una mano, e ora ha compiuto due anni il mio gatto siamese, Muzzi. Come si legge nelle enciclopedie, i gatti di quella razza più che alla casa si affezionano alle persone, e ne sono gelosi. Però non fanno moine come i cani; anzi, sono piuttosto ruvidi nei rapporti con l'uomo. Per esempio, quando io ritorno a casa dopo un'assenza di giorni, il mio gatto reagisce mettendosi a correre come un pazzo per le stanze; agilissimo, schizza da una poltrona all'altra, sopra e sotto i letti, sui tavoli: di tanto in tanto viene a guardarmi come se volesse sincerarsi che io mi sono accorto di quel che sta facendo, e ritorna subito alle sue corse acrobatiche. Esausto, comincia a guardarmi da lontano sostando indeciso. Vuole che sia io ad andargli incontro, ma prima di lasciarsi toccare fa brevi, improvvisi scarti laterali. Infine si stende per terra col ventre all'insù, come se si consegnasse alla mia mercé. Secondo lo scienziato Konrad Lorenz, i gatti assumono quella posizione quando si sentono aggrediti, e lo fatino per difendersi con tutte le loro armi, le unghie e i denti. Però non è il caso del mio siamese. La sua aggressività è solo una finzione. Io gli solletico- il ventre o la gola e lui prende a mordermi cercando di tenere ferma la mia destra con le unghie delle gambe anteriori. Ma sono morsi senza convinzione; tant'è vero che se abbandono inerte la mano per fargli capire che ora sono io a mettermi alla^ sua mercé, allora i morsi diventano più deboli, egli comincia a leccarmi le dita. E così, adesso, la pace è fatta tra-lui e me che lo avevo | abbandonato per pochi o mo)ti giorni. ? \ ,,, Nelle sue preferenze fami-i liari, io sono forse all'ultimo posto. Però la sera tardi, quando in casa si spengono le luci e resta accesa solo la stanza di soggiorno dove io leggo, L quelle ore Muzzi lascia tutti per stare con me. Trascurarlo completamente non mi è possibile. Vuole giocare, ma come ha l'abitudine di fare con me: fra lotte simulate, morsi, riconciliazioni. Se lo assecondassi, continuerebbe per ore. Quando io non gli bado, mi tende agguati da dietro la poltrona, mi morde una caviglia oppure sta a guardarmi fisso, all'erta, forse cercando di capire il mio umore e le mie intenzioni. Dunque, io e il mio gatto abbiamo trovato modi per intenderci, starei per dire un linguaggio comune. Ma che cosa gli passa per la testa, io non so minimamente. In realtà, io non so che pochissime cose sulla sua personalità, e sono tutte vacillanti, più che altro intuizioni soggettive. A ben pensarci, è una situazione curiosa, a tratti persino imbarazzante: accanto a me, nella mia, casa, vive una presenza misteriosa, circola un fluido vitale di natura ignota, qualcuno che non posso dire un estraneo ma che non so chi sia Né mi è dato sperare che la scienza mi illumini, sebbene sugli animali e sulla loro psicologia esista una vasta lette ratura. In questo campo le nostre conoscenze non hanno compiuto quasi alcun progresso da quando i primi uomini strisciavano nudi sulla terra, e tuttora stiamo domandandoci se è solo un istinto meccanico oppure è qualcosa di più elevato a determinare il com portamento degli animali. In breve, hanno o no un'intelligenaa? E di che natura è? E quali sono i suoi limiti? L'insigne naturalista inglese H. Munro Fox in un suo li bretto, La personalità degli animali, dichiara con sinceri tà di non essere in grado di dare risposte neppure approssimative: avanza con la cautela di un cieco, a tastoni, e a ogni passo ci suggerisce che le indagini più meticolose e le ricerche compiute con i più penetranti mezzi scientifici, non hanno acceso finora nemmeno un fioco lume nelle tenebre che stanno tra noi uomini e gli impulsi degli ani mali. E* un mistero inviolato, e perciò tanto più affascinante. Pensate per esempio ai cavalli di Elberfeld in Germania che erano capaci di risolvere difficili problemi di matematica ed estrarre radici quadrate, cubiche e quarte con la celerità e la precisione di' cervelli elettronici. Innumerevoli sono i libri scritti sul loro conto da parte di scienziati delle più diverse discipline, ma.i loro esperimenti e le loro conclusioni ci lasciano pur sempre' all'oscuro. Del resto di animali t pensanti » e « parlanti » esiste una casistica illimitata. Alcuni anni fa divenne famosa in Italia e all'estero la barboncina Peggy, di proprietà della signora Ines Corridori Giordano di Chiari, che era in grado di rispondere a domande anche astruse allineando sul pavimento le lettere dell'alfabeto. Peggy fu inter¬ vistata da scienziati, filosofi, medici, apparve alla televisione. A parlarle andò anche la scrittrice Elisabeth Borgese Mann alla presenza di molte persone. Peggy rispose sempre a tono, talora con sorprendente acutezza. Così poi riferì la scrittrice: « L'atmosfera era diventata sempre pia eccitante. Allora io presi il coraggio a due mani e domandai: "Peggy, credi in Dìo? ". Peggy abbaiò tre volte. "Ma che cosa è Dio? ". " Crea " scrive Peggy. " Crea che cosa? " insisto iò. "Tutto" scrìve la cagnetta. Confesso che quell'affermazione non m'era mai sembrata così credibile come ora che la sentivo dalla bocca della saggia barboncina ». Molteplici e in genere discordi sono le spiegazioni che gli scienziati cercano di dare di queste facoltà intellettive degli animali; e lo stesso avviene per il fatto che spésso gli animali riescono a sentire in anticipo un terremoto, la caduta di una valanga, il cambiamento di tempo. Maurice Maeterlinck pensava che gli animali, per essere più vicini di noi alla natura, hanno sensi con i quali riescono a captare fluidi che invece sfuggono agli uomini. Se la scienza dichiara la propria ignoranza e può al più formulare ipotesi, tutt'altro è l'atteggiamento di chi possiede animali e li ama. Non c'è forse padrone di cani o di gatti che non sia persuaso di potervi dimostrare le qualità di intelligenza e di cuore del suo animale. E allora? Per togliere qualche velo tra gli innumerevoli che avvolgono questo mistero, l'unica via che ci resta consiste nell'accumulare quante più notizie è possibile sul conto degli animali. Occorrono tuttavia una pazienza e un amore inesauribili. E' il caso per l'appunto di Guglielmo Bonuzzi, scrittore di Bologna. Ha 76 anni, e neppure lui sa quando cominciò ad interessarsi al mistero degli animali. Diciamo che ci è vissuto sempre in mezzo con la sua vivida intelligenza, combattendo contro la cattiveria e l'ignoranza degli uomini. Diciamo anche che forse nessun altro ha contribuito quanto lui a diffondere tra gli italiani di oggi comprensione e rispetto verso « i nostri fratelli minori ». Di Bonuzzi ora l'editore Cappelli, ripubblica la sua famosa trilogia: L'animale questo sconosciuto, L'altro prossimo e Gli animali si vogliono bene. I casi riferiti sono moltissimi e spesso impressionanti. Complessivamente è una lettura che stimola, affascina, soprattutto contribuisce a renderci più umani. Nicola Adelfi

Luoghi citati: Bologna, Germania, Italia