Trittico di Vadim, Malle e Fellini dai «Racconti straordinari» di Poe

Trittico di Vadim, Malle e Fellini dai «Racconti straordinari» di Poe Presentato inori concorso a Cannes « passi nel delirio » Trittico di Vadim, Malle e Fellini dai «Racconti straordinari» di Poe Nel film a episodi, il regista italiano vince nettamente il confronto con i colleghi francesi - Narra con abilità e fantasia la storia di un attore inglese (Terence Stamp) che sfugge al «labirinto» di Cinecittà uccidendosi al volante della sua auto - «Al fuoco, pompieri» del cecoslovacco Forman: un garbato e divertente bozzetto (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 17 maggio. Venerdì diciassette: fatalità e orrore sulla Croisette. La Francia ha presentato, fuori concorso, la comproduzione franco-italiana a colori Histoires extraordinaires (inItalia, Tre passi nel delirio), tre episodi, da altrettanti rac" conti di Edgar Poe, diretti nell'ordine da Roger Vadim, Louis j Malie e Federico Fellini. Cominciamo dall'ultimo, che non per nulla corona lo spettacolo, dissolvendone certa stanchezza. Oltre ad essere il più liberamente derivato dei tre, vale, da sé solo, il prezzo dell'opera. Non bisogna mai scommettere la propria testa col diavolo non aggiunge né toglie' alla fama del regista della Dolce vita e di Otto e mezzo, ma è ben degno della sua vena fantasiosa e del suo magistero cinematografico. Un motivo ha sempre detto bene a Fellini: la satira dell'ambiente cinematografaro romano, nei suoi aspetti più ridicoli e al tempo stesso spettrali. Qui l'antico gusto è ritrovato, e secondato con un abbandono di cui fa le spese Poe, messo da parte anche più che non richieda una libera derivazione; in Compenso l'episodio è pieno di, Fellini, e questo ci basta. A Roma vanno di moda gli attori inglesi, ed eccone uno che è addirittura l'archetipo della specie: capellone, beat e allucinato quanto ce n'entra. Lui sì, richiama davvero Poe, quelle sue figure tra di stoppa e di cera, sempre in pericolo di squagliarsi sotto i nostri occhi. i" produttori 10 hanno fatto venire per affidargli la prima parte in un « western cattolico » (la trovata dell'ultima ora), ma l'attore, che tra i suoi demoni distruttivi ha anohe quello della, -velocità, non . sarebbe venuto: senza . l'offa ,:'cj| una « Ferrari », la1 - sòia?: còsa 'che' gl'impofta. Intanto,.còsi stral nito, così portato via dalle sue visioni di drogato (più insistente quella d'uria bambina bionda che gioca con un palloncino), egli è esposto come una bestia rara alVhigh life dell'Urbe, deve intervenire a distribuzioni di Oscar, rispondere a intervistatori ecc. Qui l'estro di Fellini si riaccende tutto, tratteggia tipi e macchiette cui si potrebbe anche dare un nome, trasfigurandole, come suol fare, sul piano della féerie. E dal gioco delle domande e delle risposte toglie effetti « attuali » e divertenti. Poi il divo si apparta con la sua « Ferrari », turbina in un simbolico labirinto senza uscita e finalmente attacca la sua corsa disperata, interrotta da pause angosciose. E' un pezzo di bravura sulle, nuda tragedia di un uomo disperato che fugge da se stesso. Ma è tempo di rammentarsi del titolo: un ponte è caduto; la strada manca al folle automobilista. Che gl'importa? Prende lo slancio e via... muore, si capisce; e riecco la malaugurosa bambina con la palla; e la palla saltella, scivola, sfiora la testa decollata del disgraziato Toby che volle scommetterla col diavolo. Fellim non ha fatto come lui, non ha scommesso la testa, o almeno non l'ha scommessa tutta, sulla riuscita dell'episodio. Si è semplicemente voluto divertire, coi propri mezzi, alla barba di Poe; e ci è riuscito con la elettrizzante comunicativa e la foga inventrice che lo distinguono. Ottimo il protagonista che è l'inglese Terence Stamp. For tografia di G. Rotunno, musica di Nino Rota. Degli altri due episodi, entrambi più fedeli ai rispettivi modelli, il più debole è il primo, quello di Vadim. L'eleganza di cui egli ha spalmato 11 suo Metsengersten, storia feudale di due cugini, Federica e Guglielmo, separati, da un antico odio di famiglie, e congiunti in una stessa morte per fuoco, ad opera di un cavallo nero, è appunto esteriore, non giova al ritmo e quindi all'interesse. La stessa Jane Fonda, per quanto arrischiatamente vestita o svestita, si perde in una sontuosa noia; e non parliamo di suo fratello Peter dalla modica parte. E dire che gli argomenti cattivanti abbondavano, cominciando dal sesso su cui al regista non è parso vero di gettarsi. Federica è bella quanto depravata; divorata dall'odio e dal desiderio per il cugino, cerca diversivi in orge che sembrano preordinate dal « Divin Marchese »; ma tutto l'annoia (e la capia- mo), essa è già un esempio di moderna saturazione del male. Ma con tanta carica avveniristica e tanta sceltezza di costumi e d'ambienti, il racconto non ingrana, in sua vece abbiamo una filza di bei quadri. In mezzo al trittico sta Malie con William Wilson, interpretato da Alain Delon e da una Brigitte Bardot nera come il corvo. Qui si sente il polso di un regista e le cose camminano. Il caso di William richiama quello del dottor Jekyll: il bene e il male che sono nell'uomo escono dal rapporto dialettico, diventano due persone, fisicamente identiche l'una all'altra, che si danno battaglia. Il William « buono » fiancheggia il « malvagio » dall'infanzia alla virilità, interrompendone sul più bello le nequizie; finché il secondo .prorompe e uccide il primo. Lo uccide, per morire subito dopo, non potendo l'uomo consistere in pura malvagità. Il racconto è in gran parte ambientato nell'Italia settentrionale (Bergamo) al tempo dell'occupazione austriaca, e trae il meglio dalla cornice ottocentesca, sentita dal regista con caldo spirito romantico. Perché con Malie l'eleganza penetra, diventa una viva componente del film: come si vede nella lunga sequenza della partita a carte tra Alain e Brigitte, al vertice del dramma. Non mancano però tratti stanchi, riempiti di puro compiacimento. Concludendo, queste « storie straordinarie », pur avendo dello zoppo come quasi tutti i film a episodi, si staccano dalle solite accozzaglie; soprattutto finiscono in bellezza col « divertimento » felliniano. Nella rassegna è ricomparsa la Cecoslovacchia con una delle sue firme più apprezzate, Milos^ Forman, autore delT«,Asso di picche» e de} meno valido ma più fortunato « Gli amori di una bionda». Il nuovo film, «Hori, ma panenko » (« Al fuoco, pompieri »), denuncia anche più spiccatamente una certa involuzione del regista verso il bozzettismo spicciolo. Forman è per natura un regista svagato e pungente; nelle cose migliori rende qualche fragranza del Cecov umoristico. Queste e altre sue qualità, come di saper legare i motivi di sentimento a un preciso sfondo sociale, non mancano neppure nell'odierna operetta, ma troppo tenue è la ma¬ teria su cui si esercitano. Siamo nel bel mezzo d'un ballo annuale di pompieri in una cittadina di provincia, quando un incendio disturba la festa. Brucia la casa d'uno dei pompieri, membro del comitato dei festeggiamenti; tutti corrono a vedere, ogni cosa va in scompiglio, e c'è chi ne approfitta: spariscono i premi della lotteria, sparisce la « scure d'oro » che doveva' essere assegnata al vecchio comandante in riconoscimento dei suoi 40 anni di servizio: festa e festeggiati vengono a mancare del loro aliménto, la delusione accartoccia quei buoni vecchietti cui sono negati i meritati trionfi. Molti gli incidenti comici, implicanti anche l'elezione d'una reginetta di bellezza, e appena affiorante la melanconia di fondo concernente quei de¬ lusi. L'interesse di Forman, quando non va ai giovani, si posa sui vecchi, come quelli che più faticano a seguire il carro della società. Il complesso è vivace e garbato, ma l'ispirazione del regista e con essa l'attenzione dello spettatore sono sviate da troppa pirotecnica di episodi e di particolari, non trovano un centro. Leo Pestelli VESTITI CUSTODITI E IN ORDINE CON Lavateli! , L 9.800 Esigete solo questa marca originale perché le imitazioni sembrano eguali ma cambiano . le misure... ed altro... rfamatfei NOVA,.d(o VJSIOLA 23 Pollici TV9 televisore unificato serie MEC-L. 119.000 Il noto contabile elettronico Duedue Fakuater ha calcolato che nel mondo ci sono esatta-» mente 3.456.789.002 calli. I due ultimi sono suoi. Poveretto!!! Come soffre! ! 1 Si ostina a non usare il notissimo Callifugo Ciccarellt che si trova in far* macia a sole 200 lire. j I dentini che spuntano (anno male. Massaggiando te gengiva Infiammate col DENTINALE II bambino torna a corridore. DENTINALE dr. 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