Nuova sostanza anti-rigetto sperimentata con successo a Torino

Nuova sostanza anti-rigetto sperimentata con successo a Torino Intervista con il prò/. dell'Istituto di genetica medica Nuova sostanza anti-rigetto sperimentata con successo a Torino Si tratta d'una proteina solubile, scoperta da due americani - Si isola « bombardando » con ultrasuoni le cellule della milza - Iniettata contemporaneamente all'operazione di trapianto impedisce il processo di rigetto - Si sviluppano le ricerche della scuola torinese sulla compatibilità biologica - Ottimi i risultati - Individuato un sistema di caratteri, detto HLA, di grande importanza per la sopravvivenza dei tessuti - Centinaia di trapianti sperimentali di pelle Illustri chirurghi ci hanno dichiarato di essere « tecnicamente pronti » alla grande avventura dei trapianti. L'incognita drammatica resta quella del « dopo l'operazione » e qui gli uomini del bisturi cedono il passo a genetisti, biologi, immunologi. Tocca a loro trovar il modo per impedire che la reazione dì difesa dell'organismo — di cui sono protagonisti principali i globuli bianchi — sia così violenta da distruggere l'ospite. « Rigetto »: una parola che è entrata con suono sinistro nel vocabolario comune. Finora i medici sono ricòrsi a due maniere per vincerlo: da un lato la ricerca della massima somiglianza biologica tra donatore e ricevente; dall'altro la somministrazione di appositi preparati per stroncare la battaglia contro l'organo innestato. Ma la paralisi del dispositivo immunitario rende il soggetto del trapianto incapace di respingere le infezioni. Adesso si prospetta un'altra possibilità di lotta « antirigetto ». L'ha annunciato ieri il prof. Ruggero Ceppellini, direttore dell'Istituto di genetica medica dell'Università di Torino. « Se si potesse isolare allo stato chimico relativamente puro la sostanza che fa parte della superficie delle cellule, cioè l'antigene responsabile del rigetto e la si introducesse nel ricevente assieme all'organo trapiantato, questa sostanza richiamerebbe su di sé le difese immunitarie specifiche del soggetto e impedirebbe l'intolleranza rivolta contro l'innesto. E' quello che sembra si sia riusciti a ottenere qui, con il metodo di due studiosi americani i dottori Reisfeld e Kahan del National Institute of Health di Bethseda (Washington) ». In America i due ricercatori hanno elaborato il metodo su topi e cavie, per passare all'uomo sono venuti a Torino, nell'Istituto di genetica che ha particolari esperienze in materia di aspetti biologici dei trapianti e dispone di un folto numero di volontari: dal direttore agli allievi. La sostanza isolata è una proteina relativamente pura, solubile, ottenuta bombardando con ultrasuoni la milza tolta a individui operati. E' chiamata, per ora, « Antigene-trapianto ». Occorrerà molto tempo prima che questo metodo (altri analoghi sono stati messi a punto in Olanda e Francia) sia applicabile nei trapianti clinici, ma la strada è aperta. Frattanto si lavora assiduamente anche alle ricerce di « compatibilità ». Perché i trapianti abbiano successo bisogna che la diversità biologica tra donatore e ricevente sia minima. Le differenze dei tessuti si specchiano in analoghe differente dei globuli bianchi; è necessario quindi stabilire le caratteristiche individuali identiche, giungere a catalogare i soggetti per « gruppi » leucocitari, cosi come si fa per i « gruppi » sanguigni. Il trapianto, allo stesso modo della trasfusione, è possibile tra persone appartenenti allo stesso « gruppo ». L'Istituto di genetica torinese ha classificato una ventina di « gruppi » di globuli bianchi, che portano la sigla Torino, e di cui è stata controllata sperimentalmente l'importanza agli effetti della sopravvivenza degli innesti. Delle sue indagini si è parlato nel mondo in occasione dei trapianti cardiaci. Chiediamo: « Professore Ceppellini, a che punto siamo?». Risponde: « Anche la biologia va di corsa. In questi mesi il mio Istituto ha conseguito altri risultati importanti in collaborazione con alcuni studiosi americani che sono stati qui e hanno eseguito prove di alto interesse ». Conta sulle dita gli ultimi successi. «Prifno: siamo giunti alla conclusione che la maggior parte degli antigeni (cioè delle strutture cellulari) dei globuli bianchi, formano una grande famiglia, o meglio un " sistema " di caratteri. Secondo: è stato dimostrato che questo sistema, chiamato HLA, è importante per la sopravvivenza dei tessuti a. E' una conquista notevole. Nel mondo sono stati già eseguiti migliaia di trapianti renali, la sopravvivenza superiore all'anno è dell'85 per cento tra consanguinei, del 50 per cento tra estranei. Dice il prof. Ceppellini: « La dimostrazione dell'importan¬ za del sistema HLA consente di scegliere, tra pia fratelli, quello che offre la migliore probabilità di compiere validamente il sacrificio del rene a cui si sottopone nell'interesse del consanguineo malato. Se due fratelli sono identici per HLA, il risultato del trapianto sarà certamente buono ». Il terzo risultato è questo: «I dottori Bach e Albertini, dell'Università di Madison, hanno messo a punto una prova di nuovo genere atta a stabilire se esista compatibilità tra donatore e ricevente. Si fa avvenire una reazione di rigetto (in provetta) tra tessuto dell'uno e dell'altro, e la si misura. I due colleghi hanno fatto esperimenti su prelievi offerti dai nostri studenti. L'esito ci conforta. Quando non avviene la reazione di rigetto "in vitro ", anche il trapianto nell'uomo sopravvive più a lungo ». Il progresso è continuo, i tempi sono maturi per poter ragionevolmente prevedere che il trapianto di organi entri nella pratica chirurgica. Ma di quali organi? Ed eccoci all'ultimo fra i risultati acquisiti di recente nei laboratori dell'Istituto di genetica: « Alcuni dati, emersi dalla collaborazione con le nostre cliniche chirurgiche, ci danno motivo di ritenere che l'incompatibilità biologica si manifesti nei riguardi del cuore con meno intensità di quanto avviene per altri tessuti. I nostri dati sperimentali possono spiegare la sopravvivenza del dentista Blaiberg, operato dal prof. Barnord ». Ci mostra il braccio e toglie una medicazione, che copre tre ferite di qualche centimetro. « Questi sono tre trapianti di pelle; i donatori sono mia moglie e i miei due figli. Il trapianto più in alto proviene dalla figlia, che mi somiglia di più per il carat¬ tere HLA. Come sì vede è roseo, sopravvive bene, mentre gli altri due sono stati rigettati da tempo. A innesti analoghi si sono prestati più di cento nostri studenti in medicina e donatori di sangue ». I risultati della Scuola torinese sono stati citati parecchie volte dal dott. Botha, l'immunologo di Barnard. Spiega il prof. Ceppellini: « Questi piccoli trapianti sperimentali seguono infatti le stesse regole di quelli clinici e ovviamente consentono di accumulare esperienze preziose in un tempo molto più breve. Ma è indispensabile moltiplicare gli esperimenti. La gente che si commuove per i miracoli della scienza, che pensa di poter un giorno disporre di un cuore o di un polmone sano per poter sopravvivere, deve rendersi conto della necessità di aiutarci, 'cioè di sottoporsi a questo piccolo sacrificio assolutamente indolore e per noi prezioso». Conclude con il suo slogan: « Dateci un pezzettino di pelle oggi, per un cuore nuovo domani ». * Organi nuovi come pezzi di ricambio. Il futuro è cominciato. Durante il congresso di Saint-Vincent si sono gettate le basi di un'organizzazione, VEurotransplant. Esistono in Europa migliaia di persone affette da gravi malattie renali, già schedate secondo le caratteristiche biologiche e il grado di compassione umana che il loro caso riveste. I dati sono custoditi dalla memoria di un calcolatore. Quando in una qualsiasi città sarà possibile trovare un donatore, se ne' individuerà il « gruppo » e in base a questo si sceglierà il ricevente più adatto. Poi, in aereo se necessario, 'il candidato al trapianto sarà portato accanto al donatore e l'innesto si potrà eseguire nelle migliori condizioni di compatibilità. Meglio ancora: quando saranno perfezionati i metodi di conservazione, l'organo tolto al donatore sarà inviato dove il ricevente attende. Programmazione: la teoria è valida anche e soprattutto per i trapianti. «Bisogna operare su scala internazionale, perché siamo tutti diversi uno dall'altro e 'le affinità tra estranei sono rare. Le coppie donatore-ricevente più simili possono essere trovate soltanto se si scelga tra un gran numero d'individui. Quando sapremo con esattezza qual è il migliore ricevente di un eventuale donatore, la nostra lunga strada avrà raggiunto una meta sicura ». - Gabriella Pòli prof. Ruggero Ceppellini mentre esamina il suo avambraccio "sìnlstrt)sul quafe*: ono stati trapiantati frammenti di pelle «donati» dalla moglie e dai suoi due figlia iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii illuminili inimiiiiiiii iiiiiiifiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiit initititii«iiiiiiiiiitiiiiiitiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Albertini, Bach, Barnard, Botha, Ceppellini, Ruggero Ceppellini

Luoghi citati: America, Europa, Francia, Olanda, Saint-vincent, Torino, Washington