Ferito un esploratore inglese La spedizione avanza con lentezza

Ferito un esploratore inglese La spedizione avanza con lentezza Il maltempo ostacola la marcia verso il Polo Ferito un esploratore inglese La spedizione avanza con lentezza Allan Gill è caduto e si è distorto malamente una caviglia - Forse oggi potrà riprendere il faticoso cammino - Già percorsi 925 km : mai nessuno si è spinto a piedi cosi lontano dalla terraferma (Nostro servìzio particolare) Point Barrow, 11 maggio. Il maltempo, le condizioni del ghiaccio e un infortunio toccato ad Allan Gill hanno rallentato questa settimana la corsa delle nostre slitte sulla calotta polare. Mercoledì ci eravamo fermati di proposito ad attendere il lancio dall'aereo di rifornimenti per quindici giorni e a sistemare poi adeguatamente i carichi. Giovedì si levò una bufera che ci tolse ogni visibilità: il vento impetuoso sollevava in una impressionante tormenta lo strato di neve che ricopre i ghiacci: impossibile mettersi in marcia in tali circostanze. Adesso i ghiacci intorno a noi sono « inzuppati » di mare, tormentati e fratturati: anche a questa latitudine i banchi spessi e « vecchi » del pack permanente si spezzano sotto la pressione delle correnti e del vento e si discostano scoprendo l'Oceano. La superficie dell'acqua in questi canali si gela in fretta, e quando i banchi tornano ad accostarsi la crosta fresca si spacca e si accumula con fragore: è uno spettacolo suggestivo e pauroso. Allan Gill si è distorto una caviglia in una caduta. Per un momento abbiamo temuto che si fosse rotto l'osso. Ma Ken Hedges, il medico della comitiva, ha esaminato attentamente il piede ed ha accertato che non vi erano fratture. Domani, dopo un buon riposo, Allan dovrebbe essere in grado di proseguire senza fatica. Abbiamo tutti un aspetto assai stanco e anche le quattro slitte danno segni di usura: i pattini sono stati riparati con numerose toppe metalliche e le barre e le maniglie sono tenute insieme da lacci e corde. Imprechiamo alla fatica ed alle sofferenze ogni giorno allorché qualche imprevisto ci esaspera: per esempio quando le mute dei cani si mescolano e si aggrovigliano. Ma pur avendo perso quattro animali — sui quaranta che tiravano le slitte alla partenza — la media delle nostre tappe è buona: abbiamo già percorso 925 km. Ci sentiamo un po' demoralizzati quando scopriamo che la deriva dei ghiacci ci ha portati fuori rotta o peggio, indietro, verso il sud: ma in generale siamo soddisfatti dei progressi. Al momento la nostra posizione è spostata di circa tre gradi di longitudine (meno di settanta chilometri) ad ovest del percorso stabilito, ma non è una deviazione preoccupante. In ogni caso ci siamo inoltrati in slitta dalla terraferma sul pack polare più profondamente di ogni altro viaggiatore in passato. Mi ero figurato che questa prima parte della spedizione sarebbe stata monotona e snervante: senza altra prospettiva per stimolarci che il considerare come successivi bersagli i gradi di latitudine. Scott ed i suoi compagni avevano avuto nell'Antartide maggiori punti di riferimento. Durante la loro marcia verso il Polo Sud nel 1911 si erano basati sulla rotta fissata da Shackleton nel suo tentativo del 1909. Prima di noi nessuno era mai partito in slitta da Barrow con il proposito di arrivare al Polo. Solo gli esploratori artici Mickelson — nel 1907 — e Stefansson — durante la prima guerra mondiale — si erano inoltrati ad una qualche distanza a nord della fascia dei ghiacci costieri dell'Alaska. Gli eschimesi si spingono raramente a più di venti miglia dalla terraferma. E nel loro villaggio di Barrow continuano a fare scommesse sulla capacità di sopravvivenza della spedizione britannica. In verità ci troviamo ora in una zona di cui essi non hanno alcuna esperienza. Allan G durante l'esploratore inglese che si è infortunato la traversata artica con le slitte (Telefoto)

Persone citate: Allan Gill, Barrow, Ken Hedges, Mickelson, Shackleton, Stefansson

Luoghi citati: Alaska, Antartide