Kafka dalla nevrosi all'arte nelle inedite lettere a Felicita

Kafka dalla nevrosi all'arte nelle inedite lettere a Felicita Un getta nuova luce sull'autore del " Processo 9, Kafka dalla nevrosi all'arte nelle inedite lettere a Felicita Sono la stona di un fidanzamento due volte deciso e due volte sciolto: in mezzo, stanno cinque anni di speranze e delusioni, di menzogne e cinismo - Per lo scrittore, soltanto nella letteratura c'è conforto e verità I lettori di Kafka conoscono bene questa storia: il fidanzamento due volte decìso e due volte sciolto, cinque anni ai speranze e delusioni, di supplica e autoaccusa; e, come scioglimento, nel 1917, la prima emottisi. Felicita Bauer, è la signorina Burstner del Processo, è Frieda Brandenfeld nella Condanna: Kafka la designa attraverso queste chiavi, che allora è il solo a conoscere, come se volesse ravvisare in se stesso, ad ogni pagina della sua opera, il sentimento della propria colpevolezza. Felicita Bauer è morta negli Stati Uniti nel I960. Si offrono ora al pubblico queste ottocento pagine di corrispondenza (Lettere a Felicita, Fischer, Francoforte), che s'aggiungono alle duecentocinquanta pagine delle lettere a Milena. Possediamo i testi di Kafka; le lettere di Felicita sono andate perdute, per cui Kafka sembra monologare nel vuoto. Ma queste lettere furono mai qualcosa di diverso da un monologo? Kafka ha segna-, to nel suo Diario il primo incontro con Felicita a casa di Max Brad; un viso ossuto. un'aria indomenicata e tuttavia, fin dal primo minuto, « un giudizio irremovibile » su di lei. Kafka non doveva rivederla che sei mesi dopo — e anche allora molto brevemente; ma in questi sei mesi le scrisse qualcosa come duecento lettere. Una relazione per metà immaginaria con una interlocutrice quasi ignorata; le prime lettere danno un suono falso; ma questi amori irreali si nutrono a poco a poco di parole; la passione cresce tanto più rapidamente quanto minore è il contenuto e si sente sospesa sul vuoto. Dalle forme di cortesia si passa presto al « tu ». Una risposta si fa attendere? Kafka è subito divorato dai dubbi. Queste lettere alta sconosciuta sono la sala sostanza della sua vita; passa le notti a scriverle, a danno della sua opera. Questo tipo di rapporti, scrive a Felicita nel febbraio 1913, sono i soli consentiti alla sua miseria: infrangere le frontiere che la sua natura gli impone, sarebbe impegnare Felicita e se stesso in una comune infelicità; non può sperare da se stesso maggior energia di quella necessaria a guidare una penna sulla carta. Nel giugno 1913 — ?zove mesi dopo l'inizio della corrispondenza, — Kafka chiede a Felicita di sposarlo; la risposta tarda per un anno circa; Kafka supplica e scongiura.- Pòi, Felicità accetta, Kafka appare subito disingannato, impaurito dall'avvenire che egli stesso si è preparato. Il fidanzamento, celebrato il primo giugno 1914. "e spezzato sei settimane dopo. Alla rottura corrisponde la ripresa dell'attività letteraria: Kafka scrive Nella colonia penale, comin'Ciói II premesso. . f Malattia mortale Poche lettere illustrano la seconda parte dei rapporti con Felicita. Il secondo fidanzamento è concluso nel luglio del 1917; un mese più. tardi, viene diagnosticata la tubercolosi; Kafka rompe definitivamente. Per la sua opera, è un'altra svolta: allo stile patetico della Metamorfosi o della Condanna succedono l'estrema sobrietà, la nudità, il rigore degli ultimi racconti: Il castello. Il digiunatore, La tana. Chi era Felicita Bauer? Cos'aveva capito di Kafka? Siamo costretti a supposizioni, poiché di lei non si possiede che un'immagine in negativo o incavata. Per quanto si riesce a immaginarla, era poco adatta ad entrare in questo inferno che la sfortuna l'ha obbligata a costeggiare per breve tempo. Una delle sue amiche. Grete Bloch, che per qualche mese funse da intermediaria tra i due, appare più intelligente e sensibile. Ma poco importano le qualità o i limiti di Felicita: per Kafka, lei era, in modo quasi impersonale, la donna, il legame' con il inondo, l'esigenza morale. Questa corrispondenza, che comincia nell'immaginario e che si conclude per uno sbocco di sangue, con il suo svolgimento e le sue comparse, costituisce un romanzo. Ma un cattivo romanzo, di cui Kafka si sarebbe vergognato. E' la materia prima non elaborata, la « tronche de vìe » sanguinante, l'io nudo, la cartella clinica d'una nevrosi: tutto ciò che la scrittura ha il compito di elevare fino all'obbiettività, di trasformare in verità. Per lo psicologo, per il curioso, quali tesori! E' raro che una così grande intelligenza si sia applicata all'analisi e alla distruzione di se stessa. Kafka naturista e vergognoso del suo corpo. Kafka animato dal disgusto verso tutta la sua famiglia, ad eccezione della sorella Ottla (soltanto l'odio per il padre è diventato motivo letterario, ma Kafka detestava allo stesso modo anche la madre); un orrore di sé che lo spinge ad avvilirsi agli occhi degli altri, a invocare pietà — tutto questo « cinismo » che sì esprime nella sua opera attraverso l'immagine dei cani e degli sciacalli. E, indissolubilmente legato a questo masochismo, il sadismo compensatore, che qui tortura Felicita, co me più tardi torturerà Milena. Si pensa ai rapporti di Klcist con la fidanzata Wilhelmine. Ma, come contropartita di tutto, c'è quella che è la causa, e la sola giustificazione, di ogni male; la letteratura, Kafka parla qualche volta a Felicita di altri scrittori, e in modo ammirevole. Egli parla di quelli che non ama — Schnitzler, Rudolf Bìndìng. Else Lasker-Schuler. Parla soprattutto di quelli che gli sono cari: Hebbel, Dostoewskij, Grillparzer, specialmente Flaubert e Kleist, Ma, sulla sua letteratura non può dire nulla. E' un dominio chiuso; ne fa vedere i contorni, ma egli solo penetra nella riserva. Kafka, che parla tanto di se stesso non parla mai della sua « arte ». La sua purezza Tuttavia egli definisce in queste lettere a Felicita, me glio di quanto abbia mal fatto altrove, la funzione del la letteratura. « Non ho interesse per la letteratura — scrìve il 14 agosto 1913 —, Io sono fatto di letteratura ». E, dieci giorni più tardi: « Non si tratta d'una disposizione a scrivere. Una ' tendenza si sradica o si soffoca. Ma si tratta di me stesso. Certo, si può estirpare o soffocare anche me stesso. Ma tu? Ti sentirai abbandonata se vivo come mi tocca vivere, e sarai ancora più abbandonata se io vivo in modo diverso. No, non si tratta d'una inclinazione: non è soltanto un gesto della mia vita che ne riceve Senso e direzione ». La vita è fatta di menzo¬ gne, di astuzie, di sotterfugi: dopo tutti quelli inventati per fabbricarsi una coscienza sopportabile e una parvenza di giustificazione, la malattia diventa per Kafka la scappatoia più perfida, l'alibi più scandaloso. Di fronte alle menzogne e ai compromessi, la letteratura è il luogo della verità: un luogo fuori del mondo, dove non si arriva che attraverso l'ascesi, un luogo simile alla tomba. « Non c'è opera letteraria — aggiunge — dove non guizzi ancora qualche appendice d'umanità, che ne distrugge il sublime e il sembiante divino ». La letteratura è al di là dell'umano. Kafka, contrariamente alla maggior parte degli scrittori della sua generazione, non mette mai in dubbio il linguaggio: « Il sentimento infinito resta tanto infinito nelle parole come lo è nel cuore. Ciò che è chiaro dentro di noi, lo è inevitabilmente anche nelle parole. Per questo non bisogna preoccuparsi del linguaggio: basta soltanto, di fronte alle parole, preoccuparsi di se stessi ». In questa fiducia nella scrittura, si potrà, avendo gusto ai giochi di parole, scoprire una. sopravvivenza della tradizione biblica e dello spirito ebraico. E' forse meglio scoprirvi, nel mezzo di una vita lacerata dall'angoscia, la presenza d'un assoluto. « Scrivere, è aprirsi fino all'eccesso; l'estrema sincerità e l'estremo abbandono di cui ci serviamo nei rapporti umani, sono ben lontani dall'essere sufficienti per la scrittura. Quello che trasciniamo con noi di questa scorza non è nulla, e sprofonda improvvisamente quando un sentimento più vero fa vacillare questi strati superficiali ». Il dramma di Felicita, gli oscuri andirivieni della nevrosi non avrebbero che un interesse aneddotico se non trovassero il loro significato in questo cammino solitario, di cui Kafka può soltanto suggerire i primi passi. Claude David Copyright di a Le Monda » e per l'Italia de «La Stampa» Ritratto giovanile di Kafka

Luoghi citati: Francoforte, Italia, Le Monda, Stati Uniti