A Milano migliaia di alloggi sono vuoti perché troppo costosi

A Milano migliaia di alloggi sono vuoti perché troppo costosi Oli squilibri causati dal «boom» edilizio A Milano migliaia di alloggi sono vuoti perché troppo costosi Circa 110 mila famiglie cercano un'abitazione corrispondente ai loro bisogni e alla capacità di spesa - In media possono spendere 7 milioni e mezzo; l'offerta dei costruttori si aggira sui 15 milioni - Stesso abisso per gli affitti: disponibilità 32 mila lire al mese; più del doppio la richiesta (Dal nostro inviato speciale) Milano, maggio. « Regalatevi l'appartamento che avete sempre immaginato e mai trovato », dice la pubblicità di un nuovo condominio milanese. « Sempre immaginato e mai trovato »: è la sintesi, involontaria ma efficacissima, della lunga storia di 110 mila famiglie milanesi in cerca di una casa rispondente ai loro bisogni e alle loro capacità di spesa. Storia p rallela: quella di decine di migliaia di appartamenti che aspettano per mesi ed anni un occupante, essendo troppo costosi. Milano, campione abituale del benessere e al tempo stesso città pronta alle autocritiche, conferma il fenomeno che caratterizza uno degli squilibri più, violenti prodotti dal momento storico detto del « boom »: centinaia di migliaia di vani vuoti nelle città italiane, e altrettante famiglie in cerca di un'abitazione civile. Ricerca difficilissima per una ragione elementare: un abisso divide la domanda dall'offerta. Ecco le cifre: il prezzo medio delle case « desiderate » a Milano è di 7 milioni e mezzo, il prezzo medio di quelle offerte in vendita dai costruttori è di 15 milioni. Identico abisso negli affitti: la spesa media sopportabile dai milanesi che cercano casa è sulle 32 mila lire, il fitto medio richiesto per gli appartamenti vuoti è di 68 mila, più del doppio. Questi dati non sono ovviamente rigidi e indiscutibili ma indicativi. Si possono cstrarre da studi recenti, e da pubblicazioni del Centro di ricerche dei costruttori edili, Cresme, che ha anche offerto un'inchiesta di Luigi Madia su «Il mercato edilizio della grande Milano ». Inchiesta allargata a 52 comuni della « cintura », e composta .pazientemente,su, informazioni raccolte con metodo scientifico; si tratta di dati che rispecchiano una realtà forse in parte modificata (è impossibile leggere tali studi restando legati alla stretta attualità) ma sempre allarmanti e rivelatori. « L'anormalità del mercato edilizio appare in tutta la sua gravità per le piccole abitazioni » si legge a pagina 11 del volume Cresme. E' un commento da illuminare: al tempo dell'inchiesta i milanesi e i loro vicini di Monza o di Cinisello, di Rho o di Cernusco, cercavano prevalentemente abitazioni di 2-3 stanze; con un massimo di 4 (la tendenza è confermata oggi). Ma sul mercato erano 1 e sono offerte case che hanno l'etichetta « economica » a soli fini fiscali, offrendo più vani di quanti richiesti mediamente per un solo alloggio, a prezzi doppi o tripli di quelli sopportabili dalla massa. Per il 22 per cento degli appartamenti vuoti Taf7 fitto richiesto superava le 100 mila lire mensili. Tre anni fa (febbraio marzo 1965) avevamo pubbli cato su « La Stampa » un'inchiesta svolta in diversa cit tà italiane, partendo da Ro ma. Alcuni costruttori *rano rimasti addolorati e sdegna ti da un'affermazione che ri petevo e documentavo in que gli articoli: l'edilizia italiana aveva prodotto a ritmo feb brile negli anni del « boom » (363 mila alloggi ultimati nel 1962, 417 mila nel 1963, 450 mila nel 1964, occupando 400 mila muratori e assorbendo tremila miliardi di investi menti) ma senza conoscere il mercato. Erano fatti sotto gli occhi di tutti. Parlammo al lora di 50 mila vani inutilizzati a Milano, perché troppo cari; l'inchiesta del Cresme dice che un anno dopo, nel marzo 1966, ben 20 mila abi tazioni nuove, pari ad lime no 60 mila vani, non erano « mai state occupate » - Il saggio di inoccupazio ne risulta forse doppio dì quello che potrebbe ritenersi fisiologico », si legge anco ra nel rapporto. Va tenuto conto, infatti, di 55 mila abi tazioni di diversa età sfitte o invendute al tempo dell'in chiesta, per un totale di al meno 200 mila vani in atte sa di acquirenti o fittavoli Dalla parte opposta dell'abls so: mancano altrettanti vani nella « grande Milano », per arrivare a un equilibrio civi le nella qualità delle abitazio ni. Pare che si contino tuttora a migliaia le case prive di servizi igienici, nella capi psnsendcnmpnputale lombarda; nel '61 erano più di 60 mila, una cifra che sgomenta e rompe miti ritenuti solidissimi, inattaccabili. « L'edilìzia deve creare case le quali corrispondano a esigenze effettive di abitazione degli uomini »: è la frase di Einaudi che va proposta come motto per un'edilizia nuova, moderna, orientata come un'industria (alcune imprese ne danno l'esempio) e non come una costante improvvisazione, di tipo ottocentesco. Un'espansione poverissima di coerenza non solo urbanistica, anche economica, ha impresso nelle nostre città i segni negativi dello sfruttamento di qualsiasi spazio, fatto senza tener conto delle esigenze comunitarie, neppure dei costi e dei possibili clienti. Negli anni del boom » si è ripetuta, con un secolo di ritardo, l'esperienza delle grandi città inglesi. Esperienza che originò la corsa alle « città-giardino » sulla traccia dell'utopia di Owen, e poi la grande fioritura di studi e di leggi in materia urbanistica in anni più vicini. Dal rapporto Barlow del 1940 sulle popolazioni industriali al piano Abercrombie per la « grande Londra », al « New Town Act », c'è tutta una galleria di esempi per noi utilissima. Ma si stenta a utilizzarli, esasperando lo sfruttamento delle ultime aree disponibili senza tener conto delle « esigenze effettive degli abitanti » e senza cercare un'estesa conciliazione fra costi e possibilità di acquisto o di affitto. In ventanni il costo medio dell'Abitazione è raddoppiato, senza apprezzabili incidenze del progresso tecnologico, mentre il prezzo dell'automobile è sceso del 5 per cento. Un segno consolante: si diffondono le casette prefabbricate. Una graziosa villa costa da 5 a 7 milioni. Ma la mol¬ tiplicazione su vasta scala ripropone il problema dell'organizzazione del territorio. L'abisso fra domanda e offerta non potrà essere colmato senza accurate valutazioni sociologiche, implicitamente proposte dall'indagine del Cresme a Milano. L'area milanese, la più ricca d'Italia in senso assoluto, non sopporta affitti medi superiori alle 30-40 mila lire mensili. Forse oggi .saremo alla quota 40-50 mila, ma soltanto l'I e mezzo per cento delle famiglie milanesi può pagare affitti superiori alle 100 mila; se si supera lo scalino delle 50 mila ecco un'offerta di 200 case per 100 richieste. L'appartamento « sempre immaginato e mai trovato » diventa, alla luce di queste cifre, l'emblema delle nostre difficoltà a raggiungere condizioni civili proporzionate all'impeto dello sviluppo economico. Mario Fazio

Persone citate: Abercrombie, Barlow, Einaudi, Luigi Madia, Mario Fazio