Martedì le «primarie» nell'Indiana diranno chi è in testa nella corsa alla Casa Bianca di Alberto Ronchey

Martedì le «primarie» nell'Indiana diranno chi è in testa nella corsa alla Casa Bianca GLI STATI UNITI SCELGONO I CANDIDATI RER LA PRESIDENZA Martedì le «primarie» nell'Indiana diranno chi è in testa nella corsa alla Casa Bianca Johnson ha rinunciato, ma dà il suo appoggio al vice-presidente Humphrey - A lui soltanto due uomini, fra i democratici, possono opporsi con qualche probabilità: Robert Kennedy e McCarthy - Kennedy ha con sé la maggioranza dei negri, dispone di grandi mezzi finanziari, un gruppo di «consulenti accademici» lavora per lui - McCarthy è meno popolare, ma sembra godere del favore degli universitari - La lotta è apertissima - La decisione verrà forse proprio da queste elezioni che si terranno il 7 maggio nel piccolo Stato dell'Indiana (5 milioni di abitanti, tra Chicago e la Costa Atlantica) che riassume in sé le maggiori caratteristiche dell'America (Dal nostro inviato speciale) Indianapolis, maggio. La vera campagna presidenziale del '68 incomincia dall'Indiana. Dopo la rinuncia di Johnson, qui ha luogo il primo confronto diretto fra Robert Kennedy ed Eugene McCarthy, acclamati leaders soprattutto dalla nuova generazione: con le « primarie » dell'Indiana, il 7 maggio, si avrà la misura delle loro forze di base, essendo sceso in campo per la prima volta Kennedy II. L'establishment del partito democratico spera in uno stallo fra i due, per imporre la candidatura del vice presidente Humphrey: egli è assente dalle « primarie », che del resto si svolgono solo in alcuni Stati, ma è al centro d'una fitta rete dì negoziati politici. L'orientamento dei democratici, a sua volta, potrà influenzare la scelta dei repubblicani: Nixon, prediletto dal partito, o Rockefeller, preferito dall'opinione pubblica. Fra i grandi laghi e i grandi fiumi, fra Stati potenti come l'Ohio, il Michigan e VIIlìnois, l'Indiana è detto crossroads of America, quadrivio dell'America. Il suo cielo è striato dal gas dei reattori, la grande pianura è tagliata dalle autostrade: qui comincia il Midwest, la fonda provincia, il vero folklore industriale-agrario del continente. Al Nord, anzitutto nella regione del calumet, l'Indiana è periferia industriale di Chicago, mentre al Sud è un agglomerato di fattorie agricole e produce più popeorn che qualsiasi Stato. E' un complesso «campione » elettorale. La popolazione dell'Indiana non supera i cinque milioni, ma per sapere quan- te siano le radici etniche d'un simile. Stato- basta conoscere i nomi delle sue città: Frankfurt, Warsaw, Petersburg, Scottsburg, Angola, Lafayette, Terre Haute, Valparaiso, Perù, South Bend, la capitale Indianapolis. I cittadini dell'Indiana sono detti hoosiers: la spiegazione più popolare di questo nome è che nell'epoca dei pionieri, quando i viaggiatori diretti al West bussavano alle capanne, venivano accolti usualmente con la domanda: Who's here? (Chi è?). Ora, Kennedy e McCarthy bussano alle porte degli hoosiers. E' una prova cruciale. Se Bob Kennedy vincerà in modo chiaro, il suo nome resterà al centro della disputa nelle « primarie » del Nebraska (14 maggio), in quelle della California (4 giugno) e sino alla Convenzione. Infatti il sistema delle « primarie » è singolare: nessuno fra gli Stati più grandi e popolosi — tranne la California — sceglie i propri delegati alle Convenzioni con questo mezzo', e tuttavia l'importanza psicologica delle « primarie » è enorme. L'Indiana può decidere la sorte di Bob Kennedy nel '68, come la West Virginia fu decisiva per la campagna di John Kennedy nel '60. Se Kennedy II non vincerà in modo chiaro, allora 10 stallo fra lui e McCarthy faciliterà la candidatura dì Hubert Horatio Humphrey, contro Nixon o Rockefeller. La chiarezza dei risultati può essere dubbia per la circostanza che il duello dell'Indiana fra Kennedy e McCarthy è complicato dalla presenza d'un terzo sollecitatore di voti, il governatore dello Stato Roger Branigin: egli può bloccare molti consensi per motivi locali e trascinarli poi a vantaggio di Humphrey. Secondo l'ultimo sondaggio di opinione, compiuto da Louis Harris per Newsweek, Bob Kennedy avrebbe il 45 per cento dei suffragi, Branigin 11 28, McCarthy il 18, e il 9 per cento degli elettori sarebbe incerto. Ma così è solo finora. La campagna di Kennedy si svolge fra cornamuse, tamburi, coriandoli, palloni colorati, banchetti, in una atmosfera di grande allegria. La maggioranza dei negri è con luì, mentre gli studenti sono divisi. Ho seguito la sua carovana dal centro di Indianapolis alla contea di Marion, dal Christian Theological Seminary a una fabbrica della Rea Quando egli compare, la gente corre, i bambini saltellano, le adolescenti gridano. Il grido delle Kennedy glrls vi rimane a lungo nelle orecchie: è qualche cosa fra il chiasso d'una scolaresca in ricreazione e lo stridore dei famosi uccelli di Alfred Hitchcock. Eppure i discorsi dì Kennedy sono pacati, più adatti agli studenti universitari, agli operai, ai farmers, che alle turbe liceali. II quartier generale di McCarthy è luteamente governato dagli universitari, arruolati sul posto o venuti in autobus dall'Illinois, dal Kentucky, dal Michigan, dal Wisconsin. Essi pagano di tasca propria, si nutrono al sacco, dormono nei corridoi. McCarthy li ha persuasi che in un paese dove si vota, lo student power può imporre la sua rivoluzione sul terreno elettorale. Dalle « primarie » del New Hampshire al Wisconsin e all'Indiana, continuano a seguirlo in piena disubbidienza alle riviste rivoluzionarie come Ramparts. Non c'è porta alla quale non vadano a bussare per lui, dalle fattorie agli slums urbani: questo lavoro preciso, da porta a porta, si chiama canvassing. Non avevo mai visto un canvassing così intenso, né in America né in Inghilterra. McCarthy appare sincero, disinteressato e saggio: è il loro « guru » in abiti borghesi, il contrario dei vecchi bosses politici, faziosi, grassi e col sigaro in bocca. Quasi tutte le famiglie in cui hanno voce gli studenti sembrano divise fra Kennedy e McCarthy. « I miei figli — m'ha detto persino un banchiere — non cessano di raccomandarmi l'uno o l'altro ». Mentre il settimanale Time scrive che talvolta gli studenti fanno perdere la pazienza anche ai santi (e cita le Confessioni di Sant'Agostino, che si sdegnò al punto da cessare l'insegnamento nell'anno 383 dopo Cristo), l'evento più vistoso di questa campagna elettorale è la partecipazione disinteressata degli studenti, in rivolta contro molte idee tradizionali dell'America. Solo l'Indiana ha decine di università, pubbliche o private: solo il campus di Purdue, a Lafayette, ospita trentamila studenti. In tutta l'America, a novembre, ci saranno 12 milioni e 415 mila nuovi elettori. Spesso, in tutta l'America, il confronto Kennedy-McCarthy divide anche i professori universitari. Il New York Times ha rivelato che 125 consulenti accademici sono stati reclutati da Robert Kennedy, perché forniscano idee sui temi in discussione: dallo smog di Los Angeles alle prospettive dell'economia dopo la guerra vietnamita. Alcuni fra questi astrologhi moderni vogliono restare ignoti, ma altri sono ben conosciuti: da Hilsman della Columbia University a Chayes e Yarmolinsky di Harvard, fino a Bruce Murray del California Institute of Technology. I « 125 » formano sette gruppi sparsi per il paese. Le loro memorie affluiscono allo studio dell'avvocato Peter Fishbein di New York, che già operò con Kennedy II nella campagna senatoriale del '64. Da questa « banca delle idee », le memorie urgenti vengono spedite direttamente a' due scrittori che preparano i discorsi di Kennedy e lo seguono ovunque: Jeff Greenfield e Adam Walinsky. Il « trust dei cervelli » di McCarthy è meno potente e dinamico, ma per esempio alcuni personaggi famosi, come l'economista Kenneth Galbraith, questa volta sono fuori dal Kennedy clan, optano per McCarthy. Le assemblee degli attivisti hanno luogo negli alberghi. Anche gli uffici dei managers elettorali sono camere d'albergo. In questo, la tradizione americana non cambia: come osservò Theodore White. non c'è uno smolny né una pallacorda nella storia politica americana, tutto s'è svolto sempre in affumicati saloni di alberghi commerciali. Al primo sguardo, quando si entra in tali uffici e saloni di Indianapolis, una cosa risulta evidente: la preponderanza dei mezzi di Kennedy. « Robert Kennedy — ha detto il governatore Branigin — spende per la sua campagna elettorale più dollari di quanti il presidente Jefferson pagò a Napoleone per comprare la Louisiana ». D'altra parte, il governatore Branigin controlla 23 mila impieghi e la « macchina » del partito democratico locale. Il più povero è McCarthy: sembra che sia rimasto con un deficit di 25 mila dollari nel New Hampshire e di centomila nel Wisconsin, anche se assicura che pagherà tutti i debiti, poiché se c'è una cosa che non manca mai in America è il denaro, che si trova sempre, atta fine, a sostegno di qualsiasi opinione. Ciò che distingue davvero le forze in gioco è visibile soprattutto addosso alle persone, è nell'età, negli abiti e nel comportamento. Branigin ha con sé i vec¬ chi, i provinciali e molta gente che somiglia alla gente dì Nixon. McCarthy ha con sé moralisti e studenti che spesso sembrano cubano-berlinesi. Kennedy ha con sé anzitutto giovani executives e studenti che sembrano americani. Alberto Ronchey