GIi studenti negano in Tribunale di aver aggredito le forze di polizia di Guido Guidi

GIi studenti negano in Tribunale di aver aggredito le forze di polizia Gli incidenti davanti al Palazzo di Giustizia di Roma GIi studenti negano in Tribunale di aver aggredito le forze di polizia Vivaci confronti in aula con gli agenti che li hanno riconosciuti - Il vice-questore dice d'aver ordinato ai suoi uomini di allontanare i giovani che non si erano mossi dopo i tre squilli di tromba - A mezzanotte i giudici rinviano l'udienza a sabato mattina (Nostro servizio particolare) Roma, 2 maggio. Soltanto nella giornata di sabato, il Tribunale dirà se sono colpevoli o innocenti i quattro studenti e il commerciante di profumi arrestati sabato scorso durante gli incidenti avvenuti in piazza Cavour dinanzi al Palazzo di Giustizia ed incriminati per resistenza alla forza pubblica. I giudici, oggi, al termine di una udienza che si è prolungata sino alla mezzanotte, hanno deciso di citare dodici testimoni indicati dalla difesa. Nella mattinata il Tribunale ha sentito i cinque imputati. Il primo è stato Fulvio Della Seta. Ha 19 anni, fre¬ quenta la 2" classe liceale; venne arrestato sabato in via Cicerone a 100 metri circa da piazza Cavour; gli sono state contestate due accuse: resistenza e furto. Durante gli incidenti, i manifestanti rubarono un centinaio di bottiglie da un camion fermo dinanzi ad un magazzino per lanciarle contro gli agenti. « Io non ho rubato nulla, io non ho lanciato nulla contro gli agenti — ha sostenuto Tullio Della Seta —, ho soltanto partecipato alla manifestazione, che aveva degli intendimenti pacifici ». Ugo Lanciotti è uno studente di ingegneria, ha 25 anni, è accusato di resistenza e di lesioni per avere colpito al capo un agente con un bastone, fu fermato a piazza Cavour. « Io non ho colpito nessuno — ha detto —; ma sono stato colpito con un manganello ». Presidente — Durante gli incidenti lei aveva però in mano un bastone. E' vero? ' Imputato — Non era un bastone, ma una asticella di legno leggero ». Furio Servadei è un commerciante di profumi, ha 22 anni, è accusato di resistenza per avere cercato di investire gli agenti della Celere con la propria auto mentre stava uscendo dal parcheggio. «Mi sono trovato per caso in mezzo agli incidenti — ha dichiarato —, gli agenti mi dissero di allontanarmi, stavo per farlo quando uno di loro aprì lo sportello della macchina mentre stavo facendo manovra e mi fece scendere. Avevo la frizione innestata, per cui l'auto fece un balzo in avanti quando lasciai il pedale ». Roberto Martelli è uno studente liceale, ha 19 anni, è accusato di resistenza e di furto perché, secondo l'accusa, è stato sorpreso mentre lanciava contro i carabinieri una bottiglia prelevata da un camion fermo. « Ho partecipato alla manifestazione — ha detto —; in seguito all'ordine della polizia mi allontanai da piazza Cavour». Mosfeegh Hamaadami siavash ha 19 anni, è iraniano, è da due anni in Italia, frequenta il secondo corso di Fisica all'Università di Roma. « Mi ero rifugiato in un portone per evitare di essere colpito dalla polizia — si è giustificato —; la polizia mi ha arrestato e sono stato percosso ». Che cosa avvenne a piazza Cavour sabato lo ha ricostruito ai giudici del Tribunale il vice-questore dott. Vittorio De Nozza che aveva la responsabilità dell'ordine pubblico. Aveva a disposizione 250 agenti, due plotoni motorizzati e un centinaio di carabinieri, mentre i manifestanti erano circa 2500. Ha ricordato che gli studenti urlavano contro i magistrati definendoli « assassini » e contro la polizia; inveivano contro il procuratore della Repubblica prof. Velotti. Verso le 13 dette l'ordine ai manifestanti di andare via dalla piazza. « Per tre volte squillarono le trombe — ha spiegato —: i dimostranti fecero silenzio per qualche attimo ma nessuno i obbedì. Allora ordinai ai miei uomini di alleggerire la pressione intorno a Palazzo di Giustizia ». Avv. Tarsitano (difensore) — Perché ritenne necessario ordinare la carica? Dott. De Nozza — Perché i dimostranti, nonostante i nostri inviti, non accennavano ad allontanarsi. Nel pomeriggio altri testimoni: due ufficiali dei carabinieri ed un maresciallo di PS il quale ha detto dì avere riconosciuto Tullio Della Seta mentre lanciava una bottiglia contro i reparti della polizia. Il Tribunale ha proseguito l'esame di tutti gli agenti e carabinieri che hanno proceduto agli arresti sino a notte inoltrata. Due degli imputati — Roberto Martelli e Tullio Della Seta — sono intervenuti più volte per soste nere che le circostanze riferite dai testimoni non erano esatte. Il maresciallo di polizia Angelo Valente ha detto fra l'altro di avere arrestato Tullio Della Seta avendolo visto lanciare una bottiglia. Lo studente ha replicato subito; « Signor presidente, non è vero. Quando furono lanciate delle bottiglie contro gli agenti io mi ero ìifugiato in un negozio. Interrogate il proprietario e si potrà sta bìlire chi dice la verità ». Il maresciallo ha insistito: « Io ho visto distintamente Della Seta lanciare una bottiglia». Come si è detto a mezza notte il processo è stato so speso e rinviato a sabato. Gli altri 161 studenti coinvolti negli incidenti di sabato davanti al Palazzo di giustizia saranno giudicati dalla pretura. La polizia li ha denunciati per adunata sediziosa e per non aver obbedito all'ordine di scioglimento. Guido Guidi I cinque giovani imputati ieri durante il processo per i disordini davanti al Palazzo di Giustizia (Telefoto A. P.)

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