Furono ordinate da Stalin le tragiche «purghe» di Praga

Furono ordinate da Stalin le tragiche «purghe» di Praga Rivelata un'altra pagina nera dei dittatore sovietico Furono ordinate da Stalin le tragiche «purghe» di Praga L'ex capo della polizia segreta cecoslovacca ha dichiarato in un'intervista che il processo e la condanna a morte di Slanski, Clementis e altre nove personalità politiche ceche furono voluti personalmente dal capo russo - Anastas Mikoyan portò a Gottwald l'« ultimatum » di Stalin - L'ex capo dello Stato Novotny forni ai «consiglieri russi» le «prove» della colpevolezza degli imputati, che erano invece innocenti - Svelate da un'inchiesta tv le brutalità della polizia politica Nostro servigio particolare Praga, lunedì mattina. L'ex capo della polizia segreta cecoslovacca, Karol Bacitele, ha rivelato che fu Stalin in persona ad ordinare il processo di Praga nel '52 che si concluse coll'impiccagione dell'ex segretario del partito comunista Rudolf Slansky, dell'ex ministro degli Esteri, Vlado Clementis e di altre nove personalità politiche, falsamente accusate di spionaggio e di tradimento. Il dittatore sovietico Inviò nel 1951 a Praga il suo « vice », Anastas Mikoyan, perché si, occupasse direttamente di organizzare le epurazioni, e Mikoyan ottenne la collaborazione di Antonin Novotny, il capo dello Stato e del partito rovesciato in gennaio dai comunisti « riformatori » di Alexander Dubcek. Bacilek, che ha fatto queste esplosive rivelazioni in una intervista al quotidiano Smena di Bratislava, ha anche reso noto che 26 « consiglieri » sovietici lavoravano al tempo del processi di Praga in ogni ufficio del Ministero per la Sicurezza dello Stato (polizia segreta) e provvedevano personalmente a controllare gli interrogatori di Slansky, di Clementis e delle altre vittime dell'epurazione. Perché Stalin volte questi processi? Bacilek afferma che Mikoyan, giunto a Praga, informò l'allora capo del comunismo ceco, Klement Gottwald, che il dittatore sovietico riteneva che la centrate del titoismo nell'Europa Orientale si trovasse in Cecoslovacchia. Mentre i partiti comunisti di Ungheria e Polonia avevano provveduto ad «epurarsi» degli elementi « titoisti », il partito cecoslovacco non aveva fatto nulla del genere. Gottwald, secondo Bacilek, rispose a Mikoyan che non riteneva necessaria una repressione penale del « titoismo », che non costituiva alcuna minaccia politica nel paese. Mikoyan tornò all'ambasciata russa, di dove chiamò per telefono Stalin a Mosca. Si ripresentò quindi a Gottwald per informarlo che « Stalin insisteva per ì processi ». « Non vi è dubbio — afferma Bacilek — che la visita di Mikoyan si trasformò per il compagno Gottwald, in una fortissima pressione, e ch'egli solo a malincuore accettò che venissero istruiti i processi ». Novotny si incaricò quindi di mettere a disposizione degli agenti sovietici tutti i dossiers personali riguardanti Slansky e gli altri, che egli custodiva nella segreteria della organizzazione comunista della città di Praga. « Senza questo grande aiuto — afferma Bacilek — il processo non sarebbe stato assolutamente possìbile ». Infatti Novotny fu più tardi elogiato dalla polizia segreta per gli « eminenti servizi resi con la denuncia delle attività criminali della cricca di Slansky ». Un'altra durissima accusa contro la polizia segreta per la sicurezza dello Stato è stata rivolta, sempre ieri, nel corso di un'inchiesta televisiva condotta con eccezionale spregiudicatezza. Gli agenti della STB sono stati indicati come veri e propri aguzzini nei confronti dei detenuti politici. Il programma televisivo ha mostrato una serie di interviste agghiaccianti e di scene sconvolgenti, come questa: sullo schermo appare la faccia di un agente di polizia dal collo taurino, l'espressione dura e contratta. Dalla fronte gli cola abbondantemente il sudore. «Avete mai torturato i detenuti? », chiede l'intervistatore. « Io non ho mai torturato nessuno », risponde l'ufficiale, urlando. La telecamera inquadra adesso un detenuto, con Ja divisa carceraria logora, lavacela emaciata. « Oh, no, no. Non avete mai torturato nessuno — dice il detenuto rivolto all'ufficiale —, vi limitavate a battermi tutti i giorni ». L'inquadratura in primo piano mostra che In bocca al detenuto sono rimasti solo pochi denti. Ex detenuti delle prigioni di Bory, Mirov e Leopoldov hanno descritto minutamente davanti ai teleschermi i « metodi di rieducazione » impiegati nei loro confronti: le guardie li riducevano a una condizione di abiezione totale, privandoli dei più elementari servizi Igienici, fornendo loro cibo guasto, e percuotendoli ad ogni occasione. Secondo statistiche non ufficiali, sono attualmente rin¬ chiusi nelle prigioni cecoslovacche 21.072 persone, delle quali 682 condannate per attività anti-statali, cioè per delitti politici. Uno dei giudici che partecipano all'inchiesta in corso sulla STB ha detto: «La polizìa per la sicurezza dello Stato era più potente di qualunque giudice, di qualunque tribunale e di qualunque ministro. Una confessione ottenuta con i suoi metodi equivaleva ad una condanna ». Si calcola Che siano 35.000 i cittadini processati, incarcerati o giustiziati negli anni dello stalinismo per accuse formulate nel loro riguardi dalla STB. (Associated Press) principio, Tito è sempre ostile alla convocazione di una conferenza, soprattutto perché sospetta che essa conduca ad una scomunica della Cina. E' Tito il creatore di quella « via nazionale al socialismo » che attualmente condiziona 1 cambiamenti nell'Est europeo, e soprattutto in Cecoslovacchia. Per i sovietici sarebbe una grande vittoria ottenere il suo consenso alla conferenza: per 1 revisionisti cecoslavacchi, romeni, ungheresi e così via, sarebbe da parte sua un tradimento. Corre anche voce a Mosca — però non è stato possibile controllarla — che Tito abbia sollecitato l'invito di Breznev per esporgli il punto di vista dei Paesi dell'Est europeo. Soprattutto, egli intercederebbe a favore della Cecoslovacchia. Si è registrato ieri un nuovo giro di vite contro gli. intellettuali sovietici che hanno firmato lettere di protesta per la condanna al carcere dei giovani Ginsburg e Galanskov. La potente Unione degli scrittori ha deciso di « chiedere loro una spiegazione»: se la firma non verrà sconfessata, essi saranno soggetti a severi provvedimenti. Sono probabili quindi altre proibizioni di pubblicazioni e espulsioni dal partito comunista e dall'Unione stessa. Attualmente quindici autori non possono più dare alle stampe i loro lavori; tra essi il celebre romanziere Paustovski, la poetessa Bella Akmadulina, (ex moglie di Evgeni Evtuscenko) e Axionov, il figlio della scrittrice Eugenia Ginsburg. e. c.