Strani amori nel mondo di Keynes e della Woolf di Mario Ciriello

Strani amori nel mondo di Keynes e della Woolf La Londra intellettuale all'inizio del secolo Strani amori nel mondo di Keynes e della Woolf Dal nostro corrispondente Londra, marzo. ' Le guide di Londra chiamano Bloomsbury il « quartiere intellettuale»: e indicano il British Museum, l'Università, le molte case editrici. Ma gli intellettuali vivono altrove, a Hampstead, a Chelsea, a Kensington, sparsi per la dilagante metropoli. Vi fu però un periodo, un turbinoso periodo, in cui Bloomsbury — con le sue belle e verdi piazze dall'aria malinconica — fu veramente il centro degli artisti più interessanti, degli uomini di cultura più audaci. Fu l'epoca del «Bloomsbury Group». Nacque nel 1907: scomparve verso il '30. Era un « gruppo » quanto mai fluido. Senza un preciso credo estetico, senza un leader, (enza uno statuto. Era una comunità di amici, di conoscenti, di parenti, di amanti. Non tutti vivevano a Bloomsbury, ma chi vi abitava apriva la porta a conversazioni letterarie, a dibattiti politici, a mondanità e cultura. Li univa una assoluta spregiudicatezza intellettuale. « Occorre rivedere tutto, e con la massima irriverenza*. Riesaminavano quindi ogni concetto artistico, sociale, etico, economico: stimolavano idee: incoraggiavano iniziative. « Alta sacerdotessa » del « Gruppo » fu per molti anni Virginia Woolf, la scrittrice sposata al saggista « fabiano » Léonard Woolf. Nel 1913, tentò d'uccidersi con 100 grani di Veronal e un'« immensa quantità » di Xedinal: ma sopravvisse, e la sua casa a Bloomsbury divenne tribuna e rifugio d'intellettuali. Nomi famosi scintillavano nella vivida costellazione di Bloomsbury: Bertrand Russell, il romanziere E. M. Forster, l'economista John Maynard Keynes, i pittori Duncan Grant e Augustus John, gli scrittori Lytton Strachey, Gerald Brenan, Richard Aldington. Altri si tenevano più staccati: G. B. Shaw, Al- i dous Huxley, D. H. Lawrence, Rupert Brooke, David Garnett, T. S. Eliot. Se vi parliamo oggi del « Bloomsbury Group » è perché un nuovo libro, di immediato successo, ha portato alla ribalta uno dei suoi personaggi più importanti, Lytton Strachey. E' il secondo, ed ultimo, volume della sua autobiografia: s'intitola The Years oj Achievetnent: ne è autore Michael Holroyd; ed è opera magnifica e avvincente. E' il ritratto di un uomo, di una focietà. La stampa ne ha già riprodotto ampi brani, letti con avida curiosità dal pubblico. Non ve da meravigliarsi. A Bloomsbury non si ragionava sempre di letteratura. Fiorivano idilli, fiammeggiavano passioni. Il « Gruppo » non si scandalizzava; tolleranza e « sophistiiation » dominavano il suo atteggiamento. Ad una sola vicenda — e, paradossalmente, una delle poche regolari — la confraternita reagì con aspra riprovazione. Fu quando Maynard Keynes, l'economista morto nel '46, sposò, nell'agosto '25, la ballerina russa Lydia Lopokova. Per Bloomsbury fu uno choc. Lydia era bella e brillante artista, ma ai costernati amici dello sposo appariva senza doti intellettuali, « senza personalità ». Un matrimonio di convenienza sarebbe stato comprensibile: ma Keynes — orrore! — era veramente innamorato. Tale fu il risentimento che Vanessa Bell, sorella di Virginia Woolf, chiese a Keynes la restituzione di un quadro: « Tanto Keynes non ha senso estetico, ed è troppo ricco ». L'economista rifiutò e, per prudenza, avvitò saldamente il dipinto nel bagno. Invano. Vanessa penetrò di soppiatto nell'alloggio e, armata di cacciavite, s'impadronì della tela. In questa tswinging Blooms¬ lngton bury » — come la chiamerebbero i cronisti d'oggi — la storia sentimentale di Lytton Strachey è la più singolare, la più comica e, alla fine, la più tragica. Strachey, soggetto del libro, fu innalzato alla celebrità nel 1918 dalla pubblicazione di Bminent Victorians, quattro brevi biografie di personaggi vittoriani, che inaugurarono un nuovo stile storico c letterario. Era un omosessuale, ma il cui animo e i cui sensi cedevano talvolta, sia pure incompiutamente, al fasaino di energiche donne. Così avvenne nel 1915, quando incontrò Dora Carrington. L'allampanato, arguto Strachey aveva 35 anni: lei, studentessa d'arte, quindici di meno. Non era né bella né brutta ma aveva fascino, calore. Si conobbero in una villa d'amici. Lo scrittore cercò di baciarla, ma la ragazza — che pure non avrebbe riluttato in futuro dal dilettarsi con ambo i sessi — reagì offesa. Decise di vendicarsi e, quella notte stessa, forbici in pugno, scivolò nella camera di Strachey per tagliargli la foltissima barba. L'impresa fallì: destato dai passi, l'« oltraggiatore » aprì gli occhi e la studentessa, ipnotizzata dalle torpide pupille, s'innamorò. Così, di colpo. Fu l'inizio di uno straordinario ménage, prima a due poi a tre. Dora Carrington andò a vivere con Strachey, ma la relazione rimase sempre platonica. Nel '18, perdettero entrambi la testa per Ralph Partridge, un giovane e apollineo ufficiale. Anche i rapporti Strachey-Partridge erano platonici, ma non quelli Carrington-Partridge: nel '21, i due si sposarono. Le nozze non cambiarono nulla. Legati da genuino e intensissimo affetto, i due uomini e la donna restarono sotto il medesimo tetto, condividendo gioie e dolori. Strachey, ormai famoso, prese Partridge come segretario, e Dora Carrvegliava su entrambi con un amore mai appannato dalle sue effimere passioni. Passarono gli anni. Nel '32, dopo mesi di agonia, Strachey morì. Lo aveva ucciso il cancro. Accortosi della fine, mormorò sorridendo: « Se questa è la morte, non mi sembra un gran che ». Cinque settimane più tardi, Dora Carrington si tolse la vita con un fucile da caccia. A Bloomsbury piansero, ma senza stupore. Sapevano che non avrebbe potuto, né voluto, sopravvivere a Strachey. Mario Ciriello

Luoghi citati: Bloomsbury, Londra