Le dimissioni a Valdagno di 26 consiglieri comunali di Remo Lugli

Le dimissioni a Valdagno di 26 consiglieri comunali Amarena nella alita. vIcgmiìImisl Le dimissioni a Valdagno di 26 consiglieri comunali Hanno annunciato di rinunciare all'incarico i 19 de, i 5 socialisti e i 2 comunisti (restano in carica i 4 liberali) - Motivo: sono ancora in carcere 42 operai fermati durante i disordini del 19 aprile - La vertenza sindacale non è risolta - Dei 5500 dipendenti della Marzotto, 1300 sono in «cassa integrazione» - Si temono licenziamenti (Dal nostro inviato, speciale) Valdagno, 27 aprile. I comizi sl susseguono a ritmo intenso: non passa giorno in cui non ci sia un candidato del pei o del psiup che gridi su qualche piazza le sue invettive contro i Marzotto. Ma non c'è fermento: la gente, scarsa, ascolta in silenzio, poi se ne va. Valdagno è ferita non soltanto perché in piazza Dante c'è ancora a terra il monumento a Gaetano Marzotto, il fondatore degli stabilimenti tessili, e perché in ogni parte della città ci sono vetrine infrante; è ferita soprattutto moralmente perché i valdagnesi si sentono estranei agli atti di violenza che furono commessi nella drammatica serata del 19 aprile scorso. Gli autori di quei disordini erano venuti da fuori ed erano dei politici che prendevano pretesto dallo sciopero di una giornata dei dipendenti degli stabilimenti tessili per compiere azioni di disordine con fini prettamente politici. Ed è ferita perché la vertenza sindacale non è ancora stata risolta e resta un grave problema per l'economia del paese che è tutta imperniata su questa attività industriale. A rendere l'orizzonte ancora più cupo sono venute le dimissioni del Consiglio comunale, gruppo liberale escluso. Vediamo i fatti nuovi. Le trattative sindacali continuano su un piano di buona collaborazione, ma per il momento non c'è ancora alcun accordo. Le quarantadue persone fermate in occasione dei disordini sono ancora tutte in prigione, in stato di arresto. Sono valdagnesi: gli altri,- i fomentatori venuti da fuori avevano già fatto in tempo a ritirarsi quando la polizia è stata in grado di avere il sopravvento e di intervenire. Sono dentro nonostante le dimissioni del Consiglio comunale, il quale si è dimesso dopo che la magistratura non ha obbedito alla sua ingiunzione di rilasciarli « immediatamente o al massimo entro ventiquattro ore ». La vicenda del Consiglio comunale si è iniziata lunedi scorso, cioè tre giorni dopo i fatti di violenza. Alla seduta incominciata alle 19 erano presenti tutti i consiglieri: diciannove democristiani, cinque socialisti, quattro liberali, due comunisti. Il sindaco è il prof. Bruno Cisotto, Alla fine è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si chiedeva l'immediato rilascio degli arrestati, si auspicava la positiva conclusione delle trattative sindacali, si chiedeva al governo d'intervenire con ogni mezzo per sbloccare la diffìcile situazione di Valdagno, si sollecitava il ritiro delle forze di polizia dalla città. E alla fine il documento concludeva con la decisione da parte del Consiglio di dimettersi qualora le « attese speranze non siano soddisfatte ». Dice il capogruppo liberale dott. Ferrio, dirigente aziendale della Marzotto: «Quella sera subimmo un clima che non ci sentimmo di rompere perché pensavamo che il nostro atteggiamento accondiscendente servisse a rasserenare la città; ma era evidente che non si potevano chiedere delle cose assurde come quella di pretendere la scarcerazione degli arrestati Così ieri, quando il sindaco è tornato a riunire i capigruppo per prendere la decisione delle dimissioni, i liberali hanno deciso di non presentarle. Le dimissioni degli altri consiglieri sono ancora all'esame del prefetto, dott. Castellucci, il quale può seguire due vie: respingerle, oppure nominare un commissario con l'incarico di indire nuove elezioni Gli stabilimenti Marzotto, uno a Valdagno e uno a Maglio di Sopra (frazione del comune), danno lavoro a 5500 dipendenti. Ma, mentre il settore confezioni è in ascesa, quello tessile è in crisi, come ovunque in campo nazionale. I proprietari dell'azienda hanno cercato di rimediare con una ristrutturazione tecnologica, che è venuta a modificare il solito andamento del lavoro. Di qui, una serie di agitazioni per ottenere una nuova valutazione dei cottimi e una diversa assegnazione delle macchine alle quali i singoli operai devono accudire. Dei 5500 dipendenti, circa 1300 sono attualmente in «cassa integrazione», in attesa che la situazione migliori. C'è, quindi, su Valdagno, la pe¬ sante minaccia di licenziamenti. Ci ha detto il conte Paolo Marzotto: « Noi non abbiamo affatto l'intenzione di licenziare, speriamo anzi che la crisi possa essere superata subito dopo l'estate e tutti i nostri lavoratori possano essere riassorbiti: comunque, il problema è di fondo, cioè è quello della crisi dell'industria italiana del tessile. Era stata presentata una proposta di legge che doveva facilitare la riorganizzazione delle industrie di questo settore, concedendo le facilitazioni riservate alle zone depresse, ma non è stata discussa, Ha aggiunto il conte Marzotto: « Ci troviamo dì fronte a un grosso bivio: dobbiamo continuare ad essere soltanto noi a far fronte all'economìa di Valdagno e della vallata dell'Agno, o qualcun altro sì decide a prendere qualche iniziativa? Da oltre cento anni i valdagnesi sono stati abituati ad avere lavoro da Marzotto, ma è inevitabile che non possiamo continuare ad andare avanti così. Da anni e anni noi continuiamo a dire che bisogna che qui siano impiantate altre industrie, I sindacati fanno colpa ai Marzotto di essere andati ad impiantare negli ultimi anni altri stabilimenti altrove: uno a Salerno per 1200 dipendenti, uno a San Giorgio di Nogara per 450 e altri due nel Trentino per 600 persone. Paolo Marzotto risponde: « Fummo indotti a quelle decisioni dalle facilitazioni concesse per le aree depresse e dalla convinzione di trovare più facilmente la mano d'opera. Poi, con la nuova strutturazione tecnologica che consente di ridurre il numero degli operai, ci siamo accorti che quegli stabilimenti potevano essere realizzati anche qui. Sarà stato un errore, ma ormai la situazione è questa Remo Lugli

Persone citate: Bruno Cisotto, Castellucci, Ferrio, Gaetano Marzotto, Maglio, Marzotto, Paolo Marzotto

Luoghi citati: Nogara, Salerno, Trentino, Valdagno